Sono stati proclamati la scorsa settimana al Domaine de Boisbuchet i vincitori del concorso bandito da Corticeira Amorim con Domaine de Boisbuchet. Lo studio di design portoghese Pedrita ha coordinato il laboratorio finale del concorso. Il risultato è un'ampia panoramica dei futuri usi del sughero.
Grégoire Basdevant: Perché avete partecipato a questo concorso collegato a un laboratorio?
Pedrita: Il nostro primo incarico da parte di Amorim (la prima fase del progetto si è svolta in Portogallo perché eravamo stati incaricati da Amorim di collaborare alla nuova collezione) consisteva nel lavorare alla collezione Materia, comprendente oggetti di sughero in grado di attirare in un certo modo l'attenzione del pubblico verso il materiale e tutte le sue potenzialità. In quell'occasione abbiamo lavorato su un'ampia gamma di possibilità relative alle qualità materiali del sughero. L'obiettivo principale è stato quello di sviluppare queste qualità e applicarle al meglio a oggetti che trovassero collocazione nella casa.
Quali sono le prime riflessioni fatte nel corso della ricerca per Amorim?
Per noi, che siano portoghesi, il sughero è un materiale consueto, usato per molti oggetti tradizionali. Era difficile disfarsi della nostra memoria degli oggetti tradizionali. Ma dopo aver ricevuto il campionario e aver visitato la Amorim siamo stati in grado di concepire l'incredibile numero di possibilità di trasformazione del materiale… l'ampia varietà di compositi e di varianti della materia è stata una forte fonte d'ispirazione.
Il futuro del sughero
"The future of cork applications" è un concorso di design organizzato da Amorim e Domaine de Boisbuchet con un workshop finale coordinato dai portoghesi Pedrita. Annunciati la scorsa settimana, i progetti vincitori offrono un'ampia panoramica sui futuri usi del sughero.
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- Grégoire Basdevant
- 24 settembre 2012
- Lessac
Il concorso e il laboratorio di Boisbuchet hanno rappresentato per voi una seconda fase della ricerca. Che cosa ne è risultato?
C'è ancora molta sperimentazione da fare sulla trasformazione e sui limiti del sughero. Nel laboratorio abbiamo avuto occasione di seguire e suggerire alcune delle sperimentazioni che avevamo già condotto prima o che intendevamo condurre in futuro. Il laboratorio del concorso è stato particolarissimo. C'è stato un gran lavoro preparatorio, fatto in precedenza con i partecipanti selezionati. Tutti erano ben consci dei limiti del laboratorio e attenti a una buona preparazione di tutti i materiali richiesti dai loro prototipi. Tutti sapevano esattamente da dove partire una volta recatisi sul posto. Siamo rimasti molti contenti dei venti concorrenti selezionati. È stata una settimana straordinaria con un sacco di duro lavoro. Ma accanto a tutto il lavoro duro c'è stato anche spazio per il rispetto reciproco e per godersi Boisbuchet.
Il progetto vincitore (Cork Beehive di Anna Loskiewicz) mescola varie finiture superficiali. Dal punto di vista visivo è il progetto più innovativo?
Dal punto di vista visivo era l'unico che si staccasse dagli altri. C'erano parecchi particolari funzionali che Anna aveva elaborato molto bene come elementi visivi. Ed era giusto che fosse così, considerando l'obiettivo cui la progettista puntava con il suo progetto.
C'è anche un suggerimento innovativo sull'uso del sughero?
È stato uno dei punti più importanti discussi prima di scegliere il vincitore. È un prodotto romantico, che richiama l'attenzione su alcuni temi importanti che oggi vanno sempre più presi in considerazione. Soprattutto se si lavora su prodotti che vanno messi sul mercato. Ma non dev'essere qualcosa che ci si sforza di raggiungere, dev'essere qualcosa che si è sempre tenuto presente, non importa se in un progetto oppure nelle scelte di tutti i giorni (per esempio: per quanto ci piaccia l'ananas, c'è proprio bisogno di mangiarla un pasto sì e uno no quando siamo a Boisbuchet?!).