Nel 1981 un gruppo di giovani architetti di Mosca
riusciva ad aggirare la censura sovietica e a inviare
una serie di progetti per partecipare a un concorso
indetto dalla rivista Japan Architecture. Era l'inizio
di un movimento informale che avrebbe raccolto
una cinquantina di architetti e gruppi che, per tutti
gli anni Ottanta, avrebbero rappresentato la ricerca
di punta dell'architettura di Russia e dintorni.
Battezzata Architettura di carta o Paper Architecture
in seguito a una mostra tenutasi nel 1984 a Mosca presso gli uffici di Jonost, una rivista per ragazzi,
questa nuova estetica introduceva un'idea di
progetto assai distante da qualsiasi realizzazione
pratica: "progetti di progetti" erano definiti i disegni
e le incisioni che gli "architetti di carta" andavano
componendo.
Più vicini alla sensibilità degli artisti
che alle esigenze dell'architettura, gli "architetti
di carta" immaginavano un mondo trasognato,
un'architettura onirica. Spesso fomentati dalla
frustrazione del lavoro presso l'ufficio centrale dell'architettura statale, gli "architetti di carta"
praticavano un'idea di architettura nella quale
i progetti si dissolvevano in atmosfere surreali.
L'"architettura di carta" era un modo per coltivare
l'eccentrico e l'individuale in una cultura che,
almeno a livello ufficiale era ancora fondata,
anni prima della Perestroika, sull'ideologia della
standardizzazione. In questo senso, l'"architettura
di carta" era anche intimamente legata alle pratiche
non conformiste dell'arte russa degli anni Ottanta: era un'architettura che faceva di necessità virtù,
trasformando l'impossibilità della realizzazione
nello stimolo per creare nuovi mondi fantastici.
I numi tutelari erano Piranesi e Ledoux, l'Art
Nouveau russa e il costruttivismo, a proposito del
quale negli anni Venti era stata utilizzata per la
prima volta e in senso denigratorio l'espressione
"architettura di carta".
"In sogno l'architettura è sempre più bella", spiega
Yuri Avvakumov, che è stato fondatore, portavoce e memoria storica del movimento. "Oggi, certo, tutti
i membri della Paper Architecture sono architetti
praticanti e si potrebbero anche cercare somiglianze
tra gli edifici che hanno realizzato e i progetti più
visionari degli anni Ottanta. Ma rintracciare le
origini in quei disegni sarebbe un errore, sarebbe
una forma di vivisezione e, si sa, la vivisezione
uccide l'animale e uccide la poesia: l'"Architettura di
carta" voleva proprio liberare la poesia, dissociando
il progetto dalla sua esecuzione. Per noi era importante concentrarsi sulla presentazione
e sulla rappresentazione, sul concetto, e non sul
risultato finale. Era come se la luce che illumina il
progetto dovesse essere rifratta su altre superfici:
progetto non come proiezione diretta, quindi,
ma come un processo più tortuoso, come gioco di
rifrazioni e riflessi".
Massimiliano Gioni, critico e curatore
Tigri di carta
I progetti utopici della Paper Architecture, raccolti da Yuri Avvakumov nella mostra itinerante Russian Utopia, sono ancora oggi un buon esempio della forza visionaria dell'architettura.
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- Massimiliano Gioni,Yuri Avvakumov
- 21 marzo 2012
Build Nothing
Quando vogliamo costruire, esaminiamo prima il luogo, poi disegniamo la pianta e quando vediamo la figura della casa, allora calcoliamo il costo della costruzione. Che fare dunque se troviamo che questo supera le nostre possibilità? Riprendiamo il nostro progetto con meno vani o infine ci asteniamo dal costruire.
William Shakespeare, Enrico IV, parte seconda, atto primo, scena terza.
Le opere presenti in questa collezione occupano un posto importante nel processo artistico contemporaneo. Il termine "architettura di carta" divenne negli anni ottanta il nome dell'omonimo gruppo fondato da un gruppo di giovani architetti moscoviti.
In origine in Unione sovietica il termine "architettura di carta" era dispregiativo: in questo modo venivano definiti negli anni trenta gli architetti/artisti del "decennio d'oro" dell'avanguardia, gli anni venti, dai loro oppositori. Da allora in poi le autorità accomunarono in modo generico con questo titolo qualunque progetto trasgredisse il limite delle norme architettoniche. Consapevoli dell'utopismo idealista dei predecessori, trattati con disprezzo e perfino perseguitati dalla società, i rappresentanti del gruppo Architettura di carta dichiararono nei loro intenti programmatici di volere rinunciare di principio a qualunque dovere applicativo in favore di concetti esclusivamente architettonici/artistici e dal momento che era impossibile che l'industria edilizia usasse questi loro progetti su carta come base di costruzioni reali, preferivano pensarli come "progetti di progetti".
Nell'unire artisti di diverse condizioni e convinzioni, l'ultima generazione che proclama "ci asteniamo dal costruire" può essere considerata una progenie della romantica arte visionaria degli anni venti e "enfant terrible" della involontaria futurologia degli anni sessanta.
Negli anni ottanta l'Architettura di carta era in Unione sovietica il risultato della inguaribile, inevitabile stagnazione della vita, dell'architettura e dell'industria edilizia e un concorso internazionale di architettura era considerata una gradita possibilità di fuga.
La prima vittoria in uno di questi concorsi finanziato da giapponesi avvenne nel 1981, seguito nel 1984 dalla prima esposizione del gruppo Architettura di carta a Mosca presso la redazione di una rivista giovanile. La prima importante pubblicazione uscì nel 1985 e la prima mostra all'estero fu organizzata nel 1986.
l'Architettura di carta' voleva proprio liberare la poesia, dissociando il progetto dalla sua esecuzione. Per noi era importante concentrarsi sulla presentazione e sulla rappresentazione, sul concetto, e non sul risultato finale
Diventato patrimonio di autori dotati, il gruppo conquistò ben presto fama e prestigio. In totale, oltre cinquanta premi ne certificarono il risultato. La critica e la stampa affermarono che Architettura di carta era un fenomeno peculiare dell'arte moderna. Importanti esposizioni del gruppo si tennero a Parigi, Francoforte, Colonia, Zurigo, Londra e nei campus universitari americani. La mostra "Architettura di carta alma mater" di Mosca nel 1992 contribuì a consacrare definitivamente questo fenomeno artistico anticonformista che riuscì a ritagliarsi uno spazio nel mondo culturale del tardo ventesimo secolo.
L'evoluzione del movimento Architettura di carta è insolito e istruttivo: andò dalla semantica delle idee d'architettura all'espressionismo della pittura da cavalletto, dalla figura dell'architetto a quella dell'artista, dall'ideologia di un gruppo artistico alla posizione fortemente individualistica di ciascuno dei suoi membri. Non si deve credere tuttavia che questo andamento implicasse il rifiuto di un termine in favore dell'altro. Questa nuova forma artistica ha dimostrato di essere a tal punto avveduta da riuscire a unire l'esperienza del passato alla conoscenza del presente. La parola "Carta" non è più una componente obbligatoria di quella combinazione, mentre la parola "Architettura" denota piuttosto il percorso professionale e formativo dei suoi protagonisti ed è riscontrabile nelle idee progettuali di molti di questi lavori. Con il tempo la definizione stilistica di molte opere è diventata più criptica. In numerosi contesti il programma di arti visive, letterarie e filosofiche di ogni "Architetto di carta" era percepibile in forma sommaria e non dettagliata. Le congetture sui veri contenuti di un progetto servivano non tanto a decifrarli quanto ad aggiungere nuovi significati sovrapponibili all'idea progettuale dell'artista.
Dal momento che la struttura dei lavori prodotti da questi architetti/artisti è così complessa, i critici tendono a interpretare le loro immagini nel contesto degli studi architettonici e in categorie di sintesi artistica (o come una moda, non molto tempo fa), nelle coordinate del concettuale e in termini di arte visiva tradizionale. E tendono di tanto in tanto a considerare questi lavori nel contesto della filosofia postmodernista.
Le carte – acquarelli, disegni, incisioni e serigrafie – esposte in questa collezione sono, da un lato, di diritto opere d'arte e dall'altro accumuli di energie progettuali il cui scopo è espandere gli spazi futuri.
Nonostante non costruiscano niente, questi uomini danno forma a qualcosa di importante. Yury Avvakumov, Georgy Nikich