Biennale 2022, quali sono i padiglioni da non perdere

Nomi noti come Simone Leigh per il Padiglione Stati Uniti e new entry, tra cui l’Uganda: la nostra gallery raccoglie una lista di padiglioni che meritano particolare attenzione. 

Padiglione Italia, “Storia della notte e destino delle comete” Per la prima volta nella storia della Biennale di Venezia, il Padiglione Italia presenta l’opera di un solo artista: Gian Maria Tosatti. Il progetto espositivo a cura di Eugenio Viola, intitolato “Storia della notte e destino delle comete”, vuole rappresentare uno “statement sulla contemporaneità” nonché una vera e propria “macchina narrativa” che sappia parlare e raccontare dell’Italia, con uno sguardo sul presente e sulle prospettive future dell’umanità. Nel video anteprima The making of realizato da Xiaomi, sponsor del Padiglione, Viola ha commentato la sua scelta curatoriale e artistica: “Gian Maria Tosatti è un mistico contemporaneo. Fondamentalmente la sua ricerca costituisce un unicum, a mio avviso, nel panorama artistico italiano e contemporaneo. Emerge da un rapporto stringente tra l’arte e l’architettura e l’abitare, ed è profondamente influenzata dal peccato originale del teatro, come si vede anche in questo padiglione, il cui titolo, Storia della notte e destino delle comete, scandisce un’opera in due atti, la storia della notte appunto, e il destino delle comete, introdotto da un prologo in sordina”. Una grande installazione ambientale occuperà interamente gli spazi delle Tese delle Vergini configurandosi come un “dispositivo intermediale” in cui si fondono riferimenti letterari, arti visive, teatro, musica e performance. Il percorso inviterà il visitatore a riflettere sull’equilibrio tra uomo e natura, tra sviluppo sostenibile e territorio, tra etica e profitto. 

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia.
Courtesy DGCC – MiC

Padiglione Italia, “Storia della notte e destino delle comete” L’artista Gian Maria Tosatti ha commentato così il suo lavoro nell'intervista a Xiaomi: “Quest’opera racconta un momento della nostra storia, un momento cupo della nostra civiltà. Parliamo per la prima volta di estinzione della nostra specie. Non era mai successo, neanche davanti alle catastrofi storiche che conosciamo molto  bene. Quindi parliamo di una notte, la notte della nostra civiltà. È la prima parte del lavoro. La seconda parte ci porta verso un dovere che abbiamo, noi artisti, quello di mostrare sempre una via d’uscita. E questa via d’uscita riguarda soprattutto il nostro innamorarci di nuovo della natura”. Nel corso della Biennale il Padiglione Italia rappresenterà un vero e proprio forum – in presenza e online – e ospiterà un ricco calendario di incontri scientifico-divulgativi che vanteranno la partecipazione di esperti del settore ecologico-ambientale e della cultura. 

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia.
Courtesy DGCC – MiC

Hong Kong, “Angela Su: Arise, Hong Kong in Venice”, evento collaterale Anche Hong Kong è meritatamente rappresentata alla Biennale di Venezia, con un evento collaterale da non perdere. Il percorso espositivo delinea una narrazione speculativa e si serve dell’atto di levitazione come metafora organizzativa, filo conduttore tra i disegni, le immagini in movimento, i ricami e le installazioni, in cui un alter-ego fittizio dell’artista esplora le valenze culturali e politiche dell’atto di librarsi in aria. In mostra inoltre l’opera video “The Magnificent Levitation Act of Lauren O”, uno pseudo-documentario che intreccia realtà e finzione e include found-footage e spezzoni da una performance inedita dell’artista. Il pubblico ha accesso a una dimensione ibrida, sospesa tra finzione e realtà, che vuole far luce sulla mutevolezza e precarietà del mondo contemporaneo. La mostra “Angela Su: Arise, Hong Kong in Venice” è promossa da M+, il museo della cultura visiva contemporanea di Hong Kong sito nel distretto culturale di West Kowloon, e l'Hong Kong Arts Development Council (HKADC). Il progetto espositivo è stato curato da Freya Chou, curatrice indipendente con sede ad Hong Kong insieme a Ying Kwok, senior curator al Tai Kwun di Hong Kong. 

Foto della performance per il video The Magnificent Levitation Act of Lauren O di Angela Su, 2022, Courtesy of the Artist
Foto Ka Lam, Video commissionato da M+

Padiglione Coreano, “Gyre” Attrazione magnetica per chiunque entri nel Korean Pavillion, un serpente meccanico galleggia a mezz’aria al centro della sala principale dell’edificio in cemento e vetro, eretto nel 1995. È una spirale lunga 50 metri, la cui forma e le cui curve sono generate da un algoritmo, una serpentina di 382 celle che cambiano continuamente colore, fatte di polimeri laminati trasparenti. Denominata Chroma V, è l’installazione  più spettacolare delle sei opere qui esposte, tutte dell’artista/compositore (e poeta) Yunchul Kim. In questa mostra curata da Young-chul Lee, Kim mette in scena una cosmogonia composta da opere d’arte e poesia, ispirata da una ricerca interdisciplinare su scienza, tecnologia e filosofia. Il risultato è “Gyre”, “un vortice di fluidi, tubi a spirale trasparenti pieni di acqua di mare, ed enormi nodi composti da decine di migliaia di viti”, diviso in tre sezioni, un’incredibile lavoro di finzione speculativa convertito in arte. 

Yunchul Kim, Chroma V. Korean Pavilion, 2022. Courtesy of the artist.
Foto Roman März

Padiglione Finlandese, “Close Watch” Per la 59. Esposizione Internazionale d’Arte la Finlandia presenta l’installazione video “Close Watch”, nata dall’esperienza personale dell’artista Pilvi Takala, che ha lavorato sotto copertura come guardia di sicurezza qualificata per la società globale Securitas. In particolare l’opera è incentrata su alcuni workshop che l’artista ha sviluppato per rispondere a problemi e dilemmi etici incontrati durante il suo incarico di sei mesi in uno dei più grandi centri commerciali della Finlandia. Usando la tecnica partecipativa del Forum Theatre i partecipanti (tra cui ex colleghi dell’artista) sperimentano strategie alternative che non prevedano un uso eccessivo della forza, linguaggio razzista o  comportamenti tossici. Il termine “sicurezza” è esplorato come concetto e come industria, per analizzare come contribuisce a definire lo spazio pubblico e i comportamenti tollerati, e nella sua relazione con l’idea di “controllo”. La mostra è curata da Christina Li, ed è commissionata e prodotta da Frame Contemporary Art Finland. 

Courtesy Padiglione Alvar Aalto della Finlandia: Ugo Carmeni / Frame Contemporary Art Finland

Padiglione del Ghana, “Black Star-The Museum as Freedom” Per la 59. Esposizione Internazionale d'Arte a Venezia, il Padiglione del Ghana, sotto l'alto patronato del presidente del Ghana Nana Addo Dankwa Akufo-Addo, presenta la mostra “Black Star-The Museum as Freedom”. Una mostra collettiva per riflettere sul concetto di libertà attraverso le nozioni di tempo, tecnologia e confini. Il titolo fa riferimento alla stessa nera che rappresenta il Ghana attraverso la sua bandiera, la squadra nazionale di calcio e il suo monumento più importante. La stella nera simboleggia inoltre la connessione dell'Africa con le sue diaspore attraverso la “Black Star Line” di Marcus Garvey e il suo movimento “Back-to-Africa” riproposto ora in Ghana come “Beyond the Return”. La mostra include le grandi installazioni di Na Chainkua Reindorf, Afroscope e Diego Araúja. È progettata dall'architetto DK Osseo Asare e curata da Nana Oforiatta Ayim, direttore dell'ANO Institute of Arts & Knowledge di Accra e Director at Large del Ghana's Museums and Cultural Heritage.

Courtesy Nana Opoku afroscope

Padiglione del Cile, “Turba Tol Hol-Hol Tol” Il Cile partecipa alla Biennale di Venezia con il progetto collettivo “Turba Tol Hol-Hol Tol”, un percorso sperimentale per riflettere sulla crisi climatica,  nello specifico sulla conservazione e visibilità dell’ecosistema delle torbiere della Patagonia, il più efficiente nell’accumulazione del carbonio presente nell’atmosfera. A cura di Camila Marambio, il titolo stesso della mostra significa “cuore delle torbiere” nella lingua dei Selk’nam, popolazione indigena della Terra del Fuoco, in Patagonia. Un’installazione multisensoriale unisce un team multidisciplinare formato dall’artista visiva Ariel Bustamante, la storica dell’arte Carla Macchiavello, la cineasta Doming Sotomayor e l’architetto Alfredo Thiermann. La mostra vuole rappresentare “un’immersione nell’esperienza nell’esperienza materiale e ancestrale delle torbiere”, per dare visibilità a questi ecosistemi che giocano un ruolo fondamentale nella regolazione del clima, e promuovere un processo di risanamento che unisca scienza, immaginazione e conoscenze tradizionali. “Turba Tol Hol-Hol Tol” nasce dalla ricerca del collettivo “Ensayos”, in stretta collaborazione con la Wildlife Conservation Society del Cile, il Parco di Karukinka della Terra del Fuoco e la Fondazione Culturale Selk'nam Hach Saye. 

Immagine per gentile concessione di Turba Tol e del Ministero della Cultura, delle Arti e del Patrimonio del Cile © Ricardo Gallo

Padiglione Stati Uniti, “Simone Leigh: Sovereignty” Gli Stati Uniti sono rappresentati dall’acclamata artista americana Simone Leigh con la mostra “Simone Leigh: Sovereignty”. In occasione della Biennale 2022, Leigh presenta una nuova serie di sculture in ceramica, bronzo e rafia, tra cui una scultura monumentale bronzea per il piazzale esterno del Padiglione degli Stati Uniti. Il progetto è concepito in partnership con l'Atlanta University Center Art History + Curatorial Studies Collective. Leigh è famosa per le sue opere video, scultoree e performance che omaggiano e fanno riferimento alle tradizioni dell’Africa, la diaspora africana e la teoria femminista nera. Le sue sculture in particolare uniscono forme dell’architettura vernacolare a forme del corpo femminile. La mostra di Leigh è commissionata dall’Institute of Contemporary Art/Boston in collaborazione con l'Ufficio degli Affari Educativi e Culturali del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Le opere in mostra per il Padiglione degli Stati Uniti saranno parte di una mostra presso l’ICA/Boston nel 2023, che successivamente sarà in tour nei musei di tutti gli Stati Uniti.

Simone Leigh, 2021. Opere d'arte © Simone Leigh. Per gentile concessione dell’artista e della Matthew Marks Gallery
Foto Shaniqwa Jarvis

Padiglione di Malta, “Diplomazija astuta” “Il progresso industriale del Modernismo è culminato nella capacità dell’umanità di distruggersi”. È intorno a questo statement che ruota il progetto espositivo del Padiglione di Malta. Intitolato “Diplomazija astuta”, il Padiglione trasforma la pala d'altare di Caravaggio “La decapitazione di San Giovanni Battista” in un’installazione immersiva e scultorea che sovrappone la narrazione biblica al tempo presente. “Diplomazija astuta” presenta un’installazione cinetica dell’artista Arcangelo Sassolino (ITA), realizzata con l’utilizzo di tecnologia a induzione, arricchita da un’incisione di Giuseppe Schembri Bonaci (MLT) e una “partitura percussiva” di Brian Schembri (MLT) basata su "Ut queant laxis”, il canto gregoriano attribuito a Guido d'Arezzo in onore di Giovanni Battista e motivi ritmici tratti dai due inni di Carlo Diacono composti sullo stesso testo latino e dalla "Missa Mundi" di Carlo Camilleri. Il tema della decapitazione di San Giovanni diventa spunto di riflessione per esplorare la modernità, i costumi culturali e la geopolitica strumentalizzata, e per rivelare i punti critici e fallimentari del progetto umanista: “inganno, malcostume dei media e armamento delle idee”. Il progetto è presentato dall’Arts Council Malta con il sostegno del Ministero per il Patrimonio Nazionale, le Arti e il Governo Locale e co-curato da Keith Sciberras (MLT) e Jeffrey Uslip (USA). 

Foto Massimo Penzo

Padiglione dell'Uganda, “Radiance, They Dream in Time” L’Uganda partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia con il progetto espositivo “Radiance, They Dream in Time”, realizzato grazie alla partnership tra Stjarna.art e l’Uganda National Cultural Centre (UNCC) e commissionato da Mme Juliana Naumo. La mostra è curata dal britannico di origine tanzaniana Shaheen Merali, e presenterà le opere di due artisti originari di Kampala, Acaye Kerunen e Collin Sekajugo. La pratica artistica e sociale di Acaye Kerunen valorizza l’artigianato locale e regionale ugandese, le conoscenze “sacre e inespresse” degli artigiani e il loro ruolo nella gestione ecologica dei territori. Tramite l’atto della reinstallazione di materiali decostruiti, l’artista riflette sul lavoro delle donne africane e il loro ruolo fondamentale nell’ecosistema climatico. Collin Sekajugo prende spunto dalla cultura pop e dall’influenza del mainstream per evidenziarne le influenze sul mondo contemporaneo e sull’antropologia. Tramite una lente d’osservazione profondamente africana, Sekajugo sfrutta irriverenza, teatralità e gioco per realizzare una “messa in scena dell’identità” dietro immagini di repertorio che “colonizzano” il mondo. 

Collin Sekajugo, Immagine Stock 017 – I Own Everything, 2019/2022, Acrilico, tela di corteccia e tecnica mista su tela, 190 cm x 300 cm (74 ¾ x 118 ⅛ in)

Padiglione francese, I sogni non hanno titoli Biografia e finzione, cinema e danza, esistenzialismo e immigrazione, emozione e ricerca, l’Africa e l’Europa: tutto questo si unisce nelle stanze di Les rêves n’ont pas de titre di Zineb Sedira. Il risultato però non è il solito megamix un po’ a caso, ma uno dei padiglioni più toccanti e meglio riusciti della Biennale di quest’anno. Punto di partenza sono i film coprodotti da Italia, Francia e Algeria negli anni Settanta, come Lo straniero di Visconti – tratto dal romanzo di Camus, non un caso – che fanno da volano per un racconto macroscopico, quello della comunità algerina e della sua immigrazione, e l’eco di una biografia, quella dell’artista, che diventa un film. 

La 59. Esposizione Internazionale d’Arte intitolata “Il latte dei sogni” è pronta ad aprire i battenti il prossimo 23 aprile. Curata da Cecilia Alemani e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Roberto Cicutto, la manifestazione fa parlare di sé da mesi (recente ad esempio l’annuncio – prevedibile – delle dimissioni di curatori e artisti del Padiglione Russia). Posticipata a causa della pandemia, la Biennale si prepara adesso ad accogliere 213 artiste e artisti provenienti da 58 nazioni, le cui opere occuperanno il Padiglione Centrale, i Giardini e l’Arsenale. Tanti numeri, tutti significativi: 26 artiste e artisti italiani, 180 prime partecipazioni, 1433 opere e oggetti esposti e 80 nuove produzioni. Sono 80 le Partecipazioni Nazionali, tra cui 5 paesi presenti per la prima volta: Repubblica del Camerun, Namibia, Nepal, Sultanato dell’Oman e Uganda. Cresce l’aspettativa intorno al Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, che per la prima volta si presenta con un solo nome, quello dell’artista Gian Maria Tosatti.

Che si tratti di padiglioni “storici” e nomi noti, come quello di Simone Leigh per il Padiglione degli Stati Uniti, o di new entry al debutto in Biennale, come il Padiglione Uganda che presenterà opere di Acaye Kerunen e Collin Sekajugo, come sempre la Biennale sa far discutere. Da segnalare il ricco calendario di eventi collaterali organizzati in numerosi sedi della città di Venezia, tra cui la mostra sull’artista Angela Su, che rappresenterà Hong Kong a Venezia. 
Nell’attesa di poter finalmente navigare il labirintico percorso di mostre ed eventi collaterali, abbiamo preparato una lista di padiglioni che, a giudicare dalle premesse, non potete perdere.

Immagine in apertura: Yunchul Kim, Chroma V. Padiglione Corea, 2022. Courtesy of the artist. Foto Roman März

Padiglione Italia, “Storia della notte e destino delle comete” Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia.
Courtesy DGCC – MiC

Per la prima volta nella storia della Biennale di Venezia, il Padiglione Italia presenta l’opera di un solo artista: Gian Maria Tosatti. Il progetto espositivo a cura di Eugenio Viola, intitolato “Storia della notte e destino delle comete”, vuole rappresentare uno “statement sulla contemporaneità” nonché una vera e propria “macchina narrativa” che sappia parlare e raccontare dell’Italia, con uno sguardo sul presente e sulle prospettive future dell’umanità. Nel video anteprima The making of realizato da Xiaomi, sponsor del Padiglione, Viola ha commentato la sua scelta curatoriale e artistica: “Gian Maria Tosatti è un mistico contemporaneo. Fondamentalmente la sua ricerca costituisce un unicum, a mio avviso, nel panorama artistico italiano e contemporaneo. Emerge da un rapporto stringente tra l’arte e l’architettura e l’abitare, ed è profondamente influenzata dal peccato originale del teatro, come si vede anche in questo padiglione, il cui titolo, Storia della notte e destino delle comete, scandisce un’opera in due atti, la storia della notte appunto, e il destino delle comete, introdotto da un prologo in sordina”. Una grande installazione ambientale occuperà interamente gli spazi delle Tese delle Vergini configurandosi come un “dispositivo intermediale” in cui si fondono riferimenti letterari, arti visive, teatro, musica e performance. Il percorso inviterà il visitatore a riflettere sull’equilibrio tra uomo e natura, tra sviluppo sostenibile e territorio, tra etica e profitto. 

Padiglione Italia, “Storia della notte e destino delle comete” Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia.
Courtesy DGCC – MiC

L’artista Gian Maria Tosatti ha commentato così il suo lavoro nell'intervista a Xiaomi: “Quest’opera racconta un momento della nostra storia, un momento cupo della nostra civiltà. Parliamo per la prima volta di estinzione della nostra specie. Non era mai successo, neanche davanti alle catastrofi storiche che conosciamo molto  bene. Quindi parliamo di una notte, la notte della nostra civiltà. È la prima parte del lavoro. La seconda parte ci porta verso un dovere che abbiamo, noi artisti, quello di mostrare sempre una via d’uscita. E questa via d’uscita riguarda soprattutto il nostro innamorarci di nuovo della natura”. Nel corso della Biennale il Padiglione Italia rappresenterà un vero e proprio forum – in presenza e online – e ospiterà un ricco calendario di incontri scientifico-divulgativi che vanteranno la partecipazione di esperti del settore ecologico-ambientale e della cultura. 

Hong Kong, “Angela Su: Arise, Hong Kong in Venice”, evento collaterale Foto della performance per il video The Magnificent Levitation Act of Lauren O di Angela Su, 2022, Courtesy of the Artist
Foto Ka Lam, Video commissionato da M+

Anche Hong Kong è meritatamente rappresentata alla Biennale di Venezia, con un evento collaterale da non perdere. Il percorso espositivo delinea una narrazione speculativa e si serve dell’atto di levitazione come metafora organizzativa, filo conduttore tra i disegni, le immagini in movimento, i ricami e le installazioni, in cui un alter-ego fittizio dell’artista esplora le valenze culturali e politiche dell’atto di librarsi in aria. In mostra inoltre l’opera video “The Magnificent Levitation Act of Lauren O”, uno pseudo-documentario che intreccia realtà e finzione e include found-footage e spezzoni da una performance inedita dell’artista. Il pubblico ha accesso a una dimensione ibrida, sospesa tra finzione e realtà, che vuole far luce sulla mutevolezza e precarietà del mondo contemporaneo. La mostra “Angela Su: Arise, Hong Kong in Venice” è promossa da M+, il museo della cultura visiva contemporanea di Hong Kong sito nel distretto culturale di West Kowloon, e l'Hong Kong Arts Development Council (HKADC). Il progetto espositivo è stato curato da Freya Chou, curatrice indipendente con sede ad Hong Kong insieme a Ying Kwok, senior curator al Tai Kwun di Hong Kong. 

Padiglione Coreano, “Gyre” Yunchul Kim, Chroma V. Korean Pavilion, 2022. Courtesy of the artist.
Foto Roman März

Attrazione magnetica per chiunque entri nel Korean Pavillion, un serpente meccanico galleggia a mezz’aria al centro della sala principale dell’edificio in cemento e vetro, eretto nel 1995. È una spirale lunga 50 metri, la cui forma e le cui curve sono generate da un algoritmo, una serpentina di 382 celle che cambiano continuamente colore, fatte di polimeri laminati trasparenti. Denominata Chroma V, è l’installazione  più spettacolare delle sei opere qui esposte, tutte dell’artista/compositore (e poeta) Yunchul Kim. In questa mostra curata da Young-chul Lee, Kim mette in scena una cosmogonia composta da opere d’arte e poesia, ispirata da una ricerca interdisciplinare su scienza, tecnologia e filosofia. Il risultato è “Gyre”, “un vortice di fluidi, tubi a spirale trasparenti pieni di acqua di mare, ed enormi nodi composti da decine di migliaia di viti”, diviso in tre sezioni, un’incredibile lavoro di finzione speculativa convertito in arte. 

Padiglione Finlandese, “Close Watch” Courtesy Padiglione Alvar Aalto della Finlandia: Ugo Carmeni / Frame Contemporary Art Finland

Per la 59. Esposizione Internazionale d’Arte la Finlandia presenta l’installazione video “Close Watch”, nata dall’esperienza personale dell’artista Pilvi Takala, che ha lavorato sotto copertura come guardia di sicurezza qualificata per la società globale Securitas. In particolare l’opera è incentrata su alcuni workshop che l’artista ha sviluppato per rispondere a problemi e dilemmi etici incontrati durante il suo incarico di sei mesi in uno dei più grandi centri commerciali della Finlandia. Usando la tecnica partecipativa del Forum Theatre i partecipanti (tra cui ex colleghi dell’artista) sperimentano strategie alternative che non prevedano un uso eccessivo della forza, linguaggio razzista o  comportamenti tossici. Il termine “sicurezza” è esplorato come concetto e come industria, per analizzare come contribuisce a definire lo spazio pubblico e i comportamenti tollerati, e nella sua relazione con l’idea di “controllo”. La mostra è curata da Christina Li, ed è commissionata e prodotta da Frame Contemporary Art Finland. 

Padiglione del Ghana, “Black Star-The Museum as Freedom” Courtesy Nana Opoku afroscope

Per la 59. Esposizione Internazionale d'Arte a Venezia, il Padiglione del Ghana, sotto l'alto patronato del presidente del Ghana Nana Addo Dankwa Akufo-Addo, presenta la mostra “Black Star-The Museum as Freedom”. Una mostra collettiva per riflettere sul concetto di libertà attraverso le nozioni di tempo, tecnologia e confini. Il titolo fa riferimento alla stessa nera che rappresenta il Ghana attraverso la sua bandiera, la squadra nazionale di calcio e il suo monumento più importante. La stella nera simboleggia inoltre la connessione dell'Africa con le sue diaspore attraverso la “Black Star Line” di Marcus Garvey e il suo movimento “Back-to-Africa” riproposto ora in Ghana come “Beyond the Return”. La mostra include le grandi installazioni di Na Chainkua Reindorf, Afroscope e Diego Araúja. È progettata dall'architetto DK Osseo Asare e curata da Nana Oforiatta Ayim, direttore dell'ANO Institute of Arts & Knowledge di Accra e Director at Large del Ghana's Museums and Cultural Heritage.

Padiglione del Cile, “Turba Tol Hol-Hol Tol” Immagine per gentile concessione di Turba Tol e del Ministero della Cultura, delle Arti e del Patrimonio del Cile © Ricardo Gallo

Il Cile partecipa alla Biennale di Venezia con il progetto collettivo “Turba Tol Hol-Hol Tol”, un percorso sperimentale per riflettere sulla crisi climatica,  nello specifico sulla conservazione e visibilità dell’ecosistema delle torbiere della Patagonia, il più efficiente nell’accumulazione del carbonio presente nell’atmosfera. A cura di Camila Marambio, il titolo stesso della mostra significa “cuore delle torbiere” nella lingua dei Selk’nam, popolazione indigena della Terra del Fuoco, in Patagonia. Un’installazione multisensoriale unisce un team multidisciplinare formato dall’artista visiva Ariel Bustamante, la storica dell’arte Carla Macchiavello, la cineasta Doming Sotomayor e l’architetto Alfredo Thiermann. La mostra vuole rappresentare “un’immersione nell’esperienza nell’esperienza materiale e ancestrale delle torbiere”, per dare visibilità a questi ecosistemi che giocano un ruolo fondamentale nella regolazione del clima, e promuovere un processo di risanamento che unisca scienza, immaginazione e conoscenze tradizionali. “Turba Tol Hol-Hol Tol” nasce dalla ricerca del collettivo “Ensayos”, in stretta collaborazione con la Wildlife Conservation Society del Cile, il Parco di Karukinka della Terra del Fuoco e la Fondazione Culturale Selk'nam Hach Saye. 

Padiglione Stati Uniti, “Simone Leigh: Sovereignty” Simone Leigh, 2021. Opere d'arte © Simone Leigh. Per gentile concessione dell’artista e della Matthew Marks Gallery
Foto Shaniqwa Jarvis

Gli Stati Uniti sono rappresentati dall’acclamata artista americana Simone Leigh con la mostra “Simone Leigh: Sovereignty”. In occasione della Biennale 2022, Leigh presenta una nuova serie di sculture in ceramica, bronzo e rafia, tra cui una scultura monumentale bronzea per il piazzale esterno del Padiglione degli Stati Uniti. Il progetto è concepito in partnership con l'Atlanta University Center Art History + Curatorial Studies Collective. Leigh è famosa per le sue opere video, scultoree e performance che omaggiano e fanno riferimento alle tradizioni dell’Africa, la diaspora africana e la teoria femminista nera. Le sue sculture in particolare uniscono forme dell’architettura vernacolare a forme del corpo femminile. La mostra di Leigh è commissionata dall’Institute of Contemporary Art/Boston in collaborazione con l'Ufficio degli Affari Educativi e Culturali del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Le opere in mostra per il Padiglione degli Stati Uniti saranno parte di una mostra presso l’ICA/Boston nel 2023, che successivamente sarà in tour nei musei di tutti gli Stati Uniti.

Padiglione di Malta, “Diplomazija astuta” Foto Massimo Penzo

“Il progresso industriale del Modernismo è culminato nella capacità dell’umanità di distruggersi”. È intorno a questo statement che ruota il progetto espositivo del Padiglione di Malta. Intitolato “Diplomazija astuta”, il Padiglione trasforma la pala d'altare di Caravaggio “La decapitazione di San Giovanni Battista” in un’installazione immersiva e scultorea che sovrappone la narrazione biblica al tempo presente. “Diplomazija astuta” presenta un’installazione cinetica dell’artista Arcangelo Sassolino (ITA), realizzata con l’utilizzo di tecnologia a induzione, arricchita da un’incisione di Giuseppe Schembri Bonaci (MLT) e una “partitura percussiva” di Brian Schembri (MLT) basata su "Ut queant laxis”, il canto gregoriano attribuito a Guido d'Arezzo in onore di Giovanni Battista e motivi ritmici tratti dai due inni di Carlo Diacono composti sullo stesso testo latino e dalla "Missa Mundi" di Carlo Camilleri. Il tema della decapitazione di San Giovanni diventa spunto di riflessione per esplorare la modernità, i costumi culturali e la geopolitica strumentalizzata, e per rivelare i punti critici e fallimentari del progetto umanista: “inganno, malcostume dei media e armamento delle idee”. Il progetto è presentato dall’Arts Council Malta con il sostegno del Ministero per il Patrimonio Nazionale, le Arti e il Governo Locale e co-curato da Keith Sciberras (MLT) e Jeffrey Uslip (USA). 

Padiglione dell'Uganda, “Radiance, They Dream in Time” Collin Sekajugo, Immagine Stock 017 – I Own Everything, 2019/2022, Acrilico, tela di corteccia e tecnica mista su tela, 190 cm x 300 cm (74 ¾ x 118 ⅛ in)

L’Uganda partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia con il progetto espositivo “Radiance, They Dream in Time”, realizzato grazie alla partnership tra Stjarna.art e l’Uganda National Cultural Centre (UNCC) e commissionato da Mme Juliana Naumo. La mostra è curata dal britannico di origine tanzaniana Shaheen Merali, e presenterà le opere di due artisti originari di Kampala, Acaye Kerunen e Collin Sekajugo. La pratica artistica e sociale di Acaye Kerunen valorizza l’artigianato locale e regionale ugandese, le conoscenze “sacre e inespresse” degli artigiani e il loro ruolo nella gestione ecologica dei territori. Tramite l’atto della reinstallazione di materiali decostruiti, l’artista riflette sul lavoro delle donne africane e il loro ruolo fondamentale nell’ecosistema climatico. Collin Sekajugo prende spunto dalla cultura pop e dall’influenza del mainstream per evidenziarne le influenze sul mondo contemporaneo e sull’antropologia. Tramite una lente d’osservazione profondamente africana, Sekajugo sfrutta irriverenza, teatralità e gioco per realizzare una “messa in scena dell’identità” dietro immagini di repertorio che “colonizzano” il mondo. 

Padiglione francese, I sogni non hanno titoli

Biografia e finzione, cinema e danza, esistenzialismo e immigrazione, emozione e ricerca, l’Africa e l’Europa: tutto questo si unisce nelle stanze di Les rêves n’ont pas de titre di Zineb Sedira. Il risultato però non è il solito megamix un po’ a caso, ma uno dei padiglioni più toccanti e meglio riusciti della Biennale di quest’anno. Punto di partenza sono i film coprodotti da Italia, Francia e Algeria negli anni Settanta, come Lo straniero di Visconti – tratto dal romanzo di Camus, non un caso – che fanno da volano per un racconto macroscopico, quello della comunità algerina e della sua immigrazione, e l’eco di una biografia, quella dell’artista, che diventa un film.