Nella prima Domus di Alessandro Mendini, il ritratto di copertina e il Colloquio in apertura di ciascun numero sono presto diventati momenti di grande importanza, dove figure centrali dell’architettura, dell’arte e del design si sono soffermate per fare un punto sintetico sulle loro posizioni e sui loro progetti. Nel 1984 è la volta di una giovane Zaha Hadid, proveniente dalla leggendaria scena della Architectural Association degli anni ’70, ora insegnante in quella stessa scuola, e fresca vincitrice di un grande concorso ad Hong Kong. Le sue riflessioni sul suo ruolo come progettista e sulle sue prospettive future aprono nel mese di aprile il numero 650.
“Il progetto è una filosofia”: la prima copertina per Zaha Hadid sulla Domus di Alessandro Mendini
Nel 1984 la grande architetta e designer, emblema dell’archistar di fine millennio, debuttava su Domus, protagonista della copertina e di una conversazione con il direttore Alessandro Mendini.
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- Zaha Hadid , Alessandro Mendini
- 31 marzo 2022
Tu sei conosciuta specialmente per i tuoi disegni di architettura, dove con virtuose tecniche unisci il linguaggio storico suprematista e quello elettronico. Come collochi la tua ricerca nel panorama dell’architettura oggi?
Non si tratta per me di collocare il mio lavoro nel panorama dell’architettura di oggi. Io speravo che potesse essere compreso non a livello di estetica o di grafica, ma per le implicazioni di una tale architettura in questo momento storico. Questo lavoro, i suoi rapporti con l’ultima parte del ventesimo secolo, il progetto territoriale per il secolo a venire. Il significato della modernità al di là delle sue implicazioni formali e dell’enfasi sul programma come unico veicolo per esplorare i territori futuri dell’architettura.
Tu insegni Composizione Architettonica alla Architectural Association di Londra. Pensi che l’architettura possa essere insegnata?
Possono essere insegnati i fatti, ma non il pensiero. Per me insegnare è un’esperienza di apprendimento, ed è per questo che è stimolante. Il nostro ruolo come insegnanti di architettura è quello di indirizzare e guidare le generazioni future alla comprensione dell’architettura, allo sviluppo delle idee e, infine, alla realizzazione ed esecuzione di queste idee. Il progetto è una filosofia e può essere insegnato soltanto a se stessi.
Hai vinto da poco il concorso per il Peak di Hong Kong, uno dei più importanti concorsi banditi negli ultimi tempi. Ti sei realizzata nei disegni oppure il tuo problema è costruire?
Il disegno è un mezzo molto stimolante e interessante, quello che mi dà più piacere nella rappresentazione dell’architettura. Diciamo che è quello che finora ho potuto manipolare di più. Non è usato solo per illustrare l’architettura e descriverla: attraverso di esso si possono esplorare territori di progettazione, e può anche fungere da strumento per il racconto della storia di quell’architettura. Quanto al Peak, costruirlo sarà di grande appagamento e soddisfazione, perché certo l’idea non era quella di un esercizio di abilità nel disegno.
Ti interessa il design? Consideri molto diversi il design e l’architettura?
Il design è un aspetto dell’architettura e a volte non possono essere separati. Il design è un sistema di pensiero che non può fare assegnamento solo sul talento, perché non ci sono sostituti per l’intelligenza. Sono entrambi indispensabili all’architettura.
Ti interessa il design? Consideri molto diversi il design e l’architettura?
Il design è un aspetto dell’architettura e a volte non possono essere separati. Il design è un sistema di pensiero che non può fare assegnamento solo sul talento, perché non ci sono sostituti per l’intelligenza. Sono entrambi indispensabili all’architettura.