Le ultime notizie sono incoraggianti, ma il lockdown del mondo in balia del coronavirus continua, anche se con differenti gradi di allentamento. E mentre la bella stagione avanza e si cominciano a fare timidi programmi per l’estate, resta l’ansia per un futuro incerto, sicuramente diverso da come potevamo immaginarcelo due mesi fa. Tanto è cambiato, dal primo caso di Covid–19 ad oggi, e tanto ancora cambierà, più o meno stabilmente, in primis il nostro modo di concepire la socialità. E se la nota positiva della quarantena sta nella rivalutazione di forse solidi ma sicuramente antichi valori (“quel che conta davvero”), il dato di fatto è che, chi più chi meno, passiamo tanto tempo da soli, se non in isolamento. Tra news dalle trincee, città deserte, diari intimi e ritratti attraverso lo schermo, la fotografia fa di tutto per, ma a volte fatica a, stare al passo coi tempi e a rappresentare la nuova condizione: ma l’isolamento, che sia scelto o imposto, è un tema da sempre caro ai fotografi, e tra le varie cose che è possibile fare a casa oggi c’è quella di scoprire (o riscoprire) alcuni libri che ci possono accompagnare e magari insegnare qualcosa in questi giorni di distanziamento sociale. Ne abbiamo scelti dieci, sfoglia la gallery per scoprirli...
10 libri fotografici sull’isolamento, prima del coronavirus
Abbiamo scelto dieci libri fotografici che hanno affrontato il tema dell’isolamento (e della solitudine) prima che ci si potesse anche solo immaginare un mondo in quarantena.
- © Aleksey Kondratyev 2018 courtesy Loose Joints
- © Aleksey Kondratyev 2018 courtesy Loose Joints
- © Aleksey Kondratyev 2018 courtesy Loose Joints
- © Aleksey Kondratyev 2018 courtesy Loose Joints
- © Aleksey Kondratyev 2018 courtesy Loose Joints
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- Raffaele Vertaldi
- 22 aprile 2020
1. Escape, Danila Tkachenko (Peperoni Books, 2014) Per Tarkovsky l’uomo non ha bisogno della società, se mai è vero il contrario. Cresciuto in una grande città, ma da sempre attratto dalla natura selvatica, il fotografo russo Danila Tkachenko ha attraversato il suo paese in cerca di quelle persone che hanno deciso di allontanarsi dai confini fisici e concettuali che l’uomo si autoimpone, il più delle volte senza nemmeno rendersene conto, nella sua convivenza coi suoi simili. In un contesto che sembra generato in tempi precedenti al peccato originale, la sua ricerca sulle tracce dei cosiddetti “fuggitivi” lo porta a indagare il concetto stesso di libertà e, rovescio della stessa medaglia, di emarginazione.
1. Escape, Danila Tkachenko (Peperoni Books, 2014)
1. Escape, Danila Tkachenko (Peperoni Books, 2014)
1. Escape, Danila Tkachenko (Peperoni Books, 2014)
1. Escape, Danila Tkachenko (Peperoni Books, 2014)
2. Broken Manual, Alec Soth (Steidl, 2011) Dall’altra parte del Pacifico, tra il 2006 e il 2010 lo statunitense Alec Soth fa anche di più: non solo percorre l’America per incontrare chi ha rifiutato di vivere nella società degli uomini per come la maggior parte di noi la conosciamo, ma ha poi compilato un vero e proprio vademecum per chi, basandosi sulla loro esperienza e sui loro risultati, ne volesse seguire l’esempio. Nascosti (come necessario al loro status di samizdat) in una nicchia scavata tra le pagine di insospettabili libri di testo, i 300 manuali sono diventati presto introvabili, e Soth, che in una sua personalissima versione di Lost in Translation ha poi provato egli stesso il gusto dell’isolamento chiudendosi per cinque giorni al Park Hyatt di Tokyo e invitando la città a venirlo a trovare, è diventato un autore tra i più seguiti della sua generazione.
2. Broken Manual, Alec Soth (Steidl, 2011)
2. Broken Manual, Alec Soth (Steidl, 2011)
2. Broken Manual, Alec Soth (Steidl, 2011)
2. Broken Manual, Alec Soth (Steidl, 2011)
3. The Disappearance of Joseph Plummer, Amani Willett (Overlapse, 2017) Sospeso invece tra meta e auto fiction, il libro del newyorkese Amani Willett prende corpo quando il padre compra un rifugio nel cuore di un’isolata zona del New Hampshire. È qui che il fotografo si imbatte nel fantomatico Joseph Plummer, un eremita che ha abitato negli stessi luoghi alla fine del XVIII secolo e le cui tracce, sebbene ormai molto confuse, sono ancora presenti nel paesaggio fisico e mentale del posto. Ripercorrendo i suoi stessi sentieri, e cercando di ricostruirne la memoria, Willett compone un ritratto poetico, desolato quanto affascinante, di un uomo che forse non è mai esistito, ma che la sua fotografia evocativa rende quasi tangibile. Nel 2019 una seconda edizione “da capanna” segue la prima, ormai fuori catalogo.
3. The Disappearance of Joseph Plummer, Amani Willett (Overlapse, 2017)
3. The Disappearance of Joseph Plummer, Amani Willett (Overlapse, 2017)
3. The Disappearance of Joseph Plummer, Amani Willett (Overlapse, 2017)
3. The Disappearance of Joseph Plummer, Amani Willett (Overlapse, 2017)
4. Toni Greaves, Radical Love (Chronicle Books, 2015) Ma la ricerca della libertà personale non è l’unico scopo dell’isolamento, anzi a volte è vero proprio l’opposto: le suore di clausura ritratte nella loro quotidianità da Toni Greaves parlano di una strada diversa, dove l’amore per Dio può portare a scelte radicali. Nonostante abbia lasciato il college e un fidanzato in quello che ora chiama “il mondo”, e sia entrata in convento a 21 anni, nulla, dell’attuale vita di sorella Lauren farebbe pensare a una rinuncia, né il suo sorriso né la vitalità e l’intensità espresse nel suo linguaggio non verbale, tanto da farci chiedere se la sua esistenza ritirata e in qualche modo segreta, fatta di preghiera e di lavoro, non sia, proprio come quella interiore, una forma di libertà.
4. Toni Greaves, Radical Love (Chronicle Books, 2015)
4. Toni Greaves, Radical Love (Chronicle Books, 2015)
4. Toni Greaves, Radical Love (Chronicle Books, 2015)
4. Toni Greaves, Radical Love (Chronicle Books, 2015)
5. Good Gooddamn, Bryan Schutmaat (Trespasser, 2018) In fatto di libertà e solitudine non tutti possono però permettersi il lusso della scelta; ma d’altro canto è anche vero che ognuno deve vivere con le conseguenze delle proprie scelte. E, nel caso ne avessimo fatte di sbagliate e dovessimo pagarne lo scotto, come vorremmo passare i nostri ultimi giorni di libertà? Nel suo piccolo e intimo libro ambientato nel Texas rurale, Bryan Schutmaat segue, tra battute di caccia, lunghe bevute di birra e derapate nel fango con la jeep, un suo amico condannato al carcere, costruendo un racconto delicato e schietto che solo un affetto sincero e un occhio onesto sarebbero in grado di regalarci.
5. Good Gooddamn, Bryan Schutmaat (Trespasser, 2018)
5. Good Gooddamn, Bryan Schutmaat (Trespasser, 2018)
5. Good Gooddamn, Bryan Schutmaat (Trespasser, 2018)
5. Good Gooddamn, Bryan Schutmaat (Trespasser, 2018)
6. In Search of Frankenstein, Chloe Dewe Mathews (Kodoji Press, 2018) La storia è alquanto nota: nel 1816, isolati a causa del maltempo in una villa sul lago di Ginevra durante quello che, a causa di diversi fenomeni vulcanici, fu definito “l’anno senza sole”, John Polidori, Lord Byron, Percy Bysshe Shelley e la moglie Mary si sfidarono alla scrittura di un racconto dell’orrore. La creatura nata dalla penna dell’unica donna presente è probabilmente ancora oggi il personaggio che, nella storia della letteratura, meglio incarna l’idea di reietto della società. Nel suo libro d’artista, la fotografa inglese Chloe Dewe Mathews mette in dialogo il manoscritto della scrittrice con le immagini realizzate proprio dove, sospeso tra il mondo della vita e quello della morte, il mostro di Frankenstein ha visto la luce: un mondo gelido e, nella sua immacolata perfezione, a suo modo respingente, tanto da farci quasi sentire sulla pelle la sensazione che si deve provare a venire costantemente disprezzati, respinti, scacciati.
6. In Search of Frankenstein, Chloe Dewe Mathews (Kodoji Press, 2018)
6. In Search of Frankenstein, Chloe Dewe Mathews (Kodoji Press, 2018)
6. In Search of Frankenstein, Chloe Dewe Mathews (Kodoji Press, 2018)
6. In Search of Frankenstein, Chloe Dewe Mathews (Kodoji Press, 2018)
7. Ice Fishers, Aleksey Kondratyev (Loose Joints, 2018) E ancora più fredda e inospitale è l’ambientazione del breve ma intenso, e a tratti perfino divertente, libro del russo Aleksey Kondratyev, che ha ritratto i pescatori del fiume Ishim al lavoro durante il terribile inverno kazako. Nonostante il fiume sia lo stesso su cui sorge Astana, la ricca e avveniristica capitale del paese, questi buffi personaggi non potrebbero sembrare più lontani dalla modernità: isolati sotto teli scartati da un mercato che li vede comunque esclusi, portano alle sue estreme conseguenze l’idea di solitudine così connaturata con la pratica della pesca, ma allo stesso tempo diventano il simbolo di un’emarginazione che ha più a che fare col che con l’economia che con una filosofia di vita.
7. Ice Fishers, Aleksey Kondratyev (Loose Joints, 2018)
7. Ice Fishers, Aleksey Kondratyev (Loose Joints, 2018)
7. Ice Fishers, Aleksey Kondratyev (Loose Joints, 2018)
7. Ice Fishers, Aleksey Kondratyev (Loose Joints, 2018)
8. Isole d'Inverno, Federica Di Giovanni (Crowdbooks, 2018) Restiamo in inverno: cosa fanno le isole italiane quando la stagione turistica è ormai finita? Etimo geografico che riporta per antonomasia all’isolamento, l’isola è per Federica Di Giovanni innanzitutto il luogo di un sentimento, un misto di solitudine e desiderio che si vorrebbe superare ma al quale, come molti isolani sanno, si continua a tornare. E per Di Giovanni, che si descrive “isolana di Ponza”, le isole minori sparse per il Mar Tirreno diventano in inverno l’occasione per riflettere sulla loro vera natura — come quella di un paesaggio non visto da nessuno se non da sé stesso — e su quella dei loro abitanti.
8. Isole d'Inverno, Federica Di Giovanni (Crowdbooks, 2018)
8. Isole d'Inverno, Federica Di Giovanni (Crowdbooks, 2018)
8. Isole d'Inverno, Federica Di Giovanni (Crowdbooks, 2018)
8. Isole d'Inverno, Federica Di Giovanni (Crowdbooks, 2018)
9. I'm here project, Atsushi Watanabe (2019) Nessun uomo è un’isola, come scrive nel 1955 il trappista Thomas Merton (che di isolamento quindi ne sapeva) citando il poeta John Donne. Eppure alcuni uomini e donne, a un certo punto della loro esistenza, sentono più o meno improvvisamente di non avere più un ruolo nella società, e decidono di auto isolarsi in casa. Non è propriamente una malattia, né un disturbo comportamentale codificato, ma un fenomeno sociale che in Giappone ha un nome preciso: hikikomori. Dopo aver vissuto egli stesso tre anni come hikikomori, l’artista Atshushi Watanabe ha ritrovato il suo posto nel mondo e, tra le tante cose, ha creato I’m here project, per dar voce proprio a quelli che vivono questa drammatica esperienza. E poiché ogni hikikomori si isola per ragioni diverse, riducendo però invariabilmente il proprio mondo ai confini rappresentati dai muri di cui si circondano, Watanabe ha chiesto ad alcuni di loro di fotografare la propria stanza e di mandargli via mail il risultato: atto terapeutico in cui provare per una volta a guardare la propria vita “dall’esterno”, attraverso lo squarcio necessario a farci entrare.
9. I'm here project, Atsushi Watanabe (2019)
9. I'm here project, Atsushi Watanabe (2019)
9. I'm here project, Atsushi Watanabe (2019)
9. I'm here project, Atsushi Watanabe (2019)
10. Ravens, Masahisa Fukase (MACK Books, 2017) Sentirsi soli in mezzo alla folla è una sensazione che molti di noi hanno provato, almeno una volta nella vita. Ma se c’è un fotografo che più di ogni altro ha reso con vividezza feroce (soprattutto nei suoi stessi confronti) questa condizione, è sicuramente Masahisa Fukase. Nel 1976, dopo il divorzio dalla moglie Yoko — cui aveva dedicato un libro che già presentava quel carattere di ossessività per cui sarebbe divenuto famoso — il fotografo si rifugia in se stesso e diventa un’ombra. Anzi, un corvo. È con questo uccello oscuro e temuto, urbano eppure selvaggio, che Fukase si immedesima al limite del fanatismo: onnivori spazzini, ospiti indesiderati delle città, animali in bilico tra istinto di sopravvivenza e dipendenza dall’uomo, i corvi diventano la sua nuova ossessione, il soggetto sostanzialmente unico del suo lavoro per i successivi dieci anni. Uscito nel 1986, Karasu (Corvi) è stato più volte indicato come uno dei più importanti fotolibri della storia, e dopo l’incidente che ha costretto a letto il suo autore fino alla morte nel 2012, è diventato un libro di culto.
10. Ravens, Masahisa Fukase (MACK Books, 2017)
10. Ravens, Masahisa Fukase (MACK Books, 2017)
10. Ravens, Masahisa Fukase (MACK Books, 2017)
10. Ravens, Masahisa Fukase (MACK Books, 2017)