Scampia, quartiere napoletano noto per il degrado ambientale e socio-economico di cui le mastodontiche “Vele” cementizie sono immagine tristemente rappresentativa, sta per risorgere a nuova vita. Ad accendere la speranza è Piloda Building/Operazione Srl, divisione di Piloda Group, azienda leader nella riqualificazione e conservazione del patrimonio storico e culturale, impegnata nella trasformazione del quartiere-simbolo di abbandono in un ecosistema urbano inclusivo e sostenibile.
L’intervento rientra nell’ambito del più vasto programma di rigenerazione “ReStart Scampia", finanziato con 159 milioni di euro da Fondi Pnrr, Pon Metro e Periferie, che prevede complessivamente la demolizione delle Vele “Gialla” (il cui abbattimento è già concluso) e “Rossa”, la riqualificazione della Vela “Celeste” e la costruzione di 433 nuovi alloggi energeticamente autosufficienti, oltre a spazi per agricoltura urbana, un parco pubblico, una fattoria didattica, un mercato di prossimità, una scuola per l’infanzia e un centro civico per attività sociali e culturali. "Re Start non è solo un progetto di riqualificazione urbana, ma un ponte tra memoria e futuro” dichiara Emanuele di Palo, Ceo della Divisione Building di Piloda Group. “La trasformazione di Scampia non significa cancellare, ma dare nuova vita, restituendo dignità a un quartiere che ha sempre avuto una forte identità per la nostra città”.

L’operazione di Piloda Building da 50 milioni di euro riguarda la realizzazione nell’ex Lotto M (suddiviso in due lotti: Lotto A, Edifici A1, A2, A3 e Lotto L) di un ecoquartiere con standards di massima efficienza energetica che prenderà vita entro due anni. Il progetto, a firma dello studio di architettura internazionale Settanta7, è inteso non come un'operazione di restyling ma come atto di profonda attenzione sociale, capace di restituire dignità e identità al luogo. “Crediamo che questo progetto di riqualificazione sia un esempio virtuoso di come l’architettura possa dialogare con il patrimonio storico di Napoli, dando alla città un nuovo e contemporaneo quartiere che arricchisca al tempo stesso il contesto urbano” ha dichiarato l’architetto Daniele Rangone, cofondatore e chief vision officer di Settanta7.
E il dialogo con il contesto è la cifra dell’iniziativa: nuovi corpi di fabbrica per edilizia sociale, cromaticamente e volumetricamente diversificati, combinano ricerca estetica ed efficienza grazie a soluzioni impiantistiche di facile gestione e manutenzione e a materiali duraturi, dialogando con l’esistente del cui passato tormentato i graffiti sono laconica testimonianza: tra questi, la scritta (preservata) “non siamo noi il problema”, che invita le amministrazioni pubbliche, tra l’ altro, a fare qualche riflessione sui nodi platealmente irrisolti dei propri territorio.

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