Dalla Serpentine Gallery di Londra al Maxxi di Roma, dal Centre Pompidou di Parigi alla Biennale di Venezia: Hema Upadhyay era una delle migliori rappresentati della scena artistica indiana.
Hema Upadhyay
Uccisa l’11 dicembre in circostanze ancora poco chiare, Hema Upadhyay era una delle figure più interessanti del panorama artistico indiano, nota per le sue piccole installazioni a parete.
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- 15 dicembre 2015
- Mumbai
Nella sua opera, esposta per la prima volta in Italia nel 2009 con la mostra personale in occasione della ri-apertura del MACRO di Roma con la curatela di Luca Massimo Barbero, ha spesso affrontato il tema della migrazione, vissuta in prima persona quando la guerra indo-pachistana la costrinse a lasciare la sua città natale nel nord del paese per stabilirsi a Mumbai.
Per “The Great Game”, il padiglione iraniano alla Biennale di Venezia, curato da Marco Meneguzzo e Mazdak Faiznia, realizza una serie di uccelli d’argilla, simbolo della migrazione e di un’indagine psicologica che guarda mentalità degli individui/uccelli immigrati/sfollati: “pensiamo, guardandoli, al ricercato mimetismo della loro livrea, come al tentativo di mostrarsi per quello che non si è, come spesso avviene nei rapporti sociali, soprattutto se condotti da un immigrato che si sente straniero nel posto dove è arrivato” scrive Meneguzzo.
Nata nel 1972, Hema Upadhyay è stata uccisa insieme al suo avvocato nella notte dell’11 dicembre a Mumbai, per motivi ancora ignoti.