Innovativo, controverso, originale: tanti sono gli aggettivi che potrebbero definire il lavoro della carrozzeria Bertone e basta prendersi il tempo di ammirarne la vastissima produzione per aggiungerne sempre di nuovi. Qui, dalla matita di maestri indiscussi come Marcello Gandini, Franco Scaglione o Giorgetto Giugiaro, sono nate decine e decine di capolavori fondamentali nella storia dell’automobile. Delle vere e proprie pietre miliari del car design.
Il car design di Bertone in 10 modelli leggendari
70 anni di storia e di progetti dirompenti e fondamentali, tra Miura e Stratos: vi raccontiamo un mito del car design, che affonda le radici nella Torino di inizio Novecento.
Courtesy Archivio Quattroruote
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- Federico M. Fabbri
- 09 luglio 2024
Pare che, al tempo, gli esperti sapessero riconoscere il suono caratteristico di una Bertone al suo passaggio sul ciottolato urbano.
La carrozzeria Bertone fu fondata alla fine del 1912, quando Giovanni Bertone, all'epoca ventottenne, aprì a Torino un’officina specializzata nella costruzione e nella riparazione di carrozze per cavalli. C’erano solo tre operai. A quei tempi, in città, le quattro ruote a motore erano una vera rarità; il trasporto al traino era invece largamente diffuso e le carrozze di Bertone si distinsero subito per l’accurata lavorazione, la robustezza e l’alta qualità. Pare che, al tempo, gli esperti sapessero riconoscere il suono caratteristico di una Bertone al suo passaggio sul ciottolato urbano.
Nel 1914 nacque Giuseppe, secondogenito di Giovanni. Tutti lo chiamavano Nuccio, un soprannome che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Alla fine della Prima Guerra Mondiale l’officina si spostò in via Monginevro 119 e, con venti operai in forza, spostò il proprio core business — si direbbe oggi — sull’ormai fiorente industria automobilistica. Qualche anno dopo arrivò la primissima opera firmata Bertone ovvero la Spa 23S con carrozzeria torpedo.
Per oltre 70 anni, fino alla morte di Nuccio avvenuta nel 1997, l’atelier collaborerà nel car design con tutti i marchi più prestigiosi: da Fiat a Lancia, da Alfa Romeo a Lamborghini, da Maserati a Citroën. Solo per citarne alcuni. Ripercorriamo dunque tutta la storia della carrozzeria Bertone sfogliando insieme una gallery con le 10 vetture più sensazionali mai realizzate, tra concept e modelli prodotti in serie.
Nuccio Bertone chiese a Franco Scaglione di realizzare delle concept car basate sul telaio dell’Alfa Romeo 1900C: dovevano stupire il pubblico e vantare il minor coefficiente di penetrazione aerodinamica possibile. La prima B.A.T. — Berlinetta Aerodinamica Tecnica — fu presentata nel 1953 e seguita, negli anni successivi, da altre due unità. B.A.T. di nome e di fatto, grazie alle sue forme e alle caratteristiche superfici alari al posteriore.
Disegnata nel 1963 da un giovanissimo Giorgetto Giugiaro, partiva dalla Chevrolet Corvair Monza. Influenzò numerosi progetti Bertone, come Miura, Montreal e 850 Spider; Il designer Anatole Lapine affermò, anni dopo, che la Testudo gli servì da ispirazione per il suo lavoro sulla Porsche 928 del 1977. Era una berlinetta con il cofano anteriore allungato e la strumentazione disposta nella parte alta della console centrale.
Fu mostrata in anteprima alla stampa il 9 settembre 1963 assieme alla sua linea di montaggio — appena terminata nel nuovissimo stabilimento del Biscione in quel di Arese: fu la prima auto prodotta in loco, anche se motore e cambio arrivavano dal Portello. Tre giorni dopo avvenne la presentazione al pubblico del Salone di Francoforte, dove iniziarono gli ordini. Fu un successo clamoroso, firmato ancora una volta da Giugiaro.
In un periodo in cui le gran turismo avevano il motore davanti, arrivò la Miura con il suo V12 in posizione centrale-trasversale. Fu disegnata in soli quattro mesi dal giovane Marcello Gandini, che aveva sostituito Giorgetto Giugiaro — trasferitosi alla Ghia — all’atelier di Nuccio Bertone. Nacque così la prima, vera supercar della storia. Bassa, sinuosa, sensuale e tremendamente veloce. Così, come non s’era mai visto prima.
Alfa Romeo aveva ricevuto il compito di creare un modello che potesse rappresentare la "massima aspirazione raggiungibile dall’uomo in fatto di automobili", per esporlo quale simbolo tecnologico all’Expo di Montréal del 1967. Sotto al cofano un V8, lo stile fu finalizzato da Gandini per Bertone. L’eleganza della Montreal suscitò così tanto interesse, contrariamente alle previsioni, che il Biscione decise di metterla in produzione nel 1970.
È la prima di sei concept car derivate dall’Alfa Romeo 33 Stradale, realizzate dai carrozzieri italiani più noti. Il suo nome è quello di un coleottero, di cui mima la colorazione accesa; le sue linee a cuneo, tese, innovative e quelle portiere ad apertura verticale aprirono la strada alle supercar che conosciamo oggi. La firma? Ancora Marcello Gandini per Bertone. Annus domini 1968.
Un piccolo prototipo, opera — ancora una volta — del grande Gandini, precursore della Fiat X1/9 presentata un paio d’anni dopo, ma con parecchi elementi che si ritroveranno nella successiva Lancia Stratos. Il telaio della Runabout derivava da quello della Autobianchi A112, ma a differenza di questa aveva motore — preso dalla Fiat 128 — e cambio centrali. Proprio come la Miura di cui poc’anzi.
L’opera di Gandini impressionò il Salone di Torino per il suo stile "di rottura", soprattutto per un marchio come Lancia. Abolite le portiere, sul prototipo si saliva aprendo il parabrezza e calandosi all’interno — scavalcando il piantone dello sterzo snodato; le luci posteriori erano formate da un semplice contorno luminoso del volume di coda, mentre quelle anteriori da dieci proiettori affiancati sull’affilato muso. Immortale.
Il cuneo Gandiniano prese vita — per davvero — nelle sembianze della Lamborghini Countach, il cui prototipo LP500 arrivò al Salone di Ginevra del 1971. A spingerla un V12 da 5 litri e 440 cavalli, per una velocità massima nell’ordine dei 300 km/h. La carrozzeria venne dipinta in un fiammante Giallo Girasole e, manco a dirlo, infiammò chiunque ebbe la fortuna di posarci gli occhi. Entrò in produzione due anni dopo e vi rimase fino al 1990.
La Xm, eletta Car of the Year 1990 per i suoi contributi in termini di design e d’innovazione tecnologica, è stata la prima auto di serie a essere dotata di sospensioni idropneumatiche con controllo elettronico. Fu disegnata da Marc Deschamps per Bertone, con uno stile che vinse su quello proposto dal Centro Stile Citroën — reo, quest’ultimo, di non essersi scostato da quello della CX che avrebbe sostituito.