Il numero di giugno – Domus 1047 – si concentra sul tema della comunità, riflettendo su come questi ultimi mesi, in cui abbiamo condiviso vulnerabilità e isolamento, ci hanno fatto riconsiderare il valore della comunità a tutti i livelli. David Chipperfield nel suo editoriale analizza il significato della parola ‘comunità’ in questo momento delicato. Il guest editor afferma infatti che “Il nostro impegno a favore dell’idea di comunità sarà sottoposto a un severo scrutinio”.
Nell’Agenda di questo mese Eric Klinenberg rivela con chiarezza che la forza di una comunità può influenzare le nostre aspettative di vita. Rory Olcayto sottolinea come la nostra iniziale fiducia nell’architettura si sia incrinata dopo decenni di dominio del mercato. Vittorio Magnago Lampugnani si interroga sul ruolo del progettista, suggerendo di disegnare ‘attivamente’ gli spazi aperti vitali, studiando la “memoria di strategie” dell’architettura urbana storica.
Domus 1047 è in edicola: “La ricerca della comunità”
In questo numero: David Chipperfield visita lo studio di Tatiana Bilbao; Vittorio Magnago Lampugnani si interroga sul ruolo del progettista in questo momento delicato; Anselm Kiefer disegna la casa dove ha trascorso l’infanzia e altro ancora. Sfoglia la gallery e scopri i contenuti del numero di giugno.
Testo Eric Klinenberg. Foto Doublespace/View Pictures/Universal Images Group via Getty Images
Testo Rory Olcayto. Immagine courtesy Hagley Museum and Library. Philadelphia Saving Fund Society records
Testo Vittorio Magnago Lampugnani. Immagine © Norman B. Leventhal Map Center
Testo David Chipperfield. Foto Ana Hop
Testo Jorge Carvalho e Pedro Bandeira. Foto Johannes Marburg
Testo Jorge Carvalho e Pedro Bandeira. Foto Lluc Miralles
Testo Jorge Carvalho e Pedro Bandeira. Foto Iwan Baan
Testo Studio Formafantasma. Immagine Museo Nacional del Prado. © Foto MNP / Scala Firenze
Testo Jasper Morrison e Francesca Picchi. Foto courtesy of Deepraj Enterprises, Pune, India
Testo e immagine Anselm Kiefer
Testo Jaume Mayol. Foto Luis Díaz Díaz
Testo Rik Nys. Foto © Historic Collection / Alamy Foto Stock
Testo Carlos Moreno. Foto Getty Images
Testo Fulvio Irace. Foto Archivio Domus
Testo Giulia Guzzini
Testo Jonathan Griffin. Foto Rainer Jensen dpa/ lbn / Ipa. Novembre / November 2008
Autore Thomas Demand
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- La redazione di Domus
- 04 giugno 2020
David Chipperfiled visita virtualmente lo studio di Tatiana Bilbao, mentre in Affinità, gli architetti portoghesi Jorge Carvalho e Pedro Bandeira selezionano tre progetti di edilizia residenziale costruiti in aree postindustriali di Barcellona, Zurigo e Los Angeles.
Nella sezione Design e Arte, lo studio Formafantasma mette in discussione il predominio del pensiero centrato sull’uomo, spingendolo a evolversi in un approccio più sinergico tra specie e discipline. La rubrica mensile curata Jasper Morrison e Francesca Picchi si focalizza sulle qualità che contribuiscono a fare un “buon oggetto”, dalle idee iniziali fino all’utilizzo. L’artista Anselm Kiefer illustra il progetto su cui sta lavorando per ripristinare la casa dove ha trascorso l’infanzia.
Tra le Riflessioni, Jaume Mayol analizza i lavori dello studio spagnolo TEd’A Arquitectes rivedendo i disegni di un’abitazione privata a Palma di Maiorca. Rik Nys riporta la storia delle costruzioni prefabbricate, tracciando una mappa delle implicazioni culturali e politiche di questo approccio. Carlos Moreno spiega il suo progetto per Parigi, una Città dei 15 minuti, il quale ha attirato l’attenzione del sindaco. Fulvio Irace rivisita Domus sotto la direzione di Ernesto Nathan Rogers, che ha guidato la pubblicazione all’indomani della Seconda guerra mondiale.
Nel Diario di questo mese, pagine dedicate all’attualità, Tobia Zevi immagina la città nella quale vorremmo vivere post-coronavirus. Nella sezione dedicate all’arte Valentina Petrucci parla di come la vita di un artista venga percepita attraverso la tela. Loredana Mascheroni descrive il progetto di una casa-atelier a Berlino, in equilibrio tra minimalismo e decoro, mentre Elena Sommariva ci coinvolge in una conversazione intrattenuta con la designer Patricia Urquiola. Conclude la sezione di questo mese un caffé virtuale tra il direttore editoriale Walter Mariotti e Gian Arturo Ferrari, deus ex machina dell’editoria, che ci spiega perché la diffusione della cultura debba salire dal basso.
La ricerca di Eric Klinenberg rivela con chiarezza che la forza di una comunità può influenzare le nostre aspettative di vita. Klinenberg sostiene che dobbiamo riconoscere le condizioni spaziali dell’infrastruttura sociale come una forma prioritaria d’investimento pubblico: non solo ricostruendo i luoghi pubblici degradati, ma anche “creando meccanismi per una buona interazione sociale” nei nuovi progetti attraverso partecipazione e collaborazioni interdisciplinari intelligenti.
Rory Olcayto sottolinea come la nostra iniziale fiducia nell’architettura si sia incrinata dopo decenni di dominio del mercato. Per riguadagnarla, sostiene, l’architettura dovrebbe essere ‘ultrapratica’, creare spazi dove liberare il nostro potenziale ed edifici dove tornare a “imparare insieme”.
Vittorio Magnago Lampugnani ci ricorda che “la città è una comunità costruita” e che dovrebbero essere le aree libere da edifici a determinarne la forma, lasciando al settore privato gli spazi residui. Tuttavia, ci suggerisce di progettare ‘attivamente’ questi spazi aperti vitali, studiando la “memoria di strategie” dell’architettura urbana storica “per trovare soluzioni adeguate alle esigenze contemporanee”.
Adattandoci alle condizioni imposte dal lockdown, questo mese effettuiamo una visita da remoto allo studio di Tatiana Bilbao a Città del Messico per parlare della sua carriera, dei suoi progetti recenti e del futuro della nostra professione. Impegnata a fondo tanto nei riguardi delle pressanti questioni sociali del suo Paese quanto nel più ampio dibattito internazionale grazie all’attività accademica e ai progetti all’estero, Bilbao persegue la professione in modo stimolante e coerente, ponendo sempre al centro del progetto la qualità della vita e i bisogni della comunità, indipendentemente dal committente e dalla località.
More than Living, Zurigo. Duplex Architekten
La Borda, Barcellona. Lacol arquitectura cooperativa
Star Apartments, Los Angeles. Michael Maltzan Architecture
La definizione di design dello Studio Formafantasma mette in discussione il predominio del pensiero centrato sull’uomo, spingendolo a evolversi in un approccio più sinergico tra specie e discipline. Più necessario che mai, questo nuovo atteggiamento dovrebbe essere “fondamentale per lo sviluppo di strumenti di conversazione e scambio”.
Pensando alla sostenibilità del design, Jasper Morrison e Francesca Picchi spiegano come sia necessario prestare maggiore attenzione all’intera gamma delle qualità che contribuiscono a fare un “buon oggetto”: dalle idee iniziali fino all’utilizzo.
Questo mese pubblichiamo il progetto a cui l’artista Anselm Kiefer sta lavorando per ripristinare la casa dove ha trascorso l’infanzia. Se Kiefer è famoso per le opere spesso monumentali che esplorano mito, storia e memoria collettiva, questo progetto continuativo si concentra invece su un mondo più personale.
Jaume Mayol ci spiega la metologia progettuale di TEd’A Arquitectes, rivedendo i disegni di un’abitazione privata a Palma di Maiorca, disegni che hanno permesso di “trovare le regole necessarie” al progetto prima di costruirlo.
Rik Nys analizza la storia delle costruzioni prefabbricate, tracciando una mappa delle implicazioni culturali e politiche di questo approccio. La capacità di costruire in modo più veloce ed economico, oltre che più ecologico, potrebbe dare un aiuto sostanziale nell’affrontare l’odierna carenza di alloggi, ma se vogliamo che si tratti di una soluzione duratura non dobbiamo ripetere i recenti errori che portano a compromettere la qualità della vita.
A Parigi, la proposta di Carlos Moreno per una Città dei 15 minuti ha attirato l’attenzione del sindaco. Verosimilmente più rilevante oggi che in passato, la sua ‘cronoubanistica’ mira a ridurre gli spostamenti pendolari e a rafforzare le comunità locali all’interno della capitale.
Fulvio Irace rivisita Domus sotto la direzione di Ernesto Nathan Rogers, che ha guidato la pubblicazione all’indomani della Seconda guerra mondiale. Il suo appello a “costruire la società” è d’ispirazione per trovare risposte, con parole e progetti, in questo periodo dominato dall’incertezza.
L’essere forzatamente chiusi in casa per settimane a causa del massiccio lockdown impostoci dall’emergenza sanitaria da Covid-19 ha spinto molti di noi a trovare modi non convenzionali per connettersi con i colleghi, gli amici, la scuola e la famiglia. Abbiamo passato questo tempo nella nostra casa cercando di abituarci al radicale cambiamento di stile di vita che il virus ha portato. Ora che abbiamo cominciato a pensare alla fine della crisi e a come sarà il mondo dopo, guardiamo con fiducia a questa ritrovata centralità della sfera domestica che porterà probabilmente molti a voler investire per migliorare gli ambienti in cui vivono.
Il Berliner Stadtschloss sorge nel centro di Berlino dal XV secolo e ha ospitato, in successione, i re di Prussia e gl’imperatori di Germania. Nel 1959 i suoi ruderi postbellici vennero fatti saltare con la dinamite dal Governo della Germania Est, e nel 2007 il Bundestag deliberò che tre lati dello Stadtschloss fossero ricostruiti intorno a un nucleo modernista, che avrebbe ripreso lo schema dell’edificio originale. Thomas Demand ha raffigurato il collegamento di queste due impostazioni divergenti.