Durante i preparativi dell’ottava edizione del salone del design Operae di Torino abbiamo incontrato la curatrice dell’edizione di quest’anno, Alice Stori Liechtenstein, per un’anteprima dei contenuti. Negli anni recenti Liechtenstein, in giro per il mondo, si è affermata come una delle protagoniste più interessanti – e attive – del mondo del design, sia attraverso il suo blog (aliceinwhateverland.com) come scopritrice di talenti, autrice e critica del design, sia con il lancio del suo straordinario centro residenziale di design: Schloss Hollenegg for Design, che ha sede nella proprietà di famiglia di Schloss Hollenegg, Austria. Curiosamente l’esposizione di quest’anno, organizzata sul tema Why Design, “Perché il design?”, nasce da una citazione di Enzo Mari che dice: “La qualità di un progetto dipende dal livello del cambiamento culturale che innesca, anche se di piccole proporzioni”. Di seguito i punti centrali della nostra conversazione.
Operae 2017: un’anteprima con la curatrice Alice Stori Liechtenstein
Scopritrice di talenti, autrice e critica del design, Alice Stori Liechtenstein è la curatrice dell’ottava edizione del salone del design Operae di Torino. A pochi giorni dall’inaugurazione, ci racconta cosa rende speciale l’evento di quest’anno.
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- Anna Carnick
- 23 ottobre 2017
- Torino
Anna Carnick: Per chi conosce Operae meno bene: che cosa rende speciale questa particolare manifestazione di design?
Alice Stori Liechtenstein: Operae è un salone dove gallerie e designer si presentano le une accanto agli altri. Ciò la rende unica nel panorama delle manifestazioni di design. Quello che mi piace in soprattutto in Operae è l’atmosfera: è effervescente senza essere frenetica ed è una splendida occasione per parlare davvero con gli espositori e i visitatori.
Anna Carnick: Il tema della tua curatela, Perché il design?, vuole richiamare l’attenzione su un design che non solo svolga una funzione ma sia anche un simbolo potente dei valori contemporanei. È una prospettiva particolarmente interessante, nell’attuale scenario geopolitico mondiale. Come sei arrivata a questa idea?
Alice Stori Liechtenstein: Credo mettere regolarmente in questione l’utilità di ciò che si fa sia un’abitudine salutare. Ci spinge a nuovi limiti e a prospettive non convenzionali. Chiedendomi “Perché il design?” mi sono resa conto che il design è diventato un linguaggio, un modo di esprimere le idee, non è più solo produzione di oggetti.
Anna Carnick: Dato il tema, a che cosa si deve guardare più in generale visitando la mostra?
Alice Stori Liechtenstein: Bisogna aspettarsi di vedere oggetti audaci che non hanno paura di prendere posizione e che possiedono il potenziale di ridefinire l’estetica contemporanea. Vanno tenuti d’occhio i designer che vanno oltre l’oggetto e lo usano come pretesto per una narrazione.
Anna Carnick: Hai anche sottolineato la tua intenzione di adottare per questa esposizione una definizione più ampia di design, che concepisca il design come un ponte tra discipline creative e discipline scientifiche. Quali sono i criteri ispiratori di questo inquadramento?
Alice Stori Liechtenstein: L’umanità avrà sempre bisogno di oggetti, ma la sfera in cui il design agisce si è immensamente ampliata. Dato che i designer hanno una mentalità decisamente di ricerca hanno iniziato ad applicare il loro metodo al cibo, ai tessuti, all’ecologia e alla scienza. È così che il design diventa un ponte tra le discipline.
Anna Carnick: Puoi indicare qualche esempio specifico, nella mostra, che illustri questo aspetto?
Alice Stori Liechtenstein: Ci sono designer che fanno esperimenti fondendo tecnologie vecchie e nuove, come Laurids Gallé. Ci sono scienziati che esplorano la percezione sensoriale come Astrid Luglio. Ci sono designer come Crafting Plastics Studio che mettono a punto bioplastiche per la produzione di occhiali. E infine ci sono designer che applicano tecniche artistiche come il dripping alla produzione di oggetti, come Jozef Masarik.
Anna Carnick: Da sostenitrice di questa più ampia lettura del design, quali filtri guidano la tua selezione?
Alice Stori Liechtenstein: Per l'ottanta per cento è questione di analisi obiettiva: “Questo oggetto aggiunge qualcosa al discorso?” E per il venti per cento è una reazione emotiva: “Questo oggetto mi emoziona in qualche modo?”
Anna Carnick: C’è qualcos’altro che rende differente dalle precedenti l’edizione di Operae di quest’anno?
Alice Stori Liechtenstein: Il cambiamento più importante è che ci troviamo in una sede molto diversa rispetto agli anni precedenti. Siamo al Lingotto, il polo espositivo dell’ex fabbrica Fiat ristrutturato da Renzo Piano. La scelta vuol dire che Operae avrà un aspetto più ovviamente tipico del salone che siamo piuttosto che quello di una manifestazione non commerciale.
Anna Carnick: Altri aspetti importanti da citare?
Alice Stori Liechtenstein: Quest’anno abbiamo 14 gallerie, che si occupano tutte di design contemporaneo. Molte sono gallerie giovani e parecchie sono straniere, tutte tengono alla ricerca e a svolgere un ruolo strategico nel farsi rappresentanti di designer emergenti. E una volta di più presenteremo il progetto Piemonte Handmade, nel quale un designer, con il sostegno di una galleria, viene accoppiato a un artigiano piemontese. I designer coinvolti, con la loro straordinaria capacità di interpretare e innovare, hanno elaborato progetti inventivi che mettono in luce le competenze degli artigiani e propongono nuove tecniche e nuovi linguaggi formali.
Anna Carnick: Quali collaborazioni di Piemonte Handmade ti sembrano particolarmente significative?
Alice Stori Liechtenstein: La collaborazione di Camp Design Gallery con Elena Salmistraro e Trakatan è stata particolarmente interessante perché Trakatan di solito fabbrica borse e Salmistraro è nota per le sue ceramiche colorate. Il progetto Medusa è una seduta appesa ispirata a una medusa rara. Allo stesso modo Carwan e Carlo Massoud hanno ottenuto un risultato decisamente straordinario collaborando con il gioielliere Annaratone: una facciata su strada fatta d’argento e pietre preziose. I particolari sono incredibilmente accurati e contemporaneamente spiritosi e irriverenti.
Anna Carnick: Oltre a pubblicare dal 2014 il tuo blog di design aliceinwhateverland.com, hai anche organizzato e gestito un centro residenziale di design nella tua casa di famiglia: Schloss Hollenegg for Design. Quale preparazione ti hanno dato queste iniziative alla curatela di un’esposizione come Operae, e che cosa significa passare da un’esposizione tanto intima – che si svolge letteralmente a casa tua – a un palcoscenico così grande?
Alice Stori Liechtenstein: Mi piace cambiare e mi piacciono le nuove sfide, per cui mi sentivo pronta a occuparmi di qualcosa di molto diverso da ciò che faccio di solito. Il mio lavoro a Schloss Hollenegg è stato un allenamento formidabile. Per trovare i designer giusti da presentare sono andata alla ricerca di talenti per quasi quattro anni, e sto iniziando ad avere un buon panorama della scena contemporanea del design giovane. A Schloss Hollenegg, però, posso presentare ogni anno solo venti designer under 35, e perciò è stato bellissimo avere l’occasione a Operae di invitare un gruppo più vasto e di lavorare con molti altri designer.
Anna Carnick: Qual è finora per te la maggior soddisfazione nella preparazione di Operae?
Alice Stori Liechtenstein: Mi sono molto divertita ad accoppiare designer e artigiani per il progetto Piemonte Handmade, è mi è piaciuto molto scambiare idee con questi designer nella preparazione di nuovi lavori per Operae: la soddisfazione più grande è assistere all’evoluzione e al perfezionamento delle loro opere.
Anna Carnick: Per concludere: che cosa speri principalmente che i visitatori trovino a Operae in questa occasione?
Alice Stori Liechtenstein: Spero che restino sorpresi e si pongano molte domande, e che magari restino anche un pochino perplessi. E spero che scopriranno qualcosa di nuovo e si innamorino di qualcosa di bello.
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- Operæ. Independent Design Fair
- Alice Stori Liechtenstein
- 3 – 5 novembre 2017
- Lingotto Torino – Padiglione 5
- via Nizza 294, Torino