Sai chi era Elio Fiorucci?

Spesso sottovalutato dal mondo della moda, lo stilista italiano l'ha rivoluzionata dal basso, leggendo con rara lucidità la realtà che lo circondava e anticipando stili e tendenze.

Durante gli anni ‘60 la prospettiva sul mondo della moda era destinata a cambiare irreversibilmente: dall’incombente rivoluzione sessuale alla contestazione giovanile, Londra era in mano ai giovani, alla celebrazione dello street style e dell’anti moda, coronando un fenomeno che Diana Vreeland, all’epoca caporedattrice di Vogue America, avrebbe battezzato con il nome di youthquake (gioco di parole che fonde youth e earthquake).

Tra la moda kitsch e teatrale di Biba e quella giocosa e comoda di Mary Quant, la Swinging London stava fiorendo, così come il pensiero che la moda potesse - e forse dovesse - partire dal basso poiché ritenuta più creativa o autentica, secondo un approccio che la sociologia di moda ha definito “bubble up”. Allo stesso modo, Elio Fiorucci affermò che “la moda non scendeva più dall’alto come lo spirito santo, ma nasceva dal basso sotto la spinta di una turbinosa evoluzione del costume”.

Fiorucci nel suo negozio a piazza San Babila, Milano, 1974. Foto da Wikimedia

Effettivamente, Fiorucci fu proprio uno dei maggiori esponenti di quella generazione di creatori di moda e fogge che aveva colto al meglio il ribaltamento delle convenzioni e i nuovi gusti dei target più influenti, i giovani.

Il genio di Fiorucci stava proprio nella sua innata capacità di prelevare, selezionare e trasformare oggetti di moda proprio come si trattasse di ready made.
Le boutique della Swinging London fotografate da Ettore Sottsass per Domus. Domus 446, gennaio 1967

Dopo un viaggio in Inghilterra verso la metà degli anni ‘60, Elio Fiorucci decise di aprire un negozio tutto suo a Milano, in Galleria Passerella, progettato da Amalia Del Ponte e inaugurato da Adriano Celentano nel 1967. La boutique era un vero e proprio concept store, non si limitava a vendere abiti e accessori ma si estendeva alla vendita di gadget, opere d’arte contemporanea e dischi.

L’invito per l’inaugurazione del negozio Fiorucci progettato da Amalia Del Ponte. Courtesy Archivio Amalia Del Ponto

Attraverso un tipo di operazione che anticipa il mestiere del cool hunter, il genio di Fiorucci stava proprio nella sua innata capacità di prelevare, selezionare e trasformare oggetti di moda proprio come si trattasse di ready made, tanto da essere nominato il “Duchamp della moda italiana” da Gillo Dorfles. Lo stile di Fiorucci si presentava come sintesi perfetta tra cultura hippie e poetica della Pop Art, rispondendo alle influenze londinesi provocatorie e non convenzionali.

La moda non scendeva più dall’alto come lo spirito santo, ma nasceva dal basso sotto la spinta di una turbinosa evoluzione del costume.

Elio Fiorucci

Nel giro di poco Fiorucci divenne un punto di riferimento per la scena milanese e non solo: i suoi angeli raffaelleschi ispirati a una cartolina vittoriana divennero in perfetto stile pop le icone ricorrenti oltre che il logo del marchio. L’intelligente uso delle t-shirt gli permise di trasformarle in tele pittoriche che potevano incorniciare qualsiasi scritta, tessuto, icona. Sempre a lui si deve una rielaborazione del jeans femminile, che divenne estremamente attillato: grazie alla fotografia pubblicitaria di Oliviero Toscani, il jeans Fiorucci si consolidò come simbolo esemplare della rivendicazione sessuale, sfacciata e provocatoria, tipica di quegli anni. 

Fiorucci Stickers, 1984. Courtesy Fiorucci

Grazie alla sua straordinaria contemporaneità, il fenomeno Fiorucci fu una vera e propria esplosione: considerato ormai apripista della moda italiana, riuscì a navigare i decenni successivi, aprendo succursali a Londra e New York e collaborando con alcune delle personalità più influenti dell’epoca come Grace Jones e Andy Warhol.

Nel 2003, quando gli spazi del suo negozio furono venduti al gruppo svedese H&M, Elio Fiorucci creò “Love Therapy”, un progetto di nuovi piccoli pezzi di arredamento, capi e accessori, di cui simbolo per eccellenza divennero i nanetti colorati.

Elio Fiorucci, ritratto con occhiali Fun, 1978, courtesy of Love Therapy Archive

Nel 2024, sotto la direzione creativa di Francesca Murri, il marchio Fiorucci torna finalmente sotto i riflettori della moda milanese, sfilando in occasione della Milano Fashion Week. A soli due mesi di distanza, la Triennale di Milano propone una retrospettiva biografica totalmente attraversata dalla voce di Elio Fiorucci, con l’obiettivo di raccontarne le vicende umane, imprenditoriali e culturali. La mostra, curata da Judith Clark e su allestimento e scenografie di Fabio Cherstich, aprirà il 6 novembre e sarà visitabile fino al 16 marzo 2025 anche grazie al main partner della mostra Fiorucci e i partner Istituzionali Lavazza Group e Salone del Mobile Milano.

Immagine di apertura: Lo stilista e imprenditore italiano Elio Fiorucci nel suo negozio in Galleria Passarella. Sullo sfondo, la commessa Cristina Bagnoli in posa con un abito sexy disegnato dallo stilista. Milano, 1970. Foto Giuseppe Pino/Mondadori via Getty Images

  • Elio Fiorucci
  • Judith Clark
  • Triennale Milano, Milano, Italia
  • Dal 6 novembre 2024 al 16 marzo 2025