Quali sono i progettisti più cercati su internet? La classifica dei 15 nomi più cliccati su Google negli ultimi tre mesi, in lingua inglese e in tutto il mondo, riserva molte conferme e altrettante sorprese.
Dalla semplice lista di nominativi, interrogata con domande specifiche, si possono estrarre considerazioni di diversa natura.
Si può notare ad esempio l’equilibrio tra vivi (otto) e defunti (sette), il tragico squilibrio di genere tra due donne e 13 uomini, ma anche la varietà delle loro provenienze geografiche, da ben 10 paesi del mondo – in ordine d’apparizione Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Brasile, Italia, Spagna, Finlandia, Giappone, Danimarca e Messico.
L’esercizio più curioso, però, è probabilmente quello di riorganizzare la classifica sulla base di una chiave di lettura derivata dalla storia dell’architettura, ossia la suddivisione in correnti, movimenti, tendenze. L’arido elenco si trasforma in una sorta di grand prix – di Formula 1, e non de Rome – corsa impossibile tra piloti di generazioni diverse, fatto di sorpassi inaspettati, arrivi al fotofinish, promesse mantenute e cocenti delusioni.
In prima posizione, Zaha Hadid guida la cordata decostruttivista, seguita da Frank Gehry, al suo quarto posto assoluto e il più cercato degli architetti ancora in vita. Daniel Libeskind non pervenuto.
Frank Lloyd Wright, secondo posto, si afferma come il maestro modernista più cliccato, sorpassando Le Corbusier, sul gradino più basso del podio. Il candido modernismo carioca di Oscar Niemeyer è ben piazzato in quinta posizione, il modernismo organico di Alvar Aalto entra per un soffio nella top ten e ancora il Messico moderno di Luis Barragan si ferma al quindicesimo posto.
Grande assente di questa tornata è Ludwig Mier van der Rohe. Tre architetti legati a vario titolo alla corrente high-tech, o più generalmente alla componente tecnologica dell’architettura, passano le qualifiche: Norman Foster al sesto posto, Renzo Piano all’ottavo e Santiago Calatrava al dodicesimo. Completano la squadra i designer Philippe Starck, settimo, e Neri Oxman, tredicesima, l’intramontabile Antoni Gaudí, nono, il poetico postmoderno Tadao Ando, undicesimo, e il post-postmoderno superpop Bjarke Ingels, quattordicesimo.
Molte e molto complesse sono le ragioni alla base dei posizionamenti di questa classifica, non necessariamente coerenti con le qualità dei progettisti e il valore delle loro opere. Non è questa la sede per snocciolarle.
Al termine di questa prima rassegna, però, si può almeno suggerire che sarebbe interessante verificare le variazioni dei click riservati a ciascuno nel tempo, per comprendere meglio quanto pesano su queste quantità la fama del personaggio sulla lunga durata, le oscillazioni del gusto nel medio periodo, e l’attualità degli eventi che lo riguardano.