Come stiamo indossando le mascherine

Quando siamo fuori casa portiamo le mascherine, quasi mai utilizzandole come mascherine. Lo raccontano in esclusiva per Domus i disegni di Emilio Lonardo.

Sotto il mento. All’orecchio. Qualcuno anche in fronte. L’obbligo di indossare mascherine è interpretato in Italia in maniera creativa, basta fare un giro in strada o al parco per accorgersene. La funzione del dispositivo di protezione individuale è passata in secondo piano: di fronte all’ordine di portare una mascherina, questa si è trasformata in un orpello, è stata interpretata come un accessorio da indossare, come una targhetta da mostrare in caso di controllo delle autorità. Il designer Emilio Lonardo cattura questo epifenomeno della quarantena con alcune illustrazioni per Domus.

La mascherina come la stiamo conoscendo ha poco più di cento anni di vita e da allora il suo design è cambiato ben poco. La sua introduzione durante una pandemia risale si deve a un medico cinese nato nel Penang, oggi Malesia, che aveva studiato a Cambridge. Chiamato dagli uffici dell’Impero per trovare una soluzione alla terribile pandemia che aveva colpito la Manciuria, la peste polmonare che faceva strage del 99% dei malati, Wu Lien-teh si ispirò alle mascherine dei chirurghi, in Occidente da in uso fine Novecento, per crearne una nuova tipologia, facilmente realizzabile a partire da una garza chirurgica, composta da più strati. Questa soluzione alla diffusione dell’epidemia era talmente inedita che immediatamente attirò le critiche di Gerald Mesny, un medico che era sul posto proprio per sostituire Wu; il francese rifiutò di indossare la maschera e morì due giorni più tardi.  Furono prodotte e distribuite alla popolazione 60mila mascherine e la Manciuria venne messa in quarantena. Un decennio più tardi, le mascherine furono ampiamente utilizzate per proteggersi dalla Spagnola. Ci restano molte immagini in bianco e nero di gente che le indossa. Nessuno però le portava in fronte, o sotto il mento.