Il Bosco Verticale compie dieci anni. Il doppio grattacielo progettato da Stefano Boeri Architetti non è solo una delle architetture più celebri di Milano, ma anche quella che meglio racconta l’evoluzione della città e del quartiere dove si trova, l’Isola. Il Bosco Verticale sorge dove fino a qualche anno fa c’era la “Stecca degli artigiani”, un complesso architettonico costruito negli anni 50 che ospitava realtà artigianali, ciclofficine e spazi culturali, ed era tra i poli controculturali più attivi e interessanti di Milano a cavallo degli anni 2000, decisamente una città con meno realtà istituzionali. ma molto più effervescente di quella di oggi.
Un tempo zona popolare e “isolata”, oggi l’Isola, in continuità con il centro della città grazie all’operazione Porta Nuova, è un quartiere che ricorda tante altre conversioni avvenute in tutto il mondo di ex zone proletarie in poli attrattivi per una classe sociale spendente che lavora nella creatività, nella finanza e nella cultura, come Williamsburg a New York o Neukölln a Berlino. Di questa nuova Isola, sempre più bella e verde ma anche esclusiva per vocazione, oramai quartiere simbolo della gentrificazione a Milano, il Bosco Verticale, complesso di lusso sorto al posto di un luogo di incontro sociale, è l’epicentro e l’emblema.
Collocato proprio nel punto di contatto tra Isola e Porta Nuova, una delle più grandi operazioni urbanistiche della storia di Milano, il Bosco Verticale è stato completato nel 2014. Il complesso è formato da due torri residenziali, una di 80 e una di 112 metri, ed è “un edificio-prototipo di una nuova architettura della biodiversità, che pone al centro non più solo l’uomo ma il rapporto tra l’uomo e altre specie viventi”, diceva Boeri nei primi anni di vita dell’edificio.
Quest’anno il Bosco Verticale compie 10 anni, e per l’occasione lo studio Stefano Boeri Architetti ha curato una monografia dal titolo Bosco Verticale, Morphology of a Vertical Forest che ne ripercorre la storia e sottolinea l’importanza progettuale, con contributi tra gli altri di Beatriz Colomina, Emanuele Coccia, e Paul Hawken. Il tutto accompagnato da grafiche, illustrazioni e da un portfolio inedito di Iwan Baan, che in parte vi riproponiamo qui: in queste foto il Bosco appare nel suo contesto, senza il quale non sarebbe la stessa cosa.