20 oggetti selezionati per darvi un’idea del Salone

La rassegna della redazione di Domus di alcuni dei progetti più rilevanti che vedrete al Salone del Mobile.

1. Foster + Partners, Snøhetta. UniFor “Crediamo che la digitalizzazione diminuirà progressivamente la presenza di libri fisici. Le biblioteche diventeranno sempre più uno spazio comune dove le persone si incontrano e trascorrono del tempo”. Lo crede fermamente Snøhetta, che da oltre 25 si dedica alla progettazione di edifici per la cultura e che ha collaborato con UniFor grazie a una ricerca, iniziata nel 2019, che vuole definire una serie di oggetti volti a ridisegnare il significato delle biblioteche. Bokhus (sotto) è il primo: un sistema libreria che fonde l’artigianalità e l’ingegneria italiana con l’eleganza e la matericità scandinava, che utilizza alluminio riciclato, legno e cellulosa e adotta una tecnica di produzione che consente di separare ogni elemento del prodotto, di riciclarlo e smaltirlo in modo appropriato. Altra novità è XYZ (in alto), un sistema flessibile per l’ufficio pensato da Foster + Partners e composto da una libreria X, un tavolo per riunioni informali Y e una scrivania ad altezza regolabile Z. LM

Courtesy Foster + Partners

1. Foster + Partners, Snøhetta. UniFor

Courtesy Foster + Partners

2. Claire Chérigié Dutch Satellite. Matter Francese diplomatasi alla Design Academy di Eindhoven, Claire Chérigié e una dei quattro designer (con Tim Couwenberg, Albert Potgieter e Envisions Design Agency) che rappresentano l’Olanda al SaloneSatellite e hanno lavorato sulla ricerca di materiali innovativi e soluzioni alternative legate a sostenibilità, inclusione sociale e educazione, a partire dalla rivisitazione di tecniche tradizionali. Il suo Dawn to Dusk ci porta nell’ambito del design interattivo, ci fa pensare al nostro rapporto, più o meno consapevole, con il tempo e la percezione che ne abbiamo. LM

Foto Marcel Bednarz

2. Claire Chérigié Dutch Satellite. Matter

Foto Marcel Bednarz

3. Gio Tirotto. Manerba Il progetto Super Random di Gio Tirotto per Manerba prende forma a partire da alcuni principi cardine: sostenibilità, trasformabilità e disassemblabilità. Pensato per gli ambienti di lavoro, il sistema d’arredo disegna gli spazi con linee rette e curve. La ricerca del designer si è concentrata sull’utilizzo di una sola tecnologia, la curvatura del legno multistrato FSC certificato, per realizzare tutti gli elementi: le gambe di sostegno all’imbottito sfoderabile, i piani di appoggio e uno sgabello libero e impilabile. ES

Foto Federica Bottoli

3. Gio Tirotto. Manerba

4. Patricia Urquiola, Federica Sala. Cassina Per celebrare i 50 anni della collezione iMaestri, Cassina punta su un pezzo simbolo della sua storia – la Chaise longue à réglage continu di Le Corbusier, Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand – e su una location suggestiva come Palazzo Broggi, restaurato e riaperto lo scorso anno. La mostra “Echoes: 50 years of iMaestri”, curata dall’art director Patricia Urquiola con Federica Sala, racconterà il percorso da intraprendere per editare i grandi classici rispettando l’autenticità del progetto, una sorta di anteprima del libro curato da Ivan Mietton in uscita il prossimo autunno. LM

Foto Matteo Balsamini

5. Cristina Celestino. Clay Court Club Da qualche anno, Cristina Celestino ci ha abituati alle sue eleganti e delicate ‘incursioni’ alla scoperta di luoghi inediti del Fuorisalone, sforzo d’ingegno notevole vista la densità di eventi che occupa ogni m2 , abbandonato e non, della città. Un’impresa che, però, alla designer friulana riesce sempre bene. Dopo il Tram Corallo (2018), un vecchio tram del 1928 trasformato in salotto bon ton, e dopo la mostra dal Fioraio Radaelli (2022), negozio storico disegnato da Guglielmo Ulrich nel 1945, quest’anno Celestino ci invita al Tennis Club Milano Bonacossa, progetto di Giovanni Muzio del 1923. 

Foto Daniele Ratti

5. Cristina Celestino. Clay Court Club Oltre ai prodotti che lei ha disegnato per Atmosphera, Besana Carpet Lab, Bilumen, Skillmax, Barbisio, Dedar e Quinti, la mostra sarà l’occasione di presentare la nuova collezione Raquette per Billiani, che rende omaggio all’antica tecnica dell’intreccio di listelli di legno ed è ispirata al mondo del tennis. I fianchi delle sedute, con la pannellatura texturizzata all’interno di telai, ricordano infatti la cordatura di una racchetta. Tutti i giorni, il collettivo We Are Ona allestirà un ristorante pop up, mentre i campi da tennis saranno a disposizione per lezioni o partite su prenotazione. ES

Foto Daniele Ratti

6. Studiopepe. Irthi Contemporary Crafts Council Promuovere lo sviluppo dell’artigianato tradizionale degli Emirati Arabi Uniti e creare nuove opportunità di mercato per le artigiane locali sono gli obiettivi dell’Irthi Contemporary Crafts Council di Sharjah. La mostra “Recipes for the Future”, a cura di Mr.Lawrence, ha coinvolto Studiopepe (autrici di strumenti per la tavola e la cucina, realizzati con la terra nera, modellata a mano, che recuperano gestualità antiche), e Casalinghe di Tokyo, per creare un’esperienza culinaria in cui si fondono due culture diverse. ES

7. Gáspár Bonta. Budapest Select Nel programma espositivo di Alcova, che quest’anno sbarca negli spazi del Mattatoio, troviamo una collettiva che raccoglie il meglio del design ungherese, curata da Gáspár Bonta. Tradizione, artigianalità e arte si miscelano nelle proposte di 37 designer segnate da una forte impronta poetica e sperimentale, come i pezzi di Dega Design (Ágnes Deli e Endre Gaál), che privilegiano materiali riciclati quali legno, vetro, tessuti (sopra, un tavolino). LM

7. Gáspár Bonta. Budapest Select

8. The New Belgians Belgium is Design (BiD) Al SaloneSatellite, 13 giovani designer eterogenei per formazione, attitudine e produzione – tessuti intrecciati, legni pregiati, scarti di marmo fino all’acciaio – sono uniti dal legame con la realtà artigianale. Il loro è un design ibrido, umano e poetico. Come quello del duo Ahokpe + Chatelin, designer e artigiano, che indaga la tessitura per uso domestico, valorizzando le culture dei rispettivi Paesi d’origine, Benin e Belgio. Joe Sterck (nella foto successiva) lavora invece tra arredamento e scultura, esplorando i confini della funzionalità. ES

Foto Sam Gilbert

8. The New Belgians Belgium is Design (BiD)

Foto Sam Gilbert

9. Pro Helvetia. House of Switzerland Qual è la responsabilità sociale del design? Cosa significa produrre meno, ripensare la produzione locale, acquisire autonomia nelle catene di approvvigionamento o nel processo di produzione, migliorare la co-creazione o ridurre l’impronta ecologica? La collettiva svizzera si interroga sulle sfide contemporanee affidando la risposta agli oltre 100 tra designer emergenti, marchi affermati e istituzioni attive nel campo della formazione e della ricerca che hanno risposto alla call “Urgent Legacy” di Pro Helvetia e Presenza Svizzera. LM

Image treatment by Sara Bastai

9. Pro Helvetia. House of Switzerland

Image treatment by Sara Bastai

10. Korea Craft & Design Foundation. Shift Craft Si concentra sulle caratteristiche regionali e culturali uniche della Corea la mostra curata da Byungjun Koo e organizzata dalla Korea Craft & Design Foundation che porta alla Fondazione Feltrinelli la sensibilità artigianale coreana. 20 artisti artigianali attivi in vari campi tra cui ceramica, metallo, legno, vetro, lacca e pittura, con l’utilizzo di oggetti antichi come il ferro da stiro, vogliono dimostrare le possibilità di passare dalla tradizione alla trasmissione e dall’adattamento all’applicazione, attraverso dieci diverse interpretazioni artistiche. LM

Boram Choi, Warm breeze, Stoneware, ceramic pigment

11. Etel Carmona. Etel L’azienda brasiliana celebra i 30 anni della collezione Etel con una mostra retrospettiva e un allestimento che mette in fila i pezzi più significativi della sua storia e una new entry, Percival Lafer (1936) pioniere del modernismo brasiliano. Accanto alle edizioni limitate dei pezzi di Jorge Zalszupin (di cui nel 2023 è prevista la riedizione della sedia Kanguru), Oscar Niemeyer, Gregori Warchavchik e Claudia Moreira Salles, ci sarà un’edizione speciale della Sedia 22 di Etel Carmona, con sedile e schienale impagliati. ES

12. Ville Kokkonen. Karimoku l divisorio di Ville Kokkonen per Karimoku è semplice, solido, razionale e, come tutti gli oggetti della collezione MAS, impiega le conifere giapponesi, in particolare il cipresso giapponese, abbondante e sottoutilizzato. Il designer finlandese – classe 1975, ex design director di Artek, alla sua prima collaborazione con il brand giapponese – ha pensato un arredo formato da pannelli modulari, collegati tra loro da tre cerniere anch’esse di legno. Il profilo del telaio è studiato per poter facilmente sollevare e spostare l’oggetto, ripiegarlo su se stesso o configurarlo in diverse posizioni. ES

13. Formafantasma. CC-Tapis Telegram, la nuova collezione di Formafantasma per CC-Tapis, nasce non solo dalla volontà di recuperare i pezzi di scarto, ma soprattutto di celebrare il lavoro dietro ogni manufatto. Di solito, è nei ritagli di tessuto che gli artigiani sono liberi di esprimersi, annodando parole di loro scelta. La serie si compone così di un melange di motivi che, un po’ come telegrammi, raccontano i nomi, i luoghi e i pensieri di ognuno di loro, contengono le risposte personali alle domande dei designer: da dove vengono, cosa vedono fuori dalla finestra mentre lavorano? ES

Foto Simon 171 

13. Formafantasma. CC-Tapis

Foto Simon 171 

14. Giacomo Moor. Liveinslums Nasce a Mathare, uno degli slum più grandi di Nairobi, il progetto Design for communities, frutto del sodalizio tra Giacomo Moor e la ONG Liveinslums, che si occupa di rigenerazione fornendo ai bambini e ai ragazzi di Mathare i mezzi necessari al loro reinserimento scolastico e lavorativo. L’intervento di Moor prosegue il lavoro che aveva fatto Francesco Faccin nel 2012 disegnando aule e sedie per la Why Not Academy, la scuola locale, realizzando i prototipi destinati al refettorio e al dormitorio – panche, tavoli e letti – con i ragazzi del posto. 

14. Giacomo Moor. Liveinslums Il principio dell’organizzazione è infatti coinvolgere gli abitanti delle aree in cui interviene come attori primari di queste trasformazioni, per accrescerne le competenze e renderli autonomi. Una mostra negli spazi di Assab One racconterà al pubblico il progetto attraverso gli arredi di Moor e le fotografie di Francesco Giusti, Filippo Romano, Mattia Zoppellaro e Alessandro Treves di Perimetro. LM

Foto Simon Onyango

15. Christophe Delcourt. Delcourt Collection Designer autodidatta, raffinato editore e produttore, Christophe Delcourt è autore di un tavolo, Nin, la cui base sembra una piccola scultura, e una serie di imbottiti, Zae, dalle forme generose. Presentati lo scorso gennaio a Maison&Objet, si evolvono ora nella collezione più ampia At the Edge of the Woods, che comprende anche tavolino, consolle e tavolo tondo. Il filo conduttore si trova nei materiali naturali: il rovere spazzolato del tavolo unito all’altissima abilità ebanistica della lavorazione, e il rivestimento naturale del divano, parte della nuova collezione Delcourt Textiles. ES

Foto G. Alexandre

15. Christophe Delcourt. Delcourt Collection

Foto G. Alexandre

16. Gaetano Pesce. Bottega Ghianda Prosegue il raffinato lavoro di Romeo Sozzi di valorizzazione di Bottega Ghianda, azienda-laboratorio, nata nell’Ottocento e arrivata ai vertici dell’ebanisteria mondiale. Dopo gli ambiziosi pezzi di Philippe Starck, Álvaro Siza e Marc Ferrand, quest’anno a essere coinvolto è Gaetano Pesce, con la libreria “Luigi o mi amate voi?”, progetto d’inizio anni Ottanta per Bernini. È un oggetto ibrido: struttura di faggio nero satinato, ripiani di resina colata e luce LED, che lo rende traslucido oltre che un po’ magico. ES

Foto Lorenzo Cappellini Baio

16. Gaetano Pesce. Bottega Ghianda

Foto Lorenzo Cappellini Baio

17. Nanda Vigo. Acerbis L’azienda prosegue l’operazione del progetto Remasters, che attinge dal ricco patrimonio di pezzi iconici degli anni Settanta per dargli nuova vita. Quest’anno la scelta è caduta su due creazioni di Claudio Salocchi e sulla seduta Due Più di Nanda Vigo, che saranno in fiera e anche nel negozio Spotti di viale Piave. Le nuove riedizioni sono l’occasione per introdurre qualche variante che non snatura il progetto originale. Nel caso della Vigo, è l’esuberante rivestimento in pelliccia di Mongolia bianca e ruggine. LM

Foto Lorenzo Cappellini Baio

18. Industrial Facility. Thonet A caratterizzare la serie S 220 – composta da sedute e sgabelli – disegnata dallo studio britannico Industrial Facility per la storica azienda tedesca Thonet è il profilo dello schienale, identico a quello dell’iconica No. 214, ma ‘pieno’. Il materiale è il multistrato sagomato in modo da rendere la scocca ergonomica e impilabile. Il telaio è in sottile acciaio tubolare. “Volevamo eliminare quanto più rumore visivo possibile”, spiegano Sam Hecht e Kim Colin, “aumentando al contempo il comfort e la funzionalità”. ES

19. De Pas D’Urbino Lomazzi. Zanotta L’operazione di valorizzazione dei classici del passato che si sono distinti per l’innovazione continua in casa Zanotta con la riedizione, riveduta nei materiali e nelle dimensioni, della poltrona Galeotta disegnata nel 1968 da De Pas D’Urbino e Lomazzi. La libertà di movimento dei tre blocchi di cui è composta è quel che ne fa un pezzo contemporaneo, con i cuscini ribaltabili che si aprono e la fanno diventare chaise longue e méridienne. Si può stare seduti o semisdraiati, con due differenti inclinazioni dello schienale. LM

19. De Pas D’Urbino Lomazzi. Zanotta

20. Elena Cattaneo, Laura Traldi. This is Denmark Negli spazi dell’ex macello, le giornaliste di design Elena Cattaneo e Laura Traldi curano “This is Denmark”, collettiva di 15 tra aziende e designer danesi, progetto della Reale Ambasciata di Danimarca in Italia con The Confederation of Danish Industry e Creative Denmark. Su un palcoscenico immersivo, una passerella di legno che spunta dall’acqua, progetto di Matteo Ragni Studio, saranno gli oggetti stessi (15 in tutto) a raccontare le proprie storie. La giovane impresa 101 Copenhagen (che mescola arte e design, brutalismo e poesia) a fianco della storica Fredericia (che porta al Salone la riedizione di una sedia di Nanna Ditzel); il brand &Tradition (fondato nel 2010, combina il modernismo danese al contemporaneo) e Astep (azienda d’illuminazione che spinge sulla tecnologia quanto sul recupero di progetti d’archivio). E, ancora, Kvadrat, Kay Bojesen, Houe, Notes of Colour, Royal Copenhagen, Studio Roso, Mernøe, House of Finn Juhl, Skovby, Aytm e Carlsberg. Quindici storie che finiscono per tratteggiare un paesaggio corente, dominato dalla cura per le persone e la natura, l’impegno verso la sostenibilità, il rispetto per la tradizione e la maestria artigianale. ES

Questo articolo è stato pubblicato precedentemente su Domus 1078.

Anche quest’anno la Milano Design Week, che animerà la città dal 18 al 23 aprile, ci offre un’ampia rassegna di oggetti, dandoci un’idea della direzione in cui si sta muovendo il design del prodotto. Abbiamo selezionato venti degli oggetti più interessanti di questa edizione. Nei progetti di Foster + Partners, Snøhetta e Claire Chérigié i materiali innovativi continuano ad essere un elemento chiave, soluzioni sostenibili che facciano i conti con i rischi della produzione dei prossimi anni. Non manca comunque uno sguardo alla tradizione, anche da parte di 13 giovani designer del gruppo Belgium is Design (BiD) al SaloneSatellite. 

Giacomo Moor sceglie invece di dare spazio all’inclusione sociale e alla formazione, con il progetto Design for communities che coinvolge gli abitanti di uno degli slum più grandi di Nairobi e li rende partecipi della progettazione e costruzione di un oggetto assemblabile. 

Sfoglia la gallery per scoprire tutti i progetti.

1. Foster + Partners, Snøhetta. UniFor Courtesy Foster + Partners

“Crediamo che la digitalizzazione diminuirà progressivamente la presenza di libri fisici. Le biblioteche diventeranno sempre più uno spazio comune dove le persone si incontrano e trascorrono del tempo”. Lo crede fermamente Snøhetta, che da oltre 25 si dedica alla progettazione di edifici per la cultura e che ha collaborato con UniFor grazie a una ricerca, iniziata nel 2019, che vuole definire una serie di oggetti volti a ridisegnare il significato delle biblioteche. Bokhus (sotto) è il primo: un sistema libreria che fonde l’artigianalità e l’ingegneria italiana con l’eleganza e la matericità scandinava, che utilizza alluminio riciclato, legno e cellulosa e adotta una tecnica di produzione che consente di separare ogni elemento del prodotto, di riciclarlo e smaltirlo in modo appropriato. Altra novità è XYZ (in alto), un sistema flessibile per l’ufficio pensato da Foster + Partners e composto da una libreria X, un tavolo per riunioni informali Y e una scrivania ad altezza regolabile Z. LM

1. Foster + Partners, Snøhetta. UniFor Courtesy Foster + Partners

2. Claire Chérigié Dutch Satellite. Matter Foto Marcel Bednarz

Francese diplomatasi alla Design Academy di Eindhoven, Claire Chérigié e una dei quattro designer (con Tim Couwenberg, Albert Potgieter e Envisions Design Agency) che rappresentano l’Olanda al SaloneSatellite e hanno lavorato sulla ricerca di materiali innovativi e soluzioni alternative legate a sostenibilità, inclusione sociale e educazione, a partire dalla rivisitazione di tecniche tradizionali. Il suo Dawn to Dusk ci porta nell’ambito del design interattivo, ci fa pensare al nostro rapporto, più o meno consapevole, con il tempo e la percezione che ne abbiamo. LM

2. Claire Chérigié Dutch Satellite. Matter Foto Marcel Bednarz

3. Gio Tirotto. Manerba Foto Federica Bottoli

Il progetto Super Random di Gio Tirotto per Manerba prende forma a partire da alcuni principi cardine: sostenibilità, trasformabilità e disassemblabilità. Pensato per gli ambienti di lavoro, il sistema d’arredo disegna gli spazi con linee rette e curve. La ricerca del designer si è concentrata sull’utilizzo di una sola tecnologia, la curvatura del legno multistrato FSC certificato, per realizzare tutti gli elementi: le gambe di sostegno all’imbottito sfoderabile, i piani di appoggio e uno sgabello libero e impilabile. ES

3. Gio Tirotto. Manerba

4. Patricia Urquiola, Federica Sala. Cassina Foto Matteo Balsamini

Per celebrare i 50 anni della collezione iMaestri, Cassina punta su un pezzo simbolo della sua storia – la Chaise longue à réglage continu di Le Corbusier, Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand – e su una location suggestiva come Palazzo Broggi, restaurato e riaperto lo scorso anno. La mostra “Echoes: 50 years of iMaestri”, curata dall’art director Patricia Urquiola con Federica Sala, racconterà il percorso da intraprendere per editare i grandi classici rispettando l’autenticità del progetto, una sorta di anteprima del libro curato da Ivan Mietton in uscita il prossimo autunno. LM

5. Cristina Celestino. Clay Court Club Foto Daniele Ratti

Da qualche anno, Cristina Celestino ci ha abituati alle sue eleganti e delicate ‘incursioni’ alla scoperta di luoghi inediti del Fuorisalone, sforzo d’ingegno notevole vista la densità di eventi che occupa ogni m2 , abbandonato e non, della città. Un’impresa che, però, alla designer friulana riesce sempre bene. Dopo il Tram Corallo (2018), un vecchio tram del 1928 trasformato in salotto bon ton, e dopo la mostra dal Fioraio Radaelli (2022), negozio storico disegnato da Guglielmo Ulrich nel 1945, quest’anno Celestino ci invita al Tennis Club Milano Bonacossa, progetto di Giovanni Muzio del 1923. 

5. Cristina Celestino. Clay Court Club Foto Daniele Ratti

Oltre ai prodotti che lei ha disegnato per Atmosphera, Besana Carpet Lab, Bilumen, Skillmax, Barbisio, Dedar e Quinti, la mostra sarà l’occasione di presentare la nuova collezione Raquette per Billiani, che rende omaggio all’antica tecnica dell’intreccio di listelli di legno ed è ispirata al mondo del tennis. I fianchi delle sedute, con la pannellatura texturizzata all’interno di telai, ricordano infatti la cordatura di una racchetta. Tutti i giorni, il collettivo We Are Ona allestirà un ristorante pop up, mentre i campi da tennis saranno a disposizione per lezioni o partite su prenotazione. ES

6. Studiopepe. Irthi Contemporary Crafts Council

Promuovere lo sviluppo dell’artigianato tradizionale degli Emirati Arabi Uniti e creare nuove opportunità di mercato per le artigiane locali sono gli obiettivi dell’Irthi Contemporary Crafts Council di Sharjah. La mostra “Recipes for the Future”, a cura di Mr.Lawrence, ha coinvolto Studiopepe (autrici di strumenti per la tavola e la cucina, realizzati con la terra nera, modellata a mano, che recuperano gestualità antiche), e Casalinghe di Tokyo, per creare un’esperienza culinaria in cui si fondono due culture diverse. ES

7. Gáspár Bonta. Budapest Select

Nel programma espositivo di Alcova, che quest’anno sbarca negli spazi del Mattatoio, troviamo una collettiva che raccoglie il meglio del design ungherese, curata da Gáspár Bonta. Tradizione, artigianalità e arte si miscelano nelle proposte di 37 designer segnate da una forte impronta poetica e sperimentale, come i pezzi di Dega Design (Ágnes Deli e Endre Gaál), che privilegiano materiali riciclati quali legno, vetro, tessuti (sopra, un tavolino). LM

7. Gáspár Bonta. Budapest Select

8. The New Belgians Belgium is Design (BiD) Foto Sam Gilbert

Al SaloneSatellite, 13 giovani designer eterogenei per formazione, attitudine e produzione – tessuti intrecciati, legni pregiati, scarti di marmo fino all’acciaio – sono uniti dal legame con la realtà artigianale. Il loro è un design ibrido, umano e poetico. Come quello del duo Ahokpe + Chatelin, designer e artigiano, che indaga la tessitura per uso domestico, valorizzando le culture dei rispettivi Paesi d’origine, Benin e Belgio. Joe Sterck (nella foto successiva) lavora invece tra arredamento e scultura, esplorando i confini della funzionalità. ES

8. The New Belgians Belgium is Design (BiD) Foto Sam Gilbert

9. Pro Helvetia. House of Switzerland Image treatment by Sara Bastai

Qual è la responsabilità sociale del design? Cosa significa produrre meno, ripensare la produzione locale, acquisire autonomia nelle catene di approvvigionamento o nel processo di produzione, migliorare la co-creazione o ridurre l’impronta ecologica? La collettiva svizzera si interroga sulle sfide contemporanee affidando la risposta agli oltre 100 tra designer emergenti, marchi affermati e istituzioni attive nel campo della formazione e della ricerca che hanno risposto alla call “Urgent Legacy” di Pro Helvetia e Presenza Svizzera. LM

9. Pro Helvetia. House of Switzerland Image treatment by Sara Bastai

10. Korea Craft & Design Foundation. Shift Craft Boram Choi, Warm breeze, Stoneware, ceramic pigment

Si concentra sulle caratteristiche regionali e culturali uniche della Corea la mostra curata da Byungjun Koo e organizzata dalla Korea Craft & Design Foundation che porta alla Fondazione Feltrinelli la sensibilità artigianale coreana. 20 artisti artigianali attivi in vari campi tra cui ceramica, metallo, legno, vetro, lacca e pittura, con l’utilizzo di oggetti antichi come il ferro da stiro, vogliono dimostrare le possibilità di passare dalla tradizione alla trasmissione e dall’adattamento all’applicazione, attraverso dieci diverse interpretazioni artistiche. LM

11. Etel Carmona. Etel

L’azienda brasiliana celebra i 30 anni della collezione Etel con una mostra retrospettiva e un allestimento che mette in fila i pezzi più significativi della sua storia e una new entry, Percival Lafer (1936) pioniere del modernismo brasiliano. Accanto alle edizioni limitate dei pezzi di Jorge Zalszupin (di cui nel 2023 è prevista la riedizione della sedia Kanguru), Oscar Niemeyer, Gregori Warchavchik e Claudia Moreira Salles, ci sarà un’edizione speciale della Sedia 22 di Etel Carmona, con sedile e schienale impagliati. ES

12. Ville Kokkonen. Karimoku

l divisorio di Ville Kokkonen per Karimoku è semplice, solido, razionale e, come tutti gli oggetti della collezione MAS, impiega le conifere giapponesi, in particolare il cipresso giapponese, abbondante e sottoutilizzato. Il designer finlandese – classe 1975, ex design director di Artek, alla sua prima collaborazione con il brand giapponese – ha pensato un arredo formato da pannelli modulari, collegati tra loro da tre cerniere anch’esse di legno. Il profilo del telaio è studiato per poter facilmente sollevare e spostare l’oggetto, ripiegarlo su se stesso o configurarlo in diverse posizioni. ES

13. Formafantasma. CC-Tapis Foto Simon 171 

Telegram, la nuova collezione di Formafantasma per CC-Tapis, nasce non solo dalla volontà di recuperare i pezzi di scarto, ma soprattutto di celebrare il lavoro dietro ogni manufatto. Di solito, è nei ritagli di tessuto che gli artigiani sono liberi di esprimersi, annodando parole di loro scelta. La serie si compone così di un melange di motivi che, un po’ come telegrammi, raccontano i nomi, i luoghi e i pensieri di ognuno di loro, contengono le risposte personali alle domande dei designer: da dove vengono, cosa vedono fuori dalla finestra mentre lavorano? ES

13. Formafantasma. CC-Tapis Foto Simon 171 

14. Giacomo Moor. Liveinslums

Nasce a Mathare, uno degli slum più grandi di Nairobi, il progetto Design for communities, frutto del sodalizio tra Giacomo Moor e la ONG Liveinslums, che si occupa di rigenerazione fornendo ai bambini e ai ragazzi di Mathare i mezzi necessari al loro reinserimento scolastico e lavorativo. L’intervento di Moor prosegue il lavoro che aveva fatto Francesco Faccin nel 2012 disegnando aule e sedie per la Why Not Academy, la scuola locale, realizzando i prototipi destinati al refettorio e al dormitorio – panche, tavoli e letti – con i ragazzi del posto. 

14. Giacomo Moor. Liveinslums Foto Simon Onyango

Il principio dell’organizzazione è infatti coinvolgere gli abitanti delle aree in cui interviene come attori primari di queste trasformazioni, per accrescerne le competenze e renderli autonomi. Una mostra negli spazi di Assab One racconterà al pubblico il progetto attraverso gli arredi di Moor e le fotografie di Francesco Giusti, Filippo Romano, Mattia Zoppellaro e Alessandro Treves di Perimetro. LM

15. Christophe Delcourt. Delcourt Collection Foto G. Alexandre

Designer autodidatta, raffinato editore e produttore, Christophe Delcourt è autore di un tavolo, Nin, la cui base sembra una piccola scultura, e una serie di imbottiti, Zae, dalle forme generose. Presentati lo scorso gennaio a Maison&Objet, si evolvono ora nella collezione più ampia At the Edge of the Woods, che comprende anche tavolino, consolle e tavolo tondo. Il filo conduttore si trova nei materiali naturali: il rovere spazzolato del tavolo unito all’altissima abilità ebanistica della lavorazione, e il rivestimento naturale del divano, parte della nuova collezione Delcourt Textiles. ES

15. Christophe Delcourt. Delcourt Collection Foto G. Alexandre

16. Gaetano Pesce. Bottega Ghianda Foto Lorenzo Cappellini Baio

Prosegue il raffinato lavoro di Romeo Sozzi di valorizzazione di Bottega Ghianda, azienda-laboratorio, nata nell’Ottocento e arrivata ai vertici dell’ebanisteria mondiale. Dopo gli ambiziosi pezzi di Philippe Starck, Álvaro Siza e Marc Ferrand, quest’anno a essere coinvolto è Gaetano Pesce, con la libreria “Luigi o mi amate voi?”, progetto d’inizio anni Ottanta per Bernini. È un oggetto ibrido: struttura di faggio nero satinato, ripiani di resina colata e luce LED, che lo rende traslucido oltre che un po’ magico. ES

16. Gaetano Pesce. Bottega Ghianda Foto Lorenzo Cappellini Baio

17. Nanda Vigo. Acerbis Foto Lorenzo Cappellini Baio

L’azienda prosegue l’operazione del progetto Remasters, che attinge dal ricco patrimonio di pezzi iconici degli anni Settanta per dargli nuova vita. Quest’anno la scelta è caduta su due creazioni di Claudio Salocchi e sulla seduta Due Più di Nanda Vigo, che saranno in fiera e anche nel negozio Spotti di viale Piave. Le nuove riedizioni sono l’occasione per introdurre qualche variante che non snatura il progetto originale. Nel caso della Vigo, è l’esuberante rivestimento in pelliccia di Mongolia bianca e ruggine. LM

18. Industrial Facility. Thonet

A caratterizzare la serie S 220 – composta da sedute e sgabelli – disegnata dallo studio britannico Industrial Facility per la storica azienda tedesca Thonet è il profilo dello schienale, identico a quello dell’iconica No. 214, ma ‘pieno’. Il materiale è il multistrato sagomato in modo da rendere la scocca ergonomica e impilabile. Il telaio è in sottile acciaio tubolare. “Volevamo eliminare quanto più rumore visivo possibile”, spiegano Sam Hecht e Kim Colin, “aumentando al contempo il comfort e la funzionalità”. ES

19. De Pas D’Urbino Lomazzi. Zanotta

L’operazione di valorizzazione dei classici del passato che si sono distinti per l’innovazione continua in casa Zanotta con la riedizione, riveduta nei materiali e nelle dimensioni, della poltrona Galeotta disegnata nel 1968 da De Pas D’Urbino e Lomazzi. La libertà di movimento dei tre blocchi di cui è composta è quel che ne fa un pezzo contemporaneo, con i cuscini ribaltabili che si aprono e la fanno diventare chaise longue e méridienne. Si può stare seduti o semisdraiati, con due differenti inclinazioni dello schienale. LM

19. De Pas D’Urbino Lomazzi. Zanotta

20. Elena Cattaneo, Laura Traldi. This is Denmark

Negli spazi dell’ex macello, le giornaliste di design Elena Cattaneo e Laura Traldi curano “This is Denmark”, collettiva di 15 tra aziende e designer danesi, progetto della Reale Ambasciata di Danimarca in Italia con The Confederation of Danish Industry e Creative Denmark. Su un palcoscenico immersivo, una passerella di legno che spunta dall’acqua, progetto di Matteo Ragni Studio, saranno gli oggetti stessi (15 in tutto) a raccontare le proprie storie. La giovane impresa 101 Copenhagen (che mescola arte e design, brutalismo e poesia) a fianco della storica Fredericia (che porta al Salone la riedizione di una sedia di Nanna Ditzel); il brand &Tradition (fondato nel 2010, combina il modernismo danese al contemporaneo) e Astep (azienda d’illuminazione che spinge sulla tecnologia quanto sul recupero di progetti d’archivio). E, ancora, Kvadrat, Kay Bojesen, Houe, Notes of Colour, Royal Copenhagen, Studio Roso, Mernøe, House of Finn Juhl, Skovby, Aytm e Carlsberg. Quindici storie che finiscono per tratteggiare un paesaggio corente, dominato dalla cura per le persone e la natura, l’impegno verso la sostenibilità, il rispetto per la tradizione e la maestria artigianale. ES