Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Domus 859, maggio 2003.
Sottsass disegna case
In questo articolo dall’Archivio Domus riscopriamo i disegni del designer e architetto Ettore Sottsass: edifici poco pratici ma certamente molto politici e provocatori.
Da Domus 859, maggio 2003
Da Domus 859, maggio 2003
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- Deyan Sudjic
- 16 giugno 2021
Per Ettore Sottsass i disegni sono molto importanti. Non smette mai di farne, sui suoi ordinati taccuini di carta scelta ad hoc, con linee forti e decise, macchie di colore, osservazioni sottili e piene di immaginazione. I suoi disegni sono strumenti di lavoro, ma sono anche fatti per il puro piacere di farli. Spesso sono studi di oggetti a cui sta lavorando: lampade, tavoli, vasi, case, interni e, qualche volta, persone. Lo scorso anno però si è occupato di qualcosa un po' diverso: una serie di disegni architettonici che riflettono il suo interesse per questo tema.
Sottsass ovviamente costruisce. Ha costruito abitazioni grandi e piccole, da Singapore al Colorado: e fra le sue opere si contano anche molti progetti di interni, oltre a una fabbrica in Russia esposta lo scorso anno alla Biennale di Architettura di Venezia.
Gli ultimi disegni hanno però un intento più polemico. Mostrano una serie di tipologie edilizie (un museo, alloggi popolari, una banca) che, oltre a riflettere le caratteristiche della sua architettura , hanno uno scopo non strettamente pratico.
Sottsass li chiama “lettere d’amore all’architettura, anche se non so dove mandarle”. “Ho sempre disegnato di notte, quando il corpo e l’anima sono più vulnerabili”. Essi rivelano in qualche modo la sua visione del mondo: sardonica, beffarda, con un certo gusto per la malinconia. Hanno titoli provocatori, alludono al fatto che l’architettura piò a volte avere un significato letterario o politico, più che formale. Uno di essi è intitolato Il Museo Triste, e Sottsass ne parla come di “un luogo dedicato al ricordo delle vittime dei massacri”. Un altro – Case popolari con Piazza – evoca le case costruite per la povera gente a Parigi dopo la rivoluzione, con contrasti alla Pugin fra la generosità di spirito di un tempo e quella di oggi, assai piò rara. Sottsass è architetto, figlio di architetto: se è stato veramente al centro del mondo del design contemporaneo, per quanto riguarda l’architettura produce opere molto più personali.
Per me il destino vero dell’architettura è nell’interno, dove solo le persone che ci vivono possono farne esperienza. Dall’esterno, ci si getta soltanto un’occhiata. All’interno l’architettura influisce fisicamente sul nostro corpo; questo è per me l’architettura.
Sui ripiani della sua libreria ha gli stessi libri che hanno altri architetti. È stato dappertutto, negli stessi posti in cui sono stati gli altri architetti: la casa sulla spiaggia di George Nelson, l’Unite d’Habitation di Le Corbusier (“Ha una certa dignità; naturalmente per certi versi è orribile, ma almeno quelli che ora ci vivono sono volontari”). Da tutto questo però trae lezioni diverse, e si interessa a cose diverse. “Gropius e gli altri vedevano l’architettura come una specie di struttura, come fa adesso Foster: ma Le Corbusier aveva senza dubbio l’idea dell’importanza della ‘sensualità’ delle cose, di che cosa significhi fare un muro sensuale”. “I luoghi che più mi piacciono sono i luoghi privati, comuni, quelli che si possono definire architettura domestica”. “Per me il destino vero dell’architettura è nell’interno, dove solo le persone che ci vivono possono farne esperienza. Dall’esterno, ci si getta soltanto un’occhiata. All’interno l’architettura influisce fisicamente sul nostro corpo; questo è per me l’architettura”.
Sottsass non è né modernista né postmoderno. Gli interessano le cose che stanno sotto la superficie dell’architettura: e che, a suo parere, non cambino nel corso della storia. Il progetto di una villa a Doha al quale sta lavorando adesso — e intorno al quale Arata lsozaki, responsabile dell’intero progetto, ha raccolto un gruppo di architetti di tutto il mondo per lavorare su parti — non è tanto diverso, secondo Sottsass, da quello che un ricchissimo uomo di governo avrebbe potuto costruire nell’antica Roma: o, prima ancora, in Mesopotamia. Qualcuno potrebbe ovviamente osservare che questo serve poco a risolvere i problemi architettonici di oggi; ma Sottsass la pensa diversamente. Per lui l’architettura che merita di essere fatta ruota sempre intorno agli stessi temi.
“Il problema non è il legame con il potere cha devono stabilire gli architetti: il problema è con quale tipo di potere l’architetto è legato. Le cattedrali e le piramidi rappresentano il modo in cui il potere veniva usato nel tentativo di esorcizzare e tenere lontana l’oscurità della morte”. E neppure le tecniche dell’architettura, nonostante il mutare delle tecnologie, cambiano molto. Per Sottsass le lezioni più grandi vengono da un certo percorso tagliato attraverso un edificio, dal passaggio da un buio corridoio d’ingresso a un cortile pieno di sole in un’antica moschea del Cairo, o da una semplice casa di un villaggio indiano. I suoi disegni testimoniano di una vita passata a osservare l’architettura, a imparare le sue lezioni: filtrandole attraverso la sua sensibilità, Sottsass si concentra sui principi universali che da esse scaturiscono.
Ettore Sottsass' drawings
Ettore Sottsass' drawings
Ettore Sottsass' drawings
Ettore Sottsass' drawings
Ettore Sottsass' drawings
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Ettore Sottsass' drawings
Ettore Sottsass' drawings
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Ettore Sottsass, Casa aperta, Progetto per una banca, Architettura monumentale.
Da Domus 859, maggio 2003.