320 i civili uccisi dai russi a Bucha. A dare le stime di quest’orrendo crimine è proprio il sindaco della città Anatoly Fedoruk. “Ero nascosto in una casa e ho visto l’esecuzione di un’auto piena di persone che cercavano di scappare. Civili sulla via di fuga. I russi hanno sparato contro l’auto e l’uomo dentro supplicava di non uccidere la moglie incinta, ma hanno sparato a sangue freddo”.
Bucha raccontata da Goya
La strage di civili alle porte di Kiev richiama alla mente due celebri quadri del pittore spagnolo, entrambi realizzati nel 1814, che raccontano la cruenta occupazione della Spagna da parte delle truppe napoleoniche.
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- Valentina Petrucci
- 15 aprile 2022
Queste le dichiarazioni di chi ha visto e di chi ha vissuto la città, ormai simbolo, degli orrendi crimini di guerra dei russi in tutto il paese.
La cifra cresce di giorno in giorno. Bucha, Bodoryanka, Mariupol e chissà quante ancora. Palazzi sventrati dai bombardamenti, edifici bruciati e le fosse comuni. Alla mente torna un’opera di un’altro tempo, di un’altra invasione: Il 3 maggio 1808, conosciuto anche come Los fusilamientos del tres de mayo di Francisco Goya. Portato a termine in età matura, il dipinto celebra il sacrificio dei patrioti spagnoli che si opposero all’invasione delle truppe napoleoniche.
La scena è completamente immersa nel buio. Uomini impauriti che si coprono il volto con le mani, disperati e stanchi sembrano arrendersi a un destino crudele, colpevoli solo di difendere la loro libertà, le loro città e la loro storia. Il plotone d’esecuzione è di spalle, i volti sono insignificanti per l’artista che descrive però in maniera dettagliata le divise chiaramente napoleoniche. Appare appena nel fondo la città di Madrid. Le luci sono spente, come se fosse deserta, come se fosse morta.
La scena, realizzata con veloci e drammatiche pennellate, prende forma e tridimensionalità attraverso un climax emozionale e strutturale degli stessi personaggi. Il primo soldato infatti appare di dimensioni maggiori rispetto a quello che termina il plotone. I cadaveri in primo piano, descritti con colori più caldi, danno il tempo all’intera scena e il personaggio al centro con le braccia alzate pare scandirne il ritmo.
Ero nascosto in una casa e ho visto l’esecuzione di un’auto piena di persone che cercavano di scappare. Civili sulla via di fuga.
Da destra a sinistra il sentimento cambia. Disperazione, resa, morte. Il personaggio al centro pare diventare il soggetto poiché l’unico completamente illuminato e ben in vista. Una camicia bianca, inspiegabilmente senza alcuna macchia, rappresenta la purezza, la virtù e la giustizia della figura e di tutti gli altri compagni che ingiustamente vengono giustiziati.
I fucili, che tracciano linee perfette nella costruzione del dipinto, portano il racconto sempre verso l’uomo al centro che rompe le linee alzando le braccia e costruendone di nuove come a difesa. Una linea obliqua parte dai corpi ormai morti e prosegue fino alla città, segnando la storia e proseguendo il racconto.
Il dipinto però non è che un secondo, un proseguimento del 2 maggio 1808. Puerta del Sol, Madrid. Una folla attacca i Mamelucchi, cavalleria turca nella Guardia Imperiale francese di Napoleone. Tra le strade arriva la notizia che i membri della famiglia reali sono stati presi e portati in Francia, fatti prigionieri. Una schiera di patrioti insorge.
Uno stile tutto diverso, le pennellate, i colori, la città e i personaggi stessi interpretano la forza e la tenacia di una nazione che non vuole soccombere. Ma il giorno seguente, il 3 maggio per l’appunto, l’esercito napoleonico raduna e uccide i ribelli. L’episodio segnerà la storia della Spagna così come Bucha segnerà la storia dell’Ucraina.
Il 2 aprile a Bucha, il 3 aprile a Odessa. Ancora guerra e violenze. Cosa non abbiamo capito? Quanti manifesti di dolore devo ancora essere dipinti per aver chiaro che a pagarne le conseguenze sono solo innocenti?