Jan Lefevere, dello studio Kaai 7, ha instillato nuova vita ad una casa a schiera del 1962 nel centro cittadino, originariamente adibita a studio dentistico ma da tempo in disuso. A salvare il fabbricato dalla demolizione, un progetto teso a valorizzarne il carattere brutalista, leggibile nella trama materica in laterizio a vista di facciata e nelle strutture esposte che alternano solette in cemento armato a putrelle in acciaio a supporto di solai latero-cementizi.
Il progetto ha riguardato la ristrutturazione dell’edificio e un ampliamento sul retro, verso il giardino.
Nodo centrale della progettazione è stato garantire un ottimale ingresso di luce naturale nell’abitazione, soffocata nel corso degli anni dalle volumetrie dei fabbricati circostanti. A questo scopo, la soletta in cemento
armato sopra la cucina e la zona giorno è stata squarciata da un vertiginoso buco circolare che interconnette i due livelli del nuovo doppio volume, introiettando la luce in profondità e conferendo agli spazi un carattere insolitamente giocoso.

Con minuzia filologica, lo studio ha voluto sprigionare l’aura ruvida e robusta del fabbricato, portando a vista i materiali originali al grezzo (dalle strutture in cemento armato gettato in casseforme lignee, ai blocchi di vetro Lumax, attribuiti a Le Corbusier e Charlotte Perriand) e conservando gli elementi di pregio (la scala, i sanitari, l’illuminazione e le pannellature lignee dei mobili).
Un vivace gioco di contrasti anima i locali: arredi morbidi e invitanti dialogano con mobili scarni in legno grezzo dal tratto quasi monastico mentre allegre pennellate bicrome stemperano l’austerità degli ambienti: blu acceso nei pavimenti, nelle tende e nelle finestre della facciata anteriore, rosa antico negli elementi strutturali in acciaio e nelle finestre della facciata posteriore.


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