Matteo Fogale, che fino a poco tempo fa lavorava in coppia creativa con Laetitia De Allegri, è ritornato nel suo Paese d’origine per ispirarsi al patrimonio culturale dell’architettura modernista locale e l’ha riproposto in collaborazione con sette studi di design del Paese. Fogale è nato a Punta del Este, cittadina costiera presso Montevideo, la capitale dell’Uruguay. Ha trascorso l’infanzia in Italia e oggi lavora a Londra, dove è divenuto uno dei talenti più promettenti della generazione di product designer che sta mettendosi in luce.
Hilos Invisibles. Il modernismo uruguaiano secondo Matteo Fogale
L’opera dell’architetto modernista uruguaiano Julio Vilamajó Echaniz, poco nota livello internazionale, ha ispirato una straordinaria collezione d’arredamento presentata dal designer Matteo Fogale alla Aram Gallery.
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- Adam Štěch
- 17 ottobre 2018
- Londra
“Hilos Invisibles", vista della mostra, The Aram Gallery, London, 2018. Foto Emma Archer
“Hilos Invisibles", vista della mostra, The Aram Gallery, London, 2018. Foto Emma Archer
“Hilos Invisibles", vista della mostra, The Aram Gallery, London, 2018. Foto Emma Archer
“Hilos Invisibles", vista della mostra, The Aram Gallery, London, 2018. Foto Emma Archer
“Hilos Invisibles", vista della mostra, The Aram Gallery, London, 2018. Foto Emma Archer
“Hilos Invisibles", vista della mostra, The Aram Gallery, London, 2018. Foto Emma Archer
“Hilos Invisibles", vista della mostra, The Aram Gallery, London, 2018. Foto Emma Archer
“Hilos Invisibles", vista della mostra, The Aram Gallery, London, 2018. Foto Emma Archer
“Hilos Invisibles", vista della mostra, The Aram Gallery, London, 2018. Foto Emma Archer
“Hilos Invisibles", vista della mostra, The Aram Gallery, London, 2018. Foto Emma Archer
“Hilos Invisibles", vista della mostra, The Aram Gallery, London, 2018. Foto Emma Archer
Rafael Antia + Matteo Fogale. Foto Tali Kimelman
Estudio Claro + Matteo Fogale. Foto Tali Kimelman
Estudio Diario + Matteo Fogale. Foto Tali Kimelman
MeniniNicola + Matteo Fogale. Foto Tali Kimelman
Muar + Matteo Fogale. Foto Tali Kimelman
Carolina Palombo + Matteo Fogale. Foto Tali Kimelman
“Hilos Invisibles", vista della mostra, The Aram Gallery, London, 2018. Foto Emma Archer
Fotografie della realizzazione dei pezzi della collezione, di Matteo Fogale
Fotografie della realizzazione dei pezzi della collezione, di Matteo Fogale
Fotografie della realizzazione dei pezzi della collezione, di Matteo Fogale
Fotografie della realizzazione dei pezzi della collezione, di Matteo Fogale
Fotografie della realizzazione dei pezzi della collezione, di Matteo Fogale
Fotografie della realizzazione dei pezzi della collezione, di Matteo Fogale
Fotografie della realizzazione dei pezzi della collezione, di Matteo Fogale
Fotografie della realizzazione dei pezzi della collezione, di Matteo Fogale
Fotografie della realizzazione dei pezzi della collezione, di Matteo Fogale
Fotografie della realizzazione dei pezzi della collezione, di Matteo Fogale
Fotografie della realizzazione dei pezzi della collezione, di Matteo Fogale
Fotografie della realizzazione dei pezzi della collezione, di Matteo Fogale
Quest’anno ha avuto occasione di tornare a Montevideo e di prendere parte a un progetto residenziale nell’ex casa studio dell’architetto uruguayano Julio Vilamajó Echeniz (1894-1948). Fogale vi ha trascorso parecchie settimane. Si è concentrato soprattutto sulla vita e sulle opere di questa figura poco nota dell’architettura moderna, ha fatto ricerche d’archivio e ha visitato alcuni degli eccezionali edifici che l’architetto costruì in Uruguay nel corso della sua relativamente breve vita. A partire dagli anni Venti, Vilamajó fu uno dei pionieri dell’architettura moderna nel paese e, ispirandosi a celebri colleghi stranieri come Le Corbusier, Oscar Niemeyer e Frank Lloyd Wright, iniziò a elaborare una sua particolare versione del Modernismo sudamericano. Nell’ultima parte della vita Vilamajó incontrò alcuni dei suoi maestri in occasione della sua partecipazione ai laboratori tenuti nel corso della costruzione della sede delle Nazioni Unite di New York.
L’esempio più interessante della sua opera è la sua abitazione personale, completata nel 1930. Nel 2012 è diventata un museo ed è stata aperta al pubblico. È stato anche istituito un programma speciale per artisti e designer residenti, invitati a lavorare negli ambienti della casa. Quest’ultima rappresenta una concezione originale dell’architettura moderna, in cui la creatività di Julio Vilamajó è collegata all’ispirazione eclettica di stili storici e di culture extraeuropee. Vilamajó negli anni Venti visitò l’Europa e l’Africa settentrionale, e studiò l’architettura araba, il cui influsso ha lasciato un segno anche nella sua abitazione. L’architetto non rinnegò mai la decorazione ed elaborò un progetto singolare, in cui la concezione spaziale radicale è unita all’attenzione per i particolari ornamentali, a un raffinato arredamento su misura d’ispirazione Art Déco e ad ampi spazi interni aperti.
Copyrights Servicio de Medios Audiovisuales. Facultad de Arquitectura, Diseno y Urbanismo UdelaR
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Copyrights Servicio de Medios Audiovisuales. Facultad de Arquitectura, Diseno y Urbanismo UdelaR. Foto Jeanne Mandello
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I mobili di Julio Vilamajó sono diventati fonte d’ispirazione per Fogale, che desiderava scoprire e rielaborare un aspetto poco noto della figura dell’architetto che avrebbe poi realizzato nel paese parecchi importanti progetti, tra cui la brutalista Facoltà di Ingegneria e l’albergo El Mirador, in stile vernacolare. Fogale si è tuffato negli archivi degli schizzi e dei disegni tecnici del carpentiere di Vilamajó e ha scoperto alcuni interessantissimi particolari che poi sono stati l’ispirazione diretta di singoli pezzi di una nuova collezione d’arredamento.
Il designer londinese ha poi intrapreso una collaborazione con sette studi di design. Ne sono uscite sette tra serie di oggetti e singoli prodotti, tra cui lampade di marmo, un bar a specchi, una seduta a cuscini di cuoio e una poltrona imbottita. Ogni oggetto non solo rispetta un disegno specifico ma è anche ispirato alla sensibilità dell’opera di Vilamajó, ai materiali che usava e alla competenza degli artigiani locali. Tra i designer uruguayani che hanno lavorato al progetto Menini-Nicola, Rafael Antía, Claudio Sibille, Estudio Diario, Carolina Palombo Piríz, Muar e Estudio Claro.
Fogale ha presentato i risultati in un’installazione contestuale alla Aram Gallery. Accanto ai mobili espone anche materiali storici d’archivio, tra cui fotografie, schizzi, riviste e libri d’epoca. Svela la storia dimenticata dell’architetto uruguayano in modo raffinato e creativo, in linea con la cultura contemporanea del progetto. Attraverso le opere di Matteo Fogale e della giovane generazione contemporanea di designer uruguayani la vita e l’opera di uno dei più originali esponenti del Modernismo regionale ritornano d’attualità.
- Hilos Invisibles (Invisible Threads)
- 17 settembre - 27 ottobre 2018
- The Aram Gallery
- 110 Drury Lane, Covent Garden, Londra