Herman Hertzberger si è sempre posto un obiettivo per certi versi semplice e per altri ambizioso: quello di consegnare l'edificio ai suoi utenti, metterlo a loro disposizione, senza voler prefigurare nel dettaglio le modalità d'uso dei suoi spazi sulla base delle ipotetiche esigenze dei suoi fruitori. La libertà, da parte di chi lo vive, di decidere come usare ogni parte dell'edificio è stata – ed è ancora – per il maestro olandese uno dei valori fondamentali dell'opera architettonica. Questo processo, contrario al determinismo funzionale, consente agli utenti di appropriarsi degli spazi, cambiando il loro ruolo: da "utenti" ad "abitanti". E i suoi edifici scolastici, progettati in più di mezzo secolo di professione, esemplificano al meglio questo concetto.
Nella recente scuola realizzata nel quartiere romano della Romanina (sua prima opera in Italia pensata e realizzata con l'architetto palermitano Marco Scarpinato e i suoi giovani collaboratori AutonomeForme) è possibile leggere questo criterio nella diversificazione degli spazi, dispiegati all'interno e all'esterno dell'edificio. Hertzberger è stato invitato dall'architetto palermitano Marco Scarpinato (che dal 1996 si divide tra Palermo e Amsterdam) a presentare la propria candidatura in gruppo al concorso in due fasi "Tre nuove scuole a Roma", bandito dal Comune di Roma. Selezionati e ammessi alla seconda fase, Hertzberger e Scarpinato, hanno elaborato il progetto con i rispettivi studi e vinto il concorso, passando alle fasi di progetto preliminare, definitivo ed esecutivo con il nome di ATP Hertzberger+Scarpinato.
Le dieci aule della scuola primaria e le sei della scuola secondaria sono ordinate lungo un unico asse che, come una strada, si configura in una successione di spazi comuni, luoghi d'incontro per gli utenti stessi della scuola. Lungo questo asse "pubblico" si incontrano infatti la mensa comune, le corti aperte e si può accedere alla palestra. La strada diventa spazio di aggregazione, secondo le diverse modalità, adottate nel tempo per il suo utilizzo. Lo spazio della mensa, per esempio, può essere chiuso attraverso pareti mobili per rispondere alle richieste della normativa igienico-sanitaria italiana, ma rimane uno spazio multiuso per attività molteplici, quando le pareti sono aperte. La sua sezione, leggermente ribassata rispetto agli spazi di distribuzione, consente, per esempio, di potersi sedere lungo i due lati lunghi, caratterizzati da gradini rivestiti in legno. Lo spazio libero centrale, oltre a ospitare manifestazioni pubbliche, si propone anche come un luogo ideale per le pause tra le lezioni o per lezioni collettive tra più classi.
La scuola come metafora del mondo
La libertà degli utenti di decidere come usare ogni parte dell'edificio è al centro del progetto della nuova scuola realizzata da Herman Hertzberger e Marco Scarpinato – AutonomeForme alla Romanina.
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- Massimo Faiferri
- 21 settembre 2012
- Roma
Il teatro, previsto dal bando iniziale, è stato fortemente voluto da Hertzberger attraverso lo stratagemma della dilatazione delle scale di collegamento tra i due livelli della scuola. Il termine scale è, infatti, improprio per una scuola che propone il collegamento tra i due livelli attraverso le gradonate di questo spazio a disposizione per rappresentazioni teatrali, lezioni collettive, saggi di fine anno, riunioni tra genitori o semplicemente per la sosta tra due lezioni o durante la ricreazione. Anche le corti contribuiscono all'articolazione dell'asse principale: pensate come possibile estensione dello spazio didattico all'aperto, si offrono come luoghi di sosta e d'incontro secondo diverse modalità di utilizzo. L'edificio è caratterizzato da un semplice sistema portante costituito da travature in cemento armato ortogonali all'asse principale che consentono futuri ampliamenti dell'edificio e eventuali modifiche alla distribuzione interna secondo una logica modulare in grado di generare ambienti flessibili, in relazione agli usi e alle caratterizzazioni che il singolo utente vuol dispiegare al loro interno.
Il reciproco rapporto tra utente e forma può essere assimilato per analogia a quello fra individuo e comunità. "Gli utenti proiettano se stessi nella forma, proprio come gli individui mostrano il loro vero colore nei vari rapporti con gli altri, mentre interagiscono e, perciò, diventano quello che sono." Anche (e soprattutto) attraverso le sue forme, la scuola può realmente farsi interprete delle legittime esigenze educative di un individuo, attraverso spazi propedeutici alle infinite possibili situazioni d'interazione collettiva, piuttosto che spazi ideati esclusivamente per l'acquisizione di nozioni, luoghi in cui assaporare sprazzi di vita comune, anticipatori di ciò che lo studente potrà affrontare al di fuori della scuola. Gli spazi dell'edificio scolastico vanno dunque immaginati quali "luoghi" in cui le singole personalità degli alunni possono riconoscersi parti attive di una collettività: spazi mutevoli, precursori di un'urbanità complessa, aperta a fenomeni di aggregazione sociale.
Vivere la scuola in spazi e luoghi adeguati può diventare la metafora del nostro stare al mondo, imparando a relazionarsi con gli altri, rispettare regole, prendendosi cura dello spazio in cui si è immersi e partecipi.
"Vivere la scuola" in spazi e luoghi adeguati può diventare la metafora del nostro "stare al mondo", imparando a relazionarsi con gli altri, rispettare regole, prendendosi cura dello spazio in cui si è immersi e partecipi. La componente spaziale dell'educazione proposta da Hertzberger nella scuola alla Romanina rivela un fondamento etico che, anche alla luce dei diffusi comportamenti sociali nel nostro paese, ancora oggi fatica a trovare modelli appropriati in grado di misurarsi adeguatamente con i problemi della formazione scolastica della nostra contemporaneità.
Scuola elementare Romanina, Roma (2005 – 2012)
Architetto: Herman Hertzberger, Marco Scarpinato – AutonomeForme
Cliente: Comune di Roma
Superficie totale: 4.800 mq