“Gucci Bamboo Encounters”, la mostra di Gucci per la Design Week 2025 è un omaggio dichiarato a una delle sue borse più iconiche, la Gucci Bamboo 1947, ma non ne espone nemmeno una. È un’ottima scelta: mentre Milano è invasa in tutti i suoi luoghi, pubblici o privati, nelle piazze e all’interno degli edifici, da oggetti di ogni foggia e funzione, il marchio di moda reinventa i chiostri di San Simpliciano con un approccio alternativo, più astratto ed evocativo, meno sfacciatamente promozionale e dalle maggiori ambizioni artistiche.

Progettista e curatore della mostra e del ciclo d’incontri che vi si svolge è 2050+ di Ippolito Pestellini Laparelli, architetto raffinato e rigoroso, a lungo collaboratore di Rem Koolhaas. Non a caso, l’allestimento si descrive come un’architettura-infrastruttura, che sfida le geometrie del chiostro minore. Lo bipartisce e ne occupa una metà con un podio sopraelevato, che dalla corte vera e propria prosegue senza soluzione di continuità né cambi di quota negli spazi coperti dei colonnati. Un traliccio a pianta ottagonale, geometria perfetta ma altra rispetto al quadrato dell’edificio storico, segnala la presenza di un anfiteatro, ribassato nello spessore della piattaforma.
Il bambù esiste come paesaggio (la foresta che occupa l’altra metà del chiostro) e compare, come dettaglio o come evocazione, nell’architettura e nelle installazioni di sette tra designer e artisti selezionati: Anton Alvarez, Nathalie Du Pasquier, Laurids Gallée, Kite Club, Sisan Lee, Dima Srouji e the back studio. Nelle parole dei curatori, nel loro insieme queste opere “celebrano l’essenza trans-temporale e trans-geografica del bambù, come un insieme di encounters, in dialogo con l’ambiente circostante e con il patrimonio storico della maison”.

Per farlo, si rivolge a uno degli studi di architettura più raffinati e rigorosi della città, 2050+ di Ippolito Pestellini Laparelli, al tempo stesso progettista dell’allestimento e curatore della mostra e del ciclo d’incontri che vi si svolge.

Il parquet Trafic: un nuovo linguaggio per gli spazi
I designer Marc e Paola Sadler attingono agli scenari urbani ormai estinti per il progetto di un prodotto originale e versatile.