Che cosa accomuna la Kodak Brownie, la prima fotocamera a basso costo, lanciata nel 1900, e uno smartphone presentato alla fine del 2020? Semplice: sono entrambi strumenti fotografici che rappresentano al meglio lo spirito del proprio tempo.
Nei 120 anni che separano questi due prodotti, il settore della fotografia ha attraversato molte fasi di innovazione, vissuto momenti rivoluzionari, affrontato sconvolgimenti epocali. Ma con una costante: la nostra necessità di fermare i ricordi e di raccontare storie con le immagini, che abbiamo provato a raccontare con questa selezione - soggettiva e inevitabilmente lacunosa - delle macchine fotografiche che hanno fatto la storia.
21 fotocamere che hanno cambiato la storia della fotografia
Una raccolta delle macchine fotografiche che hanno segnato l’evoluzione del settore fotografico, dalla prima Kodak Brownie all’iPhone.
Nella foto: Fuji X-Pro 3, il modello più recente della serie.
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- Andrea Nepori
- 27 febbraio 2021
Lanciata nel 1900, la Kodak Brownie fu la prima fotocamera popolare. Costava solo un dollaro ed era pensata soprattutto per spingere le vendite della pellicola 117 di Kodak, nonché per diffondere la conoscenza della fotografia. La brownie era, di fatto, una semplice scatola di cartone su cui era montata una lente a menisco. Venne rimpiazzata nel 1901 dal modello successivo, che costava 2 dollari e fu - come già il primo modello - un enorme successo.
Anche la prima Rolleiflex, introdotta nel 1929 dopo tre anni di sviluppo, utilizzava la pellicola 117. Modelli successivi passarono poi alla pellicola 120 e 127. Fra le prime fotocamere a “pozzetto”, fu poi seguita negli anni 30 da modelli come l’Automat, che poteva leggere e segnalare il numero di scatti rimasti in maniera automatica.
Presentata nel 1938, la Kodak Six-20 era in anticipo di vent’anni su tutto il mercato. Fu la prima fotocamera ad introdurre il concetto di auto-esposizione. Kodak la presentò come la “fotocamera con l’occhio elettrico”, the “camera with the electric eye”. Sfortunatamente non fu un successo: costava tantissimo per l’epoca (225$), più di una Leica, ed era considerata alquanto inaffidabile.
Il nome della prima istantanea non ha niente a che fare con i paesaggi, ma viene dal cognome di Edwin Land, inventore del sistema di sviluppo della pellicola all’interno della macchina che diventerà sinonio del marchio Polaroid. La Land Camera Model 95 fu la prima ad essere prodotto dall’azienda nel 1948, ma vari modelli successivi saranno poi prodotti fino all’inizio degli anni ‘80.
Lanciata nel 1959, la Nikon F fu la prima reflex professionale 35mm del marchio giapponese. Fu subito adottata dai professionisti, in particolare dai fotogiornalisti, e il suo design fece da apripista a tutti i successivi modelli di reflex nikon a pellicola. Piccola curiosità, il nome “F” viene dalla F in “reflex”. La scelta di non usare l’iniziale “R” è dovuta alla difficoltà di pronunciare questa lettera in varie lingue asiatiche.
Nel 1969 gli austronauti dell’Apollo 11 portarono con sé varie fotocamere per documentare l’allunaggio. Fra queste c’erano due modelli speciali sviluppati da Hasselblad, in Svezia, che sono entrati nella storia della fotografia: la Hasselblad Data Camera (HDC), e la Hasselblad Electric Camera (HEC). La prima è quella che si vede agganciata sulle tute degli astronauti nelle famose foto dell’allunaggio. La seconda fu usata invece per scattare foto dall’interno del Lunar Module Eagle.
Presentata per la prima volta al Photokina di Colonia nel 1972, la OM-1 introdusse un design leggero e compatto in un mercato dominato da Reflex pesanti e ingombranti. Non arrivò mai a scalzare il predominio di Leica e Nikon ma certamente fu un successo, soprattutto fra chi si avvicinava alla fotografia professionale, grazie anche all’ottimo sistema di lenti compatibili con il corpo macchina.
Anche la Polaroid Land Camera fu la prima vera istantanea, la SX-70 è il modello che quasi tutti associamo al marchio. Lanciata nel 1972 da Edwin Land, ma permetteva di scattare rapidamente molte foto e lo sviluppo dell’immagine richiedeva al massimo 10 minuti. Negli anni ‘70 non costava poco, ma fu un enorme successo: nel 1974 Polaroid ne aveva vendute già più di 700.000.
Lanciata nel 1977, la K1000 ebbe un enorme successo per la sua qualità costruttiva e per la resistenza delle meccaniche. Non era una macchina particolarmente avanzata, ma era una piccola e affidabile corazzata che si poteva portare ovunque e usare praticamente in qualsiasi condizione.
Prodotta dal 1984 fino al 2002, la Leica M6 è il frutto di 30 anni di evoluzione della serie M, nata negli anni ‘50 col modello M3. È una fotocamera a telemetro dotata di un esposimetro TTL (“through the lens”) ed è ampiamente riconosciuta come uno dei migliori modelli mai prodotti da Leica. Ancora oggi, a quasi vent’anni dalla fine della produzione, schiere di appassionati la recensiscono e sono disposti a pagare svariate migliaia di € per comprarne una.
Oggi il concetto di Autofocus è uno standard che ha raggiunto vette tecnologiche altissime. Poco più di trent’anni fa, invece, era una novità assoluta. La prima fotocamera ad introdurre la messa a fuoco automatica fu la rivoluzionaria Minolta Maxxum 7000, nel 1985, che univa a questa caratteristica anche l’avanzamento automatico della pellicola. In Asia la macchina si chiamava alpha-7000, lo stesso nome che molti anni più tardi Sony, dopo l’acquisizione di Minolta (2006), manterrà per la sua linea di fotocamere digitali.
Primo modello della fortunatissima serie EOS di Canon, questa 650 fu la prima ad introdurre il sistema di lenti EF, pensato per il funzionamento con le ottiche autofocus. Allora forse non era ancora chiaro, ma la EOS 650 nel 1987 fece da apripista alla storica serie di macchine e obiettivi EF di Canon. Il sistema EF era ingegnerizzato talmente bene che Canon non ne introdurrà uno nuovo fino al 2018, con la presentazione della EOS R, la prima mirrorless dell’azienda e la prima fotocamera ad inaugurare il nuovo sistema RF.
Finite ormai nel dimenticatoio dell’informatica, le fotocamera digitali di Apple vissero il loro momento di gloria per tre anni, dal 1994 al 1997, fino al ritorno di Steve Jobs alla guida dell’azienda di Cupertino. I modelli prodotti furono 3, in diversi formati, due realizzati da Kodak e uno da Fujifilm. Avevano una risoluzione di soli 0,3MP e costavano circa 700$, vendettero abbastanza bene in specifici mercati, ma oggi si ricordano principalmente come cimeli per appassionati del marchio della Mela morsicata.
Nel 1997, in un momento in cui la transizione dall’analogico al digitale cominciava ad apparire ormai inevitabile, Olympus lanciò il secondo modello della sua compattina Mju. Nonostante il formato compatto, la Mju-II era in grado di scattare ottime foto, tanto che oggi è una delle più costose compatte a pellicola che si possano trovare sul mercato dell’usato per appassionati della fotografia analogica.
Nel 1999 era già chiaro che i tempi, per la fotografia, stessero cambiando. Non molti si ricorderanno del VP-210 per le sue caratteristiche telefoniche, ma al telefonino di Kyocera spetta sicuramente un posto d’onore in questa lista per l’introduzione della prima fotocamera in un cellulare. Gli smartphone e Instagram erano ancora lì da venire, ma di sicuro chi avesse guardato a questo prodotto senza pregiudizi avrebbe potuto intravedere le avvisaglie delle rivoluzioni che avrebbero sconvolto il mercato della fotografia nel decennio successivo.
Sempre nel 1999 un grande marchio della fotografia di stava preparando per tempo al cambiamento che stava avanzando. La D1, la prima fotocamera digitale di Nikon, fu presentata il 15 di giugno di quell’anno: aveva un sensore da 2,3 Megapixel, una risoluzione oggi inaccettabile anche sul più economico degli smartphone, e poteva scattare 4,5 fotogrammi al secondo.
Sei anni furono più che sufficienti a cambiare totalmente la faccia del mercato fotografico. Nel 2005 Canon introdusse la sua EOS 5D, la prima di una serie di quattro fotocamere (EOS 5D Mark II, Mark III e Mark IV) che si imporranno di fatto come lo standard assoluto per i professionisti della fotografia (almeno, per i Canonisti) per tutto il decennio successivo. La 5D Mark IV è ancora oggi la fotocamera di ordinanza di un’ampia schiera di fotografi professionisti. Da un certo punto di vista, Canon fu anche vittima di questo successo: proprio la cautela nello scontentare i clienti più fedeli può essere vista come una delle ragioni del “ritardo” con cui il marchio giapponese si è affacciato sul settore dell mirrorless. Oggi l’equivalente mirrorless della EOS 5D è la nuovissima Canon EOS R5.
In questa lista Fujifilm merita un posto d’onore per il modo in cui il marchio è riuscito a risollevarsi dalla crisi epocale della pellicola. L’azienda ha saputo rinnovarsi come poche altre, esplorando altri settori industriali in cui il suo know how della chimica dei film sottili è ancora ben pagato e lanciando una serie di fotocamere digitali molto interessanti. Fra queste abbiamo scelto la serie X-Pro (inaugurata nel 2012) perché incarna al meglio l’estetica retrò del brand giapponese. Con la X-Pro 3, l’ultima nata della serie, Fuji si è spinta ancora oltre nel regno della nostalgia, creando un’ottima fotocamera digitale il cui schermo posteriore è normalmente tenuto chiuso e nascosto, in favore di un piccolo schermo che mostra invece la tipologia di effetto pellicola selezionato e le caratteristiche di scatto.
Dopo l’acquisizione di Minolta e Konica nel 2006, il brand giapponese aveva riscosso qualche successo con le sue reflex con specchio traslucido. Sarà però la nuova serie di mirrorless professionali alpha 7, però, a catapultare Sony nell’empireo della fotografia con fotocamere dalle caratteristiche avanzatissime che piacciono soprattutto ai professionisti multimediali e ai filmmaker.
Se nelle serie televisive e nei film, nel corso dell’ultimo lustro, si sono moltiplicate le riprese aeree il merito è praticamente di una singola azienda produttrice di droni video: DJI. I droni del colosso cinese hanno contribuito a rivoluzionare anche il settore della fotografia e della land art, con prodotti come il DJI Mavic Pro. Lanciato nel 2016, il drone video compatto di DJI si controlla dallo smartphone e può produrre foto e video di altissima qualità. È anche pieghevole ed estremamente compatto, oltre che economico: gli ultimi modelli si comprano con poco più di 500€.
A legittimare ulteriormente la presenza di DJI in una lista dedicata alla fotocamere: la recente acquisizione dello storico marchio Hasselblad da parte dell’azienda.
In un elenco sulle macchine fotografiche che hanno fatto la storia, non può mancare la fotocamera che ormai tutti portiamo in tasca: l’iPhone. Avremmo potuto inserire il primo iPhone, quello del 2007, ma abbiamo scelto anzi di chiudere con il modello più recente e più potente di sempre: iPhone 12 Pro Max.
L’importanza dell’iPhone - e di pochi altri telefoni Android, come i Pixel di Google o i Mate e P di Huawei - nell’evoluzione del settore fotografico è facile da sottostimare e si può cadere facilmente nella tentazione di derubricare questi prodotti a giocattoli per non professionisti. La realtà dei fatti però è un’altra: gli smartphone hanno letteralmente distrutto il mercato delle fotocamera compatte, quelle con cui i grandi del settore come Canon e Nikon facevano i veri profitti.
Non solo: hanno contribuito a introdurre e sviluppare il concetto di fotografia computazionale, cioè una nuova forma di realizzazione delle immagini fotografiche digitali che si affida al software per sopperire alle carenze dell’hardware. Le regole dell’ottica non permetteranno mai agli obiettivi montanti sul sensore minuscolo di un iPhone di ottenere gli stessi effetti o gli stessi colori di un obiettivo montato su una Canon R5, che ha una superficie di vetro superiore a quella del display dello smartphone e pesa almeno dieci volte tanto. Tuttavia il software che gira sull’iPhone riesce a sopperire talmente bene - e in totale autonomia - da aver abilitato la possibilità di creare contenuto fotografico di livello professionale con oggetti che, in fondo, avevamo inventato solo per telefonare.