Dalla Cappella di Ronchamp di Le Corbusier al Seagram Building di Ludwig Mies van der Rohe e Philip Johnson, fino ai più recenti The Shard di Renzo Piano e la sala concerti di Amburgo firmata Herzog & de Meuron, molti sono gli esempi nella storia dell’architettura in cui la visione olistica e la corretta combinazione delle scelte dei materiali hanno sancito il buon risultato di un progetto e il suo impatto positivo su chi lo vive.
Scegliere un materiale per uno spazio significa, infatti, anche dosare elementi e proporzioni, e considerare il dialogo con il contesto sia da un punto di vista filologico e di coerenza con il genius loci, sia da un punto di vista sensoriale, di interazione luminosa, acustica e olfattiva. L’impatto delle finiture nella percezione complessiva di uno spazio è determinante per il comfort, l’estetica, la cultura del progetto.
“Le diverse texture, i colori, l’essenza stessa dei materiali, con le loro storie e specificità, sono in grado di comunicare e generare un senso di appartenenza o di distacco, invitare al contatto o creare straniamento”, conferma Simona Marzoli, architetto d’interni e docente presso IED Milano, tra gli altri, del master in Design – Innovation, Strategy and Product, nel quale dedica a questo argomento approfondimenti specifici.

“La mia attenzione, negli ultimi dieci anni, si è spostata sulla consapevolezza nell’uso delle materie, sulle loro qualità e sulla sperimentazione di finiture che possano garantire un basso impatto ambientale. Prodotti che siano frutto di processi intelligenti, non energivori, etici. Prima ancora delle finiture, mi attrae l’etica delle aziende che le producono, l’attenzione al territorio, la provenienza delle materie prime; mi interessa il processo più ancora del prodotto finito; trovo sensato dare il primo posto alla qualità, comprendendo in questa parola anche il coinvolgimento dei lavoratori, la loro consapevolezza e maestria, il loro benessere”, continua Marzoli.
Che poi scende nello specifico, raccontando come consideri, per esempio, la Pietra Compattata un materiale smart da quando ha visitato la sede produttiva di Sassuolo e ha capito le sue caratteristiche: “La piastrella finita non ha bisogno di forni per l’asciugatura e l’essicazione, e il suo processo produttivo ha un impatto ambientale irrilevante rispetto ad altre finiture. La sua composizione deriva da materiali inerti di scarto reperiti a distanze molto limitate”, ci racconta dal suo tavolo da lavoro Leonardo (design Achille Castiglioni), a Piacenza, colmo di materiali nuovi, vecchi, sperimentali, appartenenti ad altri mondi creativi.
Mentre la NASA ipotizza che il micelio dei funghi possa diventare il mattone con cui realizzare case su Marte, le aziende lavorano su bioplastiche, ricomposti o compostabili a base di alghe, fiocchi di mais, funghi, scarti organici per prodotti e finiture.
Sempre più spesso chi progetta attinge a una propria materioteca personale anche per testare le performance a determinate sollecitazioni. È quello che ha fatto per esempio Guardini Ciuffreda Studio, laboratorio multidisciplinare milanese che spazia da progetti per interni e spazi espositivi fino alla creazione di collezioni di tessuti.
“Uno degli ultimi progetti che abbiamo curato riguardava la scelta di una superficie esterna. Aveva una forte connotazione sul piano artistico, cosa che ci ha messo davanti all’esi - genza, e alla gioia, di sperimentare nuovi materiali e finiture”, spiegano i due fondatori. “Abbiamo esposto diverse opzioni agli stress ambientali, indi - viduando alla fine quella che garantiva la durabilità maggiore e la manutenzione più facile per il cliente”.

Uno stesso materiale può, infatti, avere un ciclo di vita diverso a seconda della tipologia di spazio in cui è inserito. In ambienti ad alto traffico, i materiali idrorepellenti, facilmente igienizzabili (e trattati con nanotecnologie contro macchie e umidità), ad alta resistenza e a bassa manutenzione sono l’ideale. Per quegli spazi in cui è richiesta flessibilità d’uso, sia in contesto pubblico sia domestico, si possono installare, poi, superfici ‘acustiche’ tra cui i pannelli fonoassorbenti in lana di legno, tessuti, fibre riciclate o vetro che isolano assicurando la privacy necessaria.
Per allestimenti temporanei, invece, è ottimale progettare pensando a praticità, leggerezza e possibilità di riutilizzo, prevendendo incastri e viti, e limitando l’uso di colle e sigillanti, riducendo così anche l’impatto ambientale. In alcuni casi, infine, potrebbe essere opportuno l’impiego di trattamenti antibatterici o antimicrobici per mantenere le superfici intatte nel tempo, quindi meglio optare per metalli o superfici specchianti e facilmente igienizzabili per una pulizia sia visiva che effettiva. È questo il caso di ospedali, farmacie, cliniche, RSA, centri benessere, asili e così via.
La mia attenzione, negli ultimi dieci anni, si è spostata sulla consapevolezza nell’uso delle materie [...] Prodotti che siano frutto di processi intelligenti, non energivori, etici.
Simona Marzoli

Negli ultimi dieci anni, si sono moltiplicati i corsi accademici in cui design, nanotecnologia, ingegneria ambientale, biologia sintetica lavorano a braccetto per trovare soluzioni avveniristiche che tengano conto del nostro impatto sul pianeta.
Mentre la NASA ipotizza che il micelio dei funghi, in grado di costruire strutture complesse ed espandibili con estrema precisione, possa diventare il mattone con cui realizzare case su Marte e sulla Luna, diverse sono le aziende che lavorano su bioplastiche, ricomposti o compostabili a base di alghe, fiocchi di mais, funghi, scarti organici da utilizzare per prodotti e finiture.

La ricerca e la sperimentazione tecnologica possono poi portare a delle soluzioni dagli effetti estetici ed espressivi inaspettati. È questo il caso del progetto di Guardini e Ciuffreda per Materica: boiserie modulari, per l’indoor o l’outdoor, nate dalla combinazione tra metallizzazione (ovvero la fusione e micronizzazione ad alta velocità di metalli puri), ossidatura, laseratura, resinatura, inserti di tessuto e pigmentazioni naturali.
La finitura diventa, così, opera d’arte, superficie materica e imperfetta, capace di creare movimento visivo con texture irregolari che creano profondità, dinamismo, ed effetti intrecciati tipici del fatto a mano. Per una progettazione che, ancora una volta, metta al centro il benessere di chi abita gli spazi.
Immagine di apertura: Lagunare, proposta in ottone, zinco, rame, peltro e alpacca, tutti caratterizzati dal contrasto lucido/opaco. Superfice della Venice collection, la linea di boiserie metallizzate di Materica nata sotto direzione creativa di Tiziano Guardini e Luigi Ciuffreda

Sahil: l'eco-design di G.T.DESIGN
Alla Milano Design Week 2025, G.T.DESIGN presenta Sahil, una collezione di tappeti in juta firmata da Deanna Comellini. Il progetto combina sostenibilità, artigianato e design essenziale, ispirandosi a culture nomadi e celebrando la naturale bellezza della materia.