“Faire plus avec moins”, fare più con meno: il motto dello studio francese Lacaton & Vassal, premio Pritzker dell’architettura nel 2021, calza come un guanto anche per le Olimpiadi che si sono appena concluse. Prima edizione ad avere rifiutato il modello del parco olimpico centralizzato, Paris 2024 resterà associata all’idea di capillarizzazione e adattamento tra i vari siti e landmark della città, tanto per i luoghi della competizione sportiva che per la cerimonia di apertura lungo il corso della Senna. Prima padrona di casa olimpica ad aver applicato l’Agenda 2020 del Comitato Olimpico Internazionale, insieme di linee guida per un’Olimpiade più sobria dove non è la città a adattarsi all’evento, ma l’evento a adattarsi alla città e alle sue caratteristiche economiche, architettoniche e sociali, Paris 2024 sarà anche ricordata per aver realisticamente contribuito all’abbassamento dell’impronta carbone dei giochi.
Vi raccontiamo la nuova Parigi
Paris 2024 ha rappresentato un giro di boa rispetto al paradigma imperante dei grandi eventi sportivi. Una eredità che ha buone possibilità di rivelarsi longeva, oltre che maggiormente sostenibile: a un mese dalla chiusura dei Giochi Olimpici, facciamo un bilancio.
View Article details
- Giulia Zappa
- 17 settembre 2024
Le Olimpiadi, un volano a favore della comunità locale
Abbandonata qualsiasi volontà faraonica, Paris 2024 riutilizza al massimo l’esistente. La strategia si spiega su due livelli: quello di immagine e quello al servizio delle comunità locali. L’equitazione nel parco di Versailles, il beach volley sotto la Tour Eiffel, la scherma al Grand Palais, lo skate a Place de la Concorde sfruttano una scenografia cittadina preesistente e indiscutibilmente iconica giocando tanto sulla leva della riconoscibilità che sulla promozione territoriale – da cui l’aspettativa di un ritorno indiretto di investimento, che per lo stato francese ammonta a 2 miliardi di euro per un budget totale di 9 miliardi, non necessariamente concentrata sull’estate 2024 quanto sui mesi e gli anni a venire.
Non è la città a adattarsi all’evento, ma l’evento a adattarsi alla città e alle sue caratteristiche economiche, architettoniche e sociali, Paris 2024 sarà anche ricordata per aver realisticamente contribuito all’abbassamento dell’impronta carbone dei giochi.
Numerosi impianti sportivi pubblici, tra cui cinque nella capitale, sono stati poi riabilitati grazie ai fondi olimpici: modernizzati, oltre che resi più accessibili ed energicamente sobri, offriranno un lascito tangibile alla cittadinanza locale e sfrutteranno i materiali di risulta in un’ottica circolare. Senza parlare delle piste ciclabili: dopo aver promesso i primi giochi accessibili con trasporto pubblico, Parigi è riuscita solo parzialmente ad inaugurare tutte le estensioni di linee di metro pianificate – tra quelle andate a buon fine rientra la linea 14, che ora collega direttamente l’aeroporto di Orly – ma ha beneficiato di un ulteriore potenziamento delle sue ciclovie. Guadiamo dunque al bicchiere mezzo pieno: le “Olympistes”, un circuito da 60 km, ha infatti permesso di spostarsi in bici tra tutti i siti olimpici, mentre 30 km ulteriori sono stati realizzati solo nella Parigi intra muros.
Le nuove strutture
Un unico impianto sportivo, il Centro Aquatico Olimpico, a firma VenhoevenCS e Ateliers 2/3/4/, rientra nella scarna lista degli edifici realizzati ex novo. Anch’esso costruito in un’ottica di sobrietà, si distingue per l’uso di materiali organici, in primis i 2700 m3 di legno, oltre che per gli altissimi standard di efficienza energetica e per un impianto fotovoltaico sul tetto da 4600 mq, tra i più grandi di Francia. Dopo l’uso olimpico e paraolimpico, il centro sarà a disposizione della cittadinanza della Seine-Saint-Denis, nella periferia nord di Parigi, tanto per gli sport acquatici che per altre discipline.
© Simon Guesdon
© Simon Guesdon
© Simon Guesdon
© Simon Guesdon
© Simon Guesdon
© Simon Guesdon
© Simon Guesdon
© Simon Guesdon
Anche nel caso del villaggio degli atleti, realizzato tra i comuni di Saint-Ouen-sur-Seine, Île Saint-Denis e Saint Denis su 52 ettari della periferia nord parigina lungo il canale dell’Ourcq, il filo rosso della sobrietà non viene smentito. Edificati in un’ex area industriale in parte dismessa, gli 82 edifici destinati a 14.000 sportivi hanno fatto voto di sostenibilità sulla durata: oltre all’impiego del legno per le facciate e parte della struttura, sono pensati per adattarsi alle condizioni climatiche previste nel 2050, quando Parigi si dovrà confrontare con temperature capaci di superare i 40 gradi.
Abbandonata qualsiasi volontà faraonica, Paris 2024 riutilizza al massimo l’esistente. La strategia si spiega su due livelli: quello di immagine e quello al servizio delle comunità locali.
Non dotati di aria condizionata, gli edifici dovrebbero comunque garantire condizioni di vivibilità: stando alle simulazioni, con temperature interne di 23 gradi a fronte dei 37 esterni. Il masterplan, progettato da Dominique Perrault Architecture nel 2015, supera il concetto di enclave e guarda alla rigenerazione del territorio e del tessuto connettivo tra i diversi comuni – tra cui una parte ubicata sulla piccola isola di Saint Denis, collegata alla riva da un ponte pedonale - come ad un’opportunità di rilancio economico per una delle aree più povere di Francia. Nel 2025, sono 6000 i residenti attesi, a cui si aggiungono gli altrettanti beneficiari di uffici, commerci, servizi, oltre che di sei ettari di spazi verdi.
La sostenibilità ambientale, l’economica circolare
La ritrovata balneabilità della Senna, tra i bagni dei politici e le polemiche legate alla sicurezza degli atleti per le gare di triathlon, hanno spesso conquistato i titoli di prima pagina. Questo risultato, conquistato sul filo del rasoio ma comunque spettacolare, ha finito per offuscare altri traguardi. Tra questi, il sistema di noleggio, e non di acquisto, del 75% dell’attrezzatura sportiva per Paris 2024, presa in affitto dai circoli sportivi francesi. Quanto agli arredi utilizzati per i Giochi, la lista della spesa è stata scremata all’essenziale, passando dagli 800.000 iniziali ai 600.000 pezzi realmente installati. I quali, dopo questa estate, troveranno un nuovo utilizzo.
Una nuova narrativa
Un ultimo lascito, infine, è quello non solo dell’esperienza dei visitatori, ma anche dello scenario progettato in funzione dei miliardi di telespettatori che, da ogni latitudine, hanno seguito l’evento a distanza. La nuova narrativa dell’olimpismo di Parigi, infatti, ha saputo rompere gli argini di un perimetro relegato ai soli spazi sportivi, riallacciando i legami tanto con l’architettura delle esposizioni universali che con i più svariati angoli della città, usati come strategica e appetibile cartolina. Una eterogeneità di spazi che ha finito per alimentare un immaginario, certo già forte nel caso della capitale francese e di tutti i cliché che la popolano, e che è riuscita anche a trasformare la diversità in un valore inclusivo: a vantaggio degli atleti paraolimpici, in primis, come della più ampia società francese, quella dell’immigrazione e delle banlieues, mai come in questo caso tanto presente, vitale ed eminentemente repubblicana.
Immagine di apertura: Ugo Gattoni, manifesto ufficiale dei giochi di Parigi 2024. Courtesy Paris 2024