Con "Marcel Breuer (1902-1981): Design & Architecture", la Cité de l'architecture et du patrimoine di Parigi inaugura la sua collaborazione con il Vitra Design Museum, celebre per le sue mostre monografiche itineranti dedicate ai maestri del Movimento moderno: Gerrit Rietveld, Rudolf Steiner, Ray e Charles Eames, Georges Nelson e, naturalmente, Le Corbusier.
Dopo la Germania, l'Austria, l'Ungheria, la Spagna, l'Italia, il Belgio, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, "Marcel Breuer: Design & Architecture", ritratto di uno dei più influenti e importanti progettisti del XX secolo delineato dal Vitra, fa tappa nella Ville Lumière, dove rimarrà fino a luglio 2013. Il fondamentale contributo di Breuer al Movimento Moderno è stato il progetto della sedia di tubo d'acciaio Wassily (o Modello B3), che l'architetto concepì quando aveva solo 23 anni ed era responsabile del laboratorio di arredamento del Bauhaus di Dessau. E tuttavia Lajko (come erano soliti chiamarlo gli amici) si considerava innanzitutto un architetto. Ed è proprio questa parte un po' trascurata dell'opera di Breuer che il Vitra ha voluto far rivivere, allestendo nel 2003 una mostra che rende accessibile l'ampia collezione di opere dell'architetto conservata dal museo: una delle componenti più complete e di più ampia portata dell'opera di Breuer.
"Marcel Breuer: Design & Architecture", mostra retrospettiva di taglio relativamente classico, accoppia una prospettiva strettamente cronologica con una più orientata in senso tematico. L'esposizione è tuttavia innovativa nel suo modo di considerare la carriera di Breuer, che qui viene presentato tanto come architetto quanto come designer, attribuendo pari importanza a entrambe le discipline. Il perimetro dello spazio espositivo, suddiviso tra quattro dei materiali preferiti di Breuer (il legno massiccio, il tubo d'acciaio, l'alluminio e il compensato) è popolato di pezzi originali (prototipi di mobili, disegni e fotografie), tutti collegati all'opera di Breuer in quanto progettista di oggetti. Invece lo spazio centrale è dedicato alla scala maggiore (l'architettura), attraverso l'uso delle copie come materiali espositivi. Modelli ricostruiti in scala, fotocopie di piante, fotografie e così via. Nel loro insieme questi artefatti comunicano dodici progetti d'architettura suddivisi in tre filoni: "Case", "Spazi", "Volumi". Un tentativo, purtroppo timido, di unificare oggetto ed edificio si trova alla fine dello spazio espositivo, in una sezione intitolata "Motivi".
Marcel Breuer: designer e architetto
Il ritratto di uno dei più influenti e importanti progettisti del XX secolo delineato dal Vitra fa tappa alla Cité de l'Architecture, con una mostra innovativa nel suo modo di considerare la carriera di Breuer, presentato tanto come architetto quanto come designer.
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- Léa-Catherine Szacka
- 06 marzo 2013
- Parigi
Nella sua tappa alla Cité la mostra itinerante di Breuer si arricchisce di quattro esempi francesi: la sede dell'UNESCO nel 15ème arrondissement parigino (1952-58, in collaborazione con Nervi e Zehrfuss); la sede dell'IBM a La Gaude, presso Nizza (1961, con R. Gatje) i grand ensemble degli Hauts de Sainte-Croix a Bayonne (1968-1971); e, più importante di tutti, il complesso per gli sport invernali di Flaine, in Alta Savoia (1960-76). Quest'ultimo progetto fu commissionato da Eric e Sylvie Boissonas, spinti dal desiderio di introdurre in Francia una mentalità moderna. Il progetto di Flaine è documentato particolarmente bene dalla Cité, grazie soprattutto a un documentario di venti minuti (purtroppo privo di sottotitoli inglesi) proiettato nella sala che sta dietro lo spazio espositivo.
Con un notevole balzo nel tempo rispetto alla precedente mostra di Labrouste la Cité oggi presenta una mostra spiccatamente didattica, fatta per attirare l'attenzione del pubblico su una figura sottovalutata del Movimento moderno. Con "Marcel Breuer: Design & Architecture" il curatore Mathias Remmele cerca di mettere in luce la coerenza del linguaggio progettuale di Breuer, invitando il pubblico a stabilire dei collegamenti tra i suoi progetti d'arredamento e la sua architettura. Ma se certi legami si possono constatare facilmente (come la predilezione per le strutture a sbalzo e l'uso di forme rettangolari allungate), la cosa potrebbe non essere altrettanto facile per il grande pubblico che normalmente frequenta la Cité.
Nella sua tappa alla Cité la mostra itinerante di Breuer si arricchisce di quattro esempi francesi.
La mostra itinerante è accompagnata da un catalogo di 400 pagine, ampiamente documentato ed esclusivamente in inglese, dalla copertina di un brillante color arancio, edito da Vitra nel 2003. Il volume, come la mostra, dà grande spazio all'architettura, nei testi come nelle immagini. Contiene una dozzina di saggi su temi che vanno dal rapporto tra Breuer e Ieoh Ming Pei all'architettura residenziale di Breuer, al Complesso dell'UNESCO di Parigi. Degni di nota il saggio di R.F. Gatje intitolato Working with Marcel Breuer e quello di Barry Bergdoll Encountering America: Marcel Breuer and the discourses of the Vernacular from Budapest to Boston. In più è stato pubblicato, in questo caso appositamente per la mostra della Cité, un numero speciale di 36 pagine della rivista Beaux Arts Magazine.
L'edizione parigina di Marcel Breuer: Design & Architecture è stata inaugurata il 19 febbraio da Guy Ansellem, di recente succeduto a François de Mazière nella carica di presidente della Cité de l'architecture & du patrimoine. Chiaramente orgoglioso della nuova collaborazione che lega la Cité al Vitra Design Museum, Ansellem ha accennato di passaggio ad altre possibili cooperazioni con istituzioni di fama internazionale: realtà inevitabile in anni di crisi economica. Ma che dire del fatto che la mostra abbia avuto un itinerario di tale portata? Che cosa implica in termini di prassi curatoriale e di mediazione tra architettura e design? Un itinerario tanto vasto (quasi dieci anni, e forse non è finita qui) inciderà con ogni probabilità sulla storia del design. Ma se cambierà o meno la collocazione storica di Breuer forse è presto per dirlo.