La mostra Robotica. Tra arte e tecnologia, precedentemente ospitata alla UGM, Galleria d'Arte di Maribor, capitale europea della cultura 2012, presenta, presso il Centro Espositivo Sloveno A plus A, i lavori di artisti sloveni che dalla metà degli anni '90 hanno trattato il tema della tecnologia, affidandosi a diversi media, pratiche ed espressioni.
Il comune denominatore di queste opere è l'uso della tecnologia digitale, intesa non solo come software, bensì come hardware: macchine robotiche capaci di costruire installazioni che interagiscono con l'osservatore e producono sensazioni, situazioni, spazi.
L'uso di questi media rappresenta per la Slovenia degli ultimi vent'anni un modello per la cultura europea dell'arte digitale: proprio a Lubiana infatti è nata la Net-Art, in laboratori come Ljudmila, dove personaggi come Vuk Cosic hanno fondato un movimento, capace di coniugare l'aspetto robotico della tecnologia (dal significato di robos, robot, inteso come lavoro pesante al posto dell'uomo) al pensiero.
I lavori esposti sono robot che interagiscono col fruitore, oggetti autonomi, in grado di muoversi e interagire con il visitatore. Presenti i lavori di artisti sloveni quali Sreco Dragan, Dušan Bucar, Luka Drinovec, Borut Savski, Stefan Doepner, Boštjan Kavcic che hanno esposto a partire dal 1994 al Festival Internazionale di Computer Art di Maribor, curato da Jože Slacek.
Robotica non vuole semplicemente essere un'esposizione di opere d'arte, ma vuole mettere in discussione anche il concetto di spazio espositivo: molti oggetti presenti infatti hanno presentato notevoli difficoltà di conservazione e manutenzione. Queste opere infatti sono tali sono nel momento in cui c'è interazione tra lo spettatore e l'oggetto: si pensi che molti oggetti presentati a Maribor nel '94 non sono più funzionanti proprio a causa dell'inadeguatezza delle sedi espositive.
Robotica. Tra arte e tecnologia
La mostra al Centro A plus A raccoglie alcuni robot interattivi creati dai più noti artisti sloveni dalla metà degli anni '90 e pone l'accento sulle notevoli difficoltà di conservazione e manutenzione di queste opere in una sede espositiva.
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- Carlo Biasia
- 18 maggio 2012
- Venezia
Visitando gli spazi del centro espositivo ci si confronta allora con opera quali Rombot.1, di Boštjan Kavcic, composta da una cinghia di trasmissione, un piccolo motore, una batteria e un sensore a infrarossi che viene attivata attraverso l'interazione con lo spettatore. Non appena il sensore a infrarossi rileva un movimento, viene attivato il motore elettrico che provoca il movimento caotico del robot. Lo scopo del lavoro è quello di sviluppare macchine primitive, costituite da semplici elementi tecnologici e materiali di scarto, in grado di interagire con lo spettatore: il robot allora diventa la metafora del sistema geopolitico attuale, che si sta sviluppando in modo pericoloso e imprevedibile.
Il lavoro di Robertina Šebjanic & Luka Frelih è un esempio di emozionalità tecnologica, un'installazione ambientale interattiva che si concretizza solo con l'interazione dello spettatore. Quattro Pufi plastici, si illuminano e producono suoni e luci, al tatto. I quattro oggetti funzionano da rete sensoriale sensibile e il visitatore, attraverso il senso del tatto viene coinvolto nella "biosfera attivata dai sensori interattivi". I Pufi robot comunicano tra di loro attraverso reti wireless e con la gente attraverso il tattoo, il suono, le luci e le vibrazioni. Il progetto pone in rilievo il nostro rapporto con altre forme di vita, inteso come un fattore importante per la sopravvivenza di ogni individuo.
Telerobot Leonardo è invece un progetto concettuale di Sreco Dragan, sviluppato e aggiornato nel tempo, che si è preservato solo grazie a fotografie e video. È uno dei progetti che meglio racconta le connessioni tra l'arte contemporanea, internet e la robotica. L'idea fondamentale di questo progetto interattivo è Leonardo, un robot "tele-digitale" controllato via internet. Per mezzo della rete, il robot è stato indirizzato a Lubiana verso alcuni punti, rappresentati nello spazio della galleria da filmati anamorifici. In contemporanea, il robot trasmetteva l'immagine della galleria in tempo reale allo spetttatore-protagonista. Quando la telecamera raggiungeva l'immagine della località selezionata, questa automaticamente slittava quella virtuale dello schermo, nell'immagine computerizzata della città. Il progetto legava lo spazio della galleria a quello della città sia attraverso allo spazio reale sia attraverso quello virtuale della città di Lubiana e con il mondo dislocato della rete.
Ironico e irriverente, è il robottino Beggar di Sašo Sedlac, costruito interamente coi materiali hardware di un vecchio computer e altri pochi materiali low-cost. A differenza degli odierni computer, ormai appartenenti all'uso comune e allo status culturale della società, ma comunque privilegio dei pochi, Beggar interagisce con chiunque, assicurando a ognuno l'anonimato e preservando la dignità umana. Agendo negli spazi comunemente proibiti ai mendicanti, quali centri commerciali ed eventi sociali frequentati dai ricchi, il robot riesce a mettere in contatto diverse realtà che difficilmente comunicherebbero. In questo processo, l'artista esplora il rapporto dialettico tra la cultura iperconsumista e la cultura dello scarto, del rifiuto: il robot, metafora dell'arte robotica ne è il tramite.
Fino al 3 giugno 2012
Robotica. Tra arte e tecnologia
A plus A Centro Espositivo Sloveno
San Marco 3073, Venezia