Akihisa Hirata di recente ha trascorso molto tempo in Europa. Aprile ha visto l'installazione Photosyntesis, promossa da Panasonic, al Salone di Milano, agosto il suo debutto alla Biennale di Venezia: Hirata era presente nel padiglione del Giappone, il cui curatore è il suo ex datore di lavoro Toyo Ito e che ha ricevuto il prestigioso riconoscimento del Leone d'Oro. Questo mese il sempre più ammirato giovane architetto è protagonista di Tangling ("Groviglio"), la sua prima mostra personale, inaugurata di recente all'Architecture Foundation di Londra.
Tangling, pensata in coincidenza con il London Design Festival, è stata ideata in collaborazione con la curatrice giapponese Naomi Shibata e con Justin Jaeckle della fondazione londinese. È costituita da un'installazione site-specific, una struttura ad anello che occupa tutto lo spazio e le finestre della sala al piano terreno della galleria. Costruita dallo studio di ingegneria strutturale AKT II e montata in loco, la forma autoportante dà luogo a un'esperienza molto intensa. La struttura obbliga il visitatore a chinarsi per passare sotto le sue basse arcate e a insinuarsi nei suoi stretti passaggi, provocando una concreta presa di coscienza dell'ambiente architettonico. È un effetto voluto, un'espressione del desiderio dell'architetto e dei curatori di comunicare ai visitatori sia il senso delle strutture di Hirata sia le idee su cui si fondano.
L'anello è la materializzazione del "groviglio", il concetto su cui si basa l'opera di Hirata e che l'architetto considera la migliore prospettiva per un'architettura creativa. Secondo Hirata il "groviglio" riflette la natura ecologica della realtà in cui l'architettura viene creata e vissuta, una complessa situazione relazionale e contingente che Hirata ritiene sia stata trascurata dall'architettura del XX secolo e dal suo dogma modernista di razionalità e di autonomia. Al contrario, sulla linea del filosofo settecentesco tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz e delle sue teorie sulla natura di coesistenza e di relazione dello spazio, Hirata promuove un'architettura in grado di realizzare il proprio potenziale e le proprie responsabilità sociali attraverso un'impostazione concettualmente e formalmente aggrovigliata.
Akihisa Hirata: Tangling
Alla Architecture Foundation, il giovane architetto giapponese ha realizzato una struttura ad anello autoportante, che occupa tutto lo spazio e le finestre della sala al piano terreno della galleria, e dà luogo a un'esperienza molto intensa.
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- Catharine Rossi
- 19 settembre 2012
- Londra
La struttura a forma di nastro chiuso è un'evidente espressione fisica di questo concetto, ma è qualcosa di più di un espediente didattico. Funge anche da meccanismo illustrativo delle affermazioni dell'architetto, insieme con oltre trecento tra modelli e schizzi delle opere recenti dello studio di Tokyo Akihisa Hirata Architecture Office. Benché indubbiamente questi modelli spezzino la purezza dell'anello, la varietà di forme e di materiali esposti lo vivacizza e illustra le idee che rappresenta.
Lungo la struttura e intorno a essa sono rappresentati circa venti progetti. Sono ordinati in gruppi tematici che condividono l'interesse per l'interconnessione e la sovrapposizione tra forme naturali e forme artificiali. In alcuni gruppi l'accento cade sulla geometria e sulla matematica, come nelle piegature e nel sistema di triangoli a geometria iperbolica che ha creato la forma di progetti come l'installazione Liquid Prisma di Milano (2010) e la galleria S di Tokyo (2007). Altri progetti, come la scuola N e l'ancora non terminata casa Tree-Ness esprimono la convinzione di Hirata dell'importanza di rispettare la natura. Secondo l'architetto bisogna riconoscere che siamo parte di ciò che egli chiama "mondo vivente" ma anche che la natura, insieme con la tecnologia, fornisce soluzioni per l'immagine e l'organizzazione dell'ambiente artificiale.
Questi progetti sono accompagnati da numerosi filmati appositamente realizzati per la mostra. Nello spazio posteriore della galleria c'è una videointervista con Hirata realizzata dall'artista canadese Maris Mezzuli, mentre sulle pareti di uno degli spazi centrali creati dalla forma dell'anello ci sono tre proiezioni ciascuna delle quali offre un differente punto di vista di una giornata di tre progetti giapponesi di Hirata: lo showroom H del 2006, e l'abitazione privata Coil e il padiglione temporaneo Bloomberg, entrambi completati l'anno scorso. Sopra la testa dei visitatori i filmati sono proiettati in modo che non si possano osservare le tre prospettive contemporaneamente, pur essendo consapevoli della loro presenza: una proiezione a trecentosessanta gradi che riprende l'obiettivo della mostra di dar luogo a una conoscenza fisica dell'opera di Hirata.
L'intrico della struttura e dell'esposizione di Tangling è un espediente di grande efficienza: rende inoltre concreti i valori della complessità e dell'interconnessione su cui si fonda la prospettiva dell'architetto.
L'intrico della struttura e dell'esposizione di Tangling è un espediente di grande efficienza. Non solo conferisce alla mostra il carattere di esperienza che manca alle mostre di architettura, ma rende inoltre concreti i valori della complessità e dell'interconnessione su cui si fonda la prospettiva dell'architetto. Come confermano i modelli, gli schizzi e le affermazioni architettoniche, si tratta di una mostra per architetti, ma i curatori hanno prestato attenzione alla necessità di equilibrare le esigenze di questi specialisti con quelle del più vasto pubblico che passa davanti alle finestre di questa via londinese. Pensando a quest'ultimo mi pare che, mentre gli oggetti esposti illustrano il processo della creazione formale di Hirata, occorrano maggiori spiegazioni per comprendere meglio le origini e lo sviluppo della prospettiva concettuale dell'architetto, dato il suo peso in questa occasione. A parte questa piccola critica, si tratta complessivamente dell'intensa e ricca mostra di un architetto sensibile all'ambiente e culturalmente consapevole.