Prevedendo il crescente numero di designer che mettono in discussione i confini e le gerarchie tra arte e design, nel 2018 le imprenditrici e curatrici Clélie Debehault e Liv Vaisberg hanno fondato Collectible, una fiera interamente dedicata a un tipo di design che va oltre la funzionalità.
Curata meticolosamente, la manifestazione è diventata – in un solo anno – una piattaforma dove i designer contemporanei possono presentare i loro pezzi e conoscere potenziali collezionisti e acquirenti. Abbiamo parlato con Clélie e Liv a pochi giorni dall'inaugurazione della seconda edizione di Collectible – a Bruxelles, dal 14 al 17 marzo 2019 – per saperne di più su come la fiera sta ribaltando la nozione di “design da collezione”.
Bruxelles. Arriva la seconda edizione di Collectible
La fiera belga dedicata al design da collezione abbatte le barriere tra arte e design e sostiene la “libertà di fare scelte ibride”.
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- Laura Drouet & Olivier Lacrouts
- 08 marzo 2019
Venite entrambe dal mondo dell’arte. Potete parlarci del vostro entusiasmo per il design da collezione e come è iniziato il progetto?
La storia di Collectible è la storia dei nostri incontri e della nostra esperienza. Dopo anni alla guida di gallerie d'arte, Clélie ha lavorato per un po’ con designer contemporanei rendendosi conto che non esisteva alcun evento che mettesse in primo piano quel tipo di design. Ha condiviso la sua osservazione con Liv, che ha una notevole esperienza nel campo delle fiere d'arte internazionali e che è stata subito entusiasta all’idea di lanciare quest’impresa insieme.
Venendo dal mondo dell’arte, capiamo come la creazione di una piattaforma del genere possa aiutare quei designer le cui opere si posizionano a cavallo tra arte e design. Il modo in cui lavorano, il pubblico a cui mirano, il rapporto con i musei che cercano; sono tutti aspetti che li legano più al mondo delle fiere d'arte che a eventi di design commerciali come Maison & Objet, Salone del Mobile o Biennale Interieur.
Fino all’anno scorso in Belgio non esisteva alcuna fiera che promuovesse il design contemporaneo da collezione. Avete notato cambiamenti nella percezione di questo tipo di design dalla prima edizione di Collectible?
La prima edizione è stata un enorme successo e ha confermato che avevamo ragione riguardo le esigenze di questo mercato in crescita e le grandi potenzialità del nostro progetto. Stimolando questo mercato, siamo riuscite, in una sola edizione, a convincere collezionisti d’arte e collezionisti di pezzi di design storico a guardare al design contemporaneo in modo diverso.
Abbiamo convinto anche molti collezionisti per i quali il design da collezione si limitava a nomi noti come Jean Prouvé e Charlotte Perriand. Riteniamo, inoltre, che Collectible sia riuscito ad avere un’influenza oltre il Belgio. Abbiamo concepito la nostra fiera come una piattaforma internazionale e ci siamo rese conto che questa particolare attenzione al design da collezione contemporaneo è singolare anche a livello globale. Crediamo di far parte (e di essere in prima linea) di un trend generale che supporta questo tipo di design e siamo liete di essere utili alla sua visibilità fornendo al contempo una piattaforma commerciale efficiente.
Collectible sembra rompere gli schemi consueti da più punti di vista. Potreste dirci di più sul vostro obiettivo di mettere in discussione l’identità delle fiere di design tradizionali?
Collectible è concepita come una piattaforma di visibilità, un catalizzatore, un luogo di incontro e un marketplace. Vogliamo che i nostri visitatori godano del meglio del design contemporaneo e da collezione, dimostrando a collezionisti ed esperti del settore che il design, con il suo aspetto funzionale, può essere altrettanto interessante da collezionare quanto l’arte contemporanea.
Come piattaforma che raccoglie il meglio della progettualità attuale – dal punto di vista del design da collezione – ospitiamo gallerie, organizzazioni non profit, designer e studi di design, pubblicazioni, musei e altri progetti speciali concepiti appositamente per la fiera. Siamo molto emozionate perché per la prima volta i tre principali musei belgi dedicati al design – provenienti da 3 diverse comunità (Bruxelles, Vallonia e Fiandre) – condivideranno un unico stand e prepareranno una presentazione congiunta che evidenzierà le loro collezioni e ci consentirà di sottolineare la loro importanza in termini di istituzioni che costruiscono collezioni. Ciò non ha precedenti e contribuisce a rafforzare la comunità del design belga e il suo spirito collaborativo.
Cosa dobbiamo aspettarci da questa seconda edizione?
Se da un lato riaffermiamo la nostra identità di evento altamente curato, dall’altra abbiamo anche condensato alcune parti creando una nuova sezione, pensata per giovani designer appena laureati, il cui allestimento è firmato dall'architetta Sophie Dries usando tavole smaltate dall’innovativa Emaillerie Belge. Inoltre inauguriamo una nuova parte dedicata alle gallerie d’arte che mette in risalto le opere funzionali degli artisti del loro catalogo. Vogliamo far convergere arte e design e rompere la solita gerarchia tra queste due discipline. La scenografia generale quest’anno è stata concepita dal giovane Studio Verter di Rotterdam. Il loro intervento ridefinisce la configurazione dell'edificio Vanderborght e lo capovolge con un gesto semplice ma radicale.
In un recente articolo, avete evidenziato il fatto che per avere successo e distinguersi dalla massa, le fiere (di design) devono essere più “umane” e avere un’identità forte e riconoscibile. Come ottenete questo risultato? La scelta dell’edificio Vanderborght è stata decisiva in tal senso?
Quando abbiamo creato Collectible, non era nostra intenzione imitare ciò che è già stato fatto altrove. Volevamo creare una fiera di rilievo, ascoltando tutti gli attori coinvolti, ma dando il nostro tocco personale alla manifestazione; il che significa che abbiamo riflettuto ad ogni dettaglio in modo onesto e personale, spesso combinando aspetti complementari delle nostre due diverse personalità.
Non ascoltando come dovrebbero essere fatte le cose, ma piuttosto pensando a come affrontare un problema – nel nostro caso come evidenziare una tipologia di design quasi invisibile – e risolverlo al meglio. Abbiamo voluto creare un evento che fosse utile a cambiare le cose per quei progettisti i cui oggetti spesso non sono facili da categorizzare (né arte, né industrial design, ma neanche pezzi storici).
Creare una fiera in un edificio come il Vanderborght, che offre di per sé la possibilità di presentarla come una mostra, era molto importante per noi. Il resto è il risultato di duro lavoro, ricerca, viaggi e incontri: gli elementi che danno a Collectible la propria identità. Per noi è stato fondamentale concepire questa fiera in modo radicale, sia nel formato che nell’approccio agli espositori, nonché nel sostegno alla libertà di fare scelte ibride. Questa è l’essenza del nostro progetto, e forse anche il segreto dell'entusiasmo che ha suscitato.
- Collectible
- 14 - 17 marzo 2019
- Clélie Debehault e Liv Vaisberg
- Vanderborght
- Bruxelles, Belgio
foto Miles Fischler - Courtesy Collectible
foto Jeroen Verrecht - Courtesy COLLECTIBLE
foto Jeroen Verrecht - Courtesy COLLECTIBLE
foto Jeroen Verrecht - Courtesy COLLECTIBLE
foto Jeroen Verrecht - Courtesy COLLECTIBLE