L'architettura moderna è stata a lungo accostata alla fantascienza: non solo nelle sue ambizioni formali e materiali, ma anche dal punto di vista della socialità dello spazio, in cui convergono gli ideali della democrazia totale e della griglia urbanistica. Futurismo esuberante e utopico raggiunto tramite l'innovazione umana. E tuttavia oggi di solito vediamo il modernismo attraverso la lente dell'usura e della nostalgia; l'ottimismo progettuale dell'èra atomica sembra fuori luogo nel clima della globalizzazione.
In ogni caso il futuro avanza. Pronto ad atterrare nella base della città medievale di Avilés, situata nella regione settentrionale spagnola delle Asturie, il Centro Niemeyer è una surreale astronave mercantile dell'èra spaziale; un monumento fantastico alle trasformazioni dell'economia del XXI secolo. Surreale forse semplicemente per la freschezza, ma anche per la mole e per la raffinatezza; per il crudo contrasto con il labirinto delle vie di pietra della città circostante. Dell'èra spaziale nel senso dell'antico futuro che osserviamo nella visionaria cultura Pop dei Pronipoti e di 2001: Odissea nello spazio. Il nuovo Centro incarna la classica neutralità dell'International Style del XX secolo e contemporaneamente la tensione contemporanea verso il cosmopolitismo e la sostenibilità.
Niemeyer Centre, Avilés
Il primo progetto spagnolo del leggendario architetto brasiliano è un campo di astrazione ambientato in una città portuale.
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- Sarah Butler
- 24 marzo 2011
- Avilés
Curiosamente il primo progetto spagnolo dell'architetto brasiliano ha dovuto attendere il suo centesimo compleanno. A 103 anni Oscar Niemeyer arricchisce ancora la sua personale interpretazione eroica del Modernismo con un complesso di edifici formalmente memore di alcuni dei suoi maggiori successi, come il Padiglione delle arti di San Paolo del Brasile e naturalmente Brasilia. Al centro del complesso c'è una cupola di calcestruzzo armato di tre piani alta 15 metri, cui si aggancia una piazza monumentale aperta al pubblico. Il Centro, che comprende gli edifici di un museo, di un anfiteatro, di un ristorante e di una reception, è un'area minimalista di astrazione formale con la logica spaziale delle attrattive naturali, dei grandi canyon e delle pendici delle colline. Nella fase del completamento, senza nemmeno la segnaletica e senza altri cartelloni, visitarla ricorda la voglia di passeggiare sulla luna. Si pensi, per farsene un'idea, ai grandi artisti della Land Art con una maggior predilezione per il calcestruzzo armato.
L'esterno del museo è stato realizzato in un solo giorno colando calcestruzzo in una cassaforma gonfiabile di PVC. All'interno espansioni primordiali sembrano galleggiare a qualche centimetro da terra. Un lampadario da quattro tonnellate proietta ombre molteplici in fasce senza profondità simili a lamine. Certamente fino all'inizio delle attività lo spazio rimarrà di semplicità sconvolgente. Un mezzanino cui si accede dal pozzo rosso di una straordinaria scala elicoidale fa pensare che le installazioni luminose e sonore qui possano trovare un allestimento assolutamente spettacolare.
Quella di Niemeyer è un'opera in cui il funzionalismo, la "macchina per vivere", è sopraffatto dalla libertà plastica resa possibile dal calcestruzzo armato.
L'anfiteatro, ben visibile perché rappresenta la curva più complessa e irregolare delle nuove strutture, ospiterà 1.000 spettatori e si apre sulla piazza. Secondo le esigenze il pubblico avrà un'ottima visuale del palcoscenico sia dall'interno sia dall'esterno. Una vasto spiovente, che si incurva lentamente dal terreno all'ingresso, ritorna a terra con un angolo quasi (ma non completamente) retto. Un'ampia ondata di colore giallo amplifica il gusto di Niemeyer per un Modernismo vibrante e sensuale, più che puramente razionalista e funzionale. Anche l'acustica si preannuncia eccellente.
Per di più lo studio Foster + Partners sta lavorando a un vasto piano regolatore per la trasformazione dell'area circostante. Quello che è attualmente un porto metallurgico pieno di rifiuti diventerà l'Isola dell'Innovazione, progettata per essere nel 2020 un polo del tempo libero all'aperto e della ricerca sull'energia solare ed eolica. Tutta la foschia che sale dalle vicine fabbriche alimentate a carbone lascerà il posto a un paesaggio punteggiato da elementi minimalisti di architettura pubblica. Il piano regolatore comprende lo sgombero dell'estuario per staccare il sito dalla terraferma, rendendolo accessibile per via d'acqua. Dal cielo la nuova isola e il porto turistico che la circonda delineano il profilo simbolico di un pesce.
Anche la gestione si preannuncia eccezionale, dato che alle spalle del Centro Niemeyer c'è il cosiddetto C8 (dove la C sta ovviamente per "cultura"). Responsabili della realizzazione delle mostre destinate alla scena mondiale, che comprendono performance, proiezioni e altre produzioni del Centro, sono i rappresentanti di istituzioni internazionali tra cui il Lincoln Centre di New York, il Barbican di Londra, l'Opera di Sidney, la Scala di Milano, il Tokyo International Forum e la Bibliotheca Alexandrina, il Beaubourg di Parigi e il Cultural Center di Hong Kong. Il Centro, in gran parte ispirato alla resurrezione economica di Bilbao, punta sull'attenzione ai contenuti per dare vita a un successo mondiale. Con un comitato scientifico che comprende celebrità, scienziati e intellettuali di livello mondiale come Woody Allen, Kevin Spacey, Paulo Coelho, Stephen Hawking, Fatima Mernissi, Vinton Cerf, Joan Manuel Serrat e Wole Soyinka, l'"effetto Avilés" ha la strada aperta.
In occasione dell'inaugurazione del museo, il 25 marzo, si apre una mostra della durata di sei mesi, intitolata La Luz, su progetto e a cura dell'artista e regista spagnolo Carlos Saura. Dice Saura della mostra in un comunicato stampa: "La luce è essenziale alla vita; nascere significa dare la vita". E prosegue: "La mostra sarà concepita come uno spazio destinato alla riflessione […] non solo ci sarà l'esperienza della luce, ma anche quella dell'oscurità e della mancanza di luce, per comprendere come la lunga deprivazione permetta un apprezzamento più intenso dell'esperienza della vista e dei sensi". Quanto la cultura patrocinata dalla celebrità inciderà sull'economia depressa di questa città postindustriale è ovviamente tutto da scoprire. Sotto la guida dell'ex direttore del Porto di Bilbao all'epoca della realizzazione della famosa (o famigerata) sede del Guggenheim Museum di Gehry, l'ottimismo del progetto già risuona per le vie selciate del villaggio. I ristoranti offrono dolci con la forma degli edifici di Niemeyer e la veduta del Centro campeggia sulla copertina dei libri di storia destinati ai bambini.
A fronte di un conto di 40 milioni di euro, i costi di costruzione finora sono stati sostenuti esclusivamente dal Comune di Avilés e dallo Stato spagnolo. In previsione di un rientro dell'investimento già nel primo anno – grazie al turismo proveniente da tutto il mondo – il Centro ha in programma di trasferire il proprio finanziamento al settore privato. Mentre l'interesse locale sul lungo periodo è tutto da vedere, un fine settimana di apertura nello scorso agosto ha accolto 12.000 visitatori. È un esito coerente per un complesso progettato da un marxista impenitente, la cui etica socio-umanistica e le cui esplicite affermazioni sulla mancanza di senso della sua professione lo hanno sempre indotto a fare di testa propria? Niemeyer vuole prima di tutto aderire alla vita: stare bene, godersi gli amici, la famiglia e l'eco della natura. Spirito generoso e apparentemente instancabile, l'architetto coltiva da sempre l'ossessione di un Modernismo specifico invece che internazionale, che si dedichi a creare spazi che comprendano storia e natura.
Nella sua autobiografia del 2000 The Curves of Time Niemeyer dice di aver deliberatamente rifiutato l'angolo retto dell'architettura razionalista in favore del mondo delle curve audaci e delle forme organiche, che – come Eero Saarinen, Jørn Utzon, Frank Lloyd Wright e oggi forse Santiago Calatrava – considera più essenziali alle colate di calcestruzzo armato. La sua è quindi un'opera in cui il funzionalismo, la "macchina per vivere", viene sopraffatto dalla libertà plastica resa possibile dal calcestruzzo armato; dove la monotonia dei parallelepipedi di vetro prefabbricati può essere superata da strutture scultoree di forma libera colate in loco. Niemeyer, che pure va considerato uno degli ultimi grandi architetti del Modernismo in senso canonico, è anche un artista contemporaneo. Con progetti di oltre sessanta, perfino settanta anni fa saldamente attestati oggi nella storia, questi nuovi edifici spagnoli nascono in un contesto radicalmente cambiato rispetto agli ideali dell'internazionalismo di Le Corbusier. C'è da sperare che il Centro, decisamente lontano dall'etichetta CIAM di stridente formalismo cui l'architetto si è contrapposto fin dall'inizio, riesca a trasformare quest'area post-industriale in una mecca della cultura.