Questo articolo è stato pubblicato su Domus 971 luglio/agosto 2013
BIG: Gammel Hellerup Gymnasium
Bjarke Ingels è tornato nella scuola in cui ha studiato dai 16 ai 19 anni, per progettare una nuova palestra: una collina artificiale, che all'esterno funziona da piazza pubblica.
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- Beatrice Galilee
- 26 agosto 2013
“Quattro anni fa, su questo terreno, volevamo costruire una piccola casa, una villetta. Io ho saltato alcune riunioni e poi...”.
Sospirando, il preside Jørgen Rasmussen indica con una mano
il cortile della sua scuola, nella periferia di Copenaghen. Un dolce rialzo, rivestito di legno di quercia, occupa il centro della corte e alcuni segni rivelatori del suo autore, un ex studente della scuola, sono disseminati su questa sorta di collinetta.
“Hai visto la lunghissima panchina in fusione d’acciaio?” mi domanda qualche giorno dopo Bjarke Ingels con un tono allegro, alludendo alla striscia metallica curvilinea che può fungere da pista da skateboard e che scivola intorno a un lato della montagnola, lungo un gruppetto di semplicissimi sgabelli bianchi in stile BIG/Expo di Shanghai disposti circolarmente. La materialità e l’inclinazione di questo gentile tetto possiedono una programmatica frivolezza: una giocosa leggerezza, del genere “vieni a farti un giro”, che ricorda i primi lavori di PLOT. Il Gammel Hellerup Gymnasium — una bassa struttura tradizionale di mattoni, di tipo postbellico, situata in un quartiere costellato da ambasciate e cimeli marini — ha effettivamente accolto un giovane Bjarke Ingels, dai 16 ai 19 anni.
Ora le prove della sua presenza non si limitano all’annuario fotografico: vi sono anche la nuova palestra nel cortile e, nell’ufficio del preside, una pila di tavole rilegate in formato A3 che descrivono una “fase 2” del progetto già approvata. Rasmussen guarda i documenti con un sorriso orgoglioso e inquieto; ho il sospetto che gli faranno venire altri capelli bianchi. Si racconta che vi sia stata una telefonata tra Ingels e il suo vecchio insegnante di matematica, il quale avrebbe lanciato l’idea d’invitare il suo studio a risolvere un piccolo problema architettonico circa una villetta ecocompatibile, e che Ingels abbia risposto con una domanda più schietta: “Che cosa ti serve in realtà?”. “In Danimarca, le scuole sono enti autonomi che funzionano quasi come aziende private e che vengono finanziate sulla base del numero di allievi che portano al compimento degli studi”, spiega Ingels. “Oggi, perciò, ogni istituzione deve tentare di attirare nuovi studenti”. La scuola aveva bisogno di colmare alcune lacune strutturali nella propria capacità di interessare gli eventuali futuri allievi e quelli già presenti. Le mancanze consistevano principalmente nell’assenza di una palestra/sala eventi di livello decente; a questo si aggiungeva la necessità di migliorare gli spostamenti, all’interno dell’edificio, e il ruolo sociale e il prestigio dell’istituto, nel vicinato circostante. Continua Ingels: “Pensai che, se volevamo fare qualcosa di veramente importante, dovevamo verificare se eravamo in grado, in qualche modo, di ripensare la scuola”.
Trovare la collocazione per una sala sportiva polifunzionale, che non comportasse la distruzione dei campi da calcio esistenti, si è rivelata un’impresa difficile. La risposta è venuta dall’analisi condotta da Ingels sul suo vecchio cortile della ricreazione. “È una scuola tradizionale. Quando c’ero io, o stavi in cortile seduto sulle panchine che lo circondano, oppure rimanevi in mensa, nel seminterrato: erano, in pratica, i due soli posti dove potevamo incontrarci”. Incassando parzialmente per cinque metri di profondità un volume all’interno del ventre del cortile, gli architetti hanno creato un legame con la mensa posta nel cantinato e collegato i due poli di aggregazione della scuola. Infine, la collina artificiale del tetto, comodamente adagiata nella corte interna, è disseminata di vari esemplari di snelli arredi bianchi e offre agli allievi un modo più informale di utilizzare un vuoto che, in precedenza, appariva assai poco invitante.
La seconda mossa è stata quella di aprire l’ingresso della scuola in modo da costituire un collegamento diretto dalla strada alla mensa, fino a raggiungere la sala polifunzionale. “Dall’esterno, l’edificio è completamente circondato da un muro di mattoni, mentre si è sempre voluto ospitare eventi che non fossero solo di pertinenza scolastica, per renderlo un soggetto più visibile all’interno della città”. Ho messo alla prova questa strategia per sfuggire a un acquazzone e mi sono infilata sotto l’onda del tetto verde, leggermente ribassato, che ospita il nuovo ingresso della scuola. Siamo in periodo di esami e la mensa accoglie solamente pochi allievi oziosi; da qui sono entrata immediatamente in palestra. Anche il progetto della sala è armonioso ed elegante. Il calcestruzzo è stato gettato in opera con alcuni tocchi raffinati—muri ricurvi, nessuna vernice. Dal tetto, una stretta vetrata perimetrale lascia entrare la luce nel seminterrato. Robuste travi di legno lamellare rinforzato creano il delicato tetto ricurvo, che sembrerebbe tanto un tributo all’ex professore di matematica di Ingels quanto un omaggio allo sport nazionale danese: la pallamano.
“La principale idea architettonica è venuta dalle regole della pallamano”, spiega con disinvoltura Ingels. “In omaggio al mio vecchio professore, abbiamo utilizzato la formula matematica della parabola balistica per disegnare la geometria del tetto”. Pur ignorando completamente la pallamano, il diagramma sembra convincente, come lo sono anche la forma e la luce interne e il trattamento esterno nel definire un intervento architettonico di modeste dimensioni. Mi è stato assicurato che il dipartimento di matematica ha inserito l’insegnamento di questa formula nel suo programma didattico. La prossima fase costruttiva partirà a breve. BIG costruirà una nuova ala creativa per la scuola, nella quale il tetto si allungherà all’esterno in maniera spettacolare, fungendo anche da tribuna spettatori del campo da calcio esistente. Vista da fuori, la scuola si sta ben calando nel suo rinnovato ruolo e spera di poter contare su un aumento di studenti nel corso dei prossimi anni. Dopo tutti i balli scolastici e le cerimonie di premiazione che si sono svolti nella nuova sala, gli studenti stanno cominciando ad adattarsi e a occupare la corte interna e il nuovo ingresso.
“La cosa divertente è che, quando ci sono stato recentemente, l’intero ingresso principale era occupato da mobili”, ricorda Ingels. “Avevano spostato lì panchine e tavoli esterni perché è diventato un ampliamento immediato della mensa. E così la vita della scuola viene improvvisamente a svolgersi in mezzo al quartiere”. Tornato in ufficio, Rasmussen è di buon umore e aspetta che si riapra il cantiere.