Il 6 marzo, la quarantena del Coronavirus ha iniziato a chiudere consecutivamente i musei italiani. A Modena, Geumhyung Jeong (1980, Seul, Corea del Sud) inaugura la sua prima mostra monografica istituzionale italiana. I suoi robot meccanici telecomandati sono, attualmente, bloccati lì. Sono costruiti con caratteristiche visive e strutturali simili ai modelli precedenti, ma con una più ampia varietà di movimenti grazie a un design che, aumentando la loro flessibilità, controlla anche l’aspetto imprevedibile di alcune parti del loro corpo. Le sculture sono attualmente collocate su una serie di piani di lavoro modulari che trasformano le sale della Palazzina dei Giardini in un palcoscenico unificante.
Che tipo di significato rappresenta il titolo Upgrade in Progress di fronte al suo studio? Quali tipologie di aspetti delinea?
Il significato del titolo Upgrade in Progress per me è legato al fatto che questa serie di attualizzazioni dell’Homemade RC Toy proseguiranno. Ho visto molte potenzialità e possibilità di varianti, da poter ripetere la stessa storia che avevo in mente, in modo diverso. Questo è come l’inizio di una lunga storia e il titolo è come un annuncio dell’inizio di questo processo a lungo termine. Il mio piano era di aggiungere un po’ più di movimenti complessi e nuove capacità, per fare compiti più precisi, ma, solo un po’ più lentamente, uno per uno, di volta in volta. Come ad aggiungere una nuova funzione, ad un passaggio, e un altro a livello successivo. In realtà, questo potrebbe essere anche un desiderio di aggiornarmi per acquisire competenze e conoscenze avanzate, per portare avanti procedure passo dopo passo, imparando e facendo. Penso anche che l’intero processo e gli sforzi per aggiornare – modelli di prototipazione e test, errori che si verificano e risoluzione dei problemi – siano già, di per sé, performativi.
Geumhyung Jeong. L'artista che colleziona e assembla corpi dalle cose
Poco prima del lock down generale in Italia, la Fondazione Modena Art Visive ha presentato una delle più intriganti mostre personali votate a con-fondere l'imprevedibile rapporto tra uomo e robot. L’intervista.
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- Ginevra Bria
- 26 marzo 2020
- FMAV - Palazzina dei Giardini, Modena
Quale definizione di movimento offrono le sue opere d’arte protesiche? Ti sei mai sentita sorpresa di rivedere in esse azioni e proiezioni umane?
Quando si guarda al movimento di Homemade RC Toy, gli arti dei corpi attaccati attraverso le ruote sono fuori dal mio controllo. I loro movimenti sono limitati e possono essere mossi solo dai moti direzionali delle ruote. Posso controllare le movenze delle ruote ma non gli arti sulle ruote. L’incontrollabilità degli arti crea movimenti e posture inaspettate. In qualche modo, le loro mosse incontrollate del corpo non umano sembrano così umani. I loro arti non hanno alcuna funzione o utilità. Si muovono solo perché le ruote si muovono. Diventa un movimento puro, come una danza. A volte, queste estremità rendono i robot difficili da spostare e sembrano fragili. Ma la fragilità crea il carattere, il personaggio. E può portare a intravedere un’emozione che sembra proiettare in loro un bisogno di cure.
Negli ultimi cinque anni, in che modo è stata alimentata la tua conoscenza del fai-da-te e come è cresciuta questa abilità? Perché è importante che tu, da sola, possa comporre i tuoi robot?
Per le mie produzioni, di solito inizio a raccogliere informazioni e a rilevare un argomento e gli oggetti che mi interessano. Le conoscenze acquisite dalla ricerca possono guidarmi a trovare il modo di avvicinarmi all’idea. A volte il processo di apprendimento stesso diventa parte del contenuto della mostra. Inoltre, ho svolto il mio ruolo di collezionista che compra le cose e le modifica per interagire con esse. Il mio interesse è quello di utilizzare oggetti o macchine non troppo distanti da come sono stati progettati, per essere usati, vero, ma in modo leggermente diverso. Per esempio: lo scavatore in Oil Pressure Vibrator (2008), le macchine da palestra in Fitness Guide (2011), il manichino medico in CPR Practice (2013), i dispositivi di assistenza in Rehab Training (2015) e i prodotti per la pelle in Spa & Beauty (2017). Il processo di trovare le cose giuste per quello che cercavo era ed è importante. A volte un lavoro richiede un’istruzione o una certificazione, solo per poter riconoscere gli elementi da selezionare e sapere come utilizzarli. Costruire il robot da sola è un altro livello di consapevolezza: invece di acquistare i prodotti già pronti. Ma in realtà non è poi così diverso dal dipingere un quadro, purché io assembli i materiali che ho comprato nei negozi cercando quello che mi serviva per fare quello che voglio. È come se fossi abituata a comprare un’aspirapolvere o una macchina per massaggi per farne quello che dovrei, aggiungendo, però, motori, ruote, cavi, batterie e altre parti di collegamento per costruire le macchine come avevi previsto. Forse significa comprendere un po’ di più sul meccanismo che funziona all’interno del corpo della macchina. Quando riferisco che la mia pratica è come costruire un rapporto con gli oggetti o le macchine, il rapporto con loro inizia prima della reale interazione fisica sul palco. Non l’ho pianificato così fin dall’inizio, ma mi sembra che ci sia una storia che continua, che si ripete, dai miei primi lavori fino ai miei più recenti. La storia è quella di una persona che ha cercato ripetutamente di essere amica di molte cose diverse, dagli oggetti di tutti i giorni a equipaggiamenti speciali, comprandone di avanzati e costosi. Poi, finalmente e lentamente, ha iniziato a costruirsi una macchina sotto forma di corpo.
Quei tipi di corpi simili, cosa dovrebbero insegnarci sull’essere maldestri, sgraziati, instabili e non perfetti? Dobbiamo proiettare la nostra incertezza umana sui suoi meccanismi? Oppure, dall’altro lato, sembrano maldestri, sgraziati, instabili e non perfetti?
In effetti, non era nei miei piani essere così e vorrei averli resi perfetti, per quanto possibile. Ma allo stesso tempo, ci sono alcune parti che non voglio nemmeno provare a rendere perfette, come i prodotti industriali. E mi rendo anche conto che sembrano più vivi quando si muovono in modo maldestro. Questo potrebbe portare a emozionarsi, a pensare che abbiano bisogno di una cura o di una persona che li sostenga quando non fanno le cose molto bene. Forse potrebbe far sì che gli spettatori abbiano la speranza di vedere che hanno un lavoro migliore. Forse potrebbe essere come la sensazione di voler fare il tifo o aiutare quando si vede qualcuno che cerca di fare qualcosa, ma non fa le cose molto bene. Oppure potrebbe sconvolgere e non si vuole vedere il movimento frustrante. E il loro “essere maldestro, sgraziato, instabile e non perfetto”, completato con le braccia e le gambe del manichino che ho messo sulla macchina, – per assomigliare a un corpo umano – è determinato dal fatto che gli arti appesi alle ruote in realtà interrompono la macchina per muoversi più dolcemente. Creano il carattere del robot, ma a volte mi chiedo: perché voglio tenere gli arti? E vedo anche alcuni visitatori reagiscono con sorpresa alle parti del manichino, invece di guardare i pezzi che ho costruito con l’alluminio. Forse può rievocare la lunga storia del perché ci piacciono le macchine come noi.
Come interagiscono i sistemi da te progettati con l’architettura della Palazzina dei Giardini di Modena?
Le architetture della Palazzina dei Giardini sono le parti importanti di questa installazione. Esse formulano la struttura del percorso. Ho cercato un modo per sviluppare le opere adeguatamente alla specifica architettura, sperando di generare una narrazione interessante, a partire dallo spirito dello spazio. La struttura dell’architettura è composta da un totale di cinque stanze: le quattro stanze si estendono dalla stanza centrale in due direzioni diverse – due stanze sul lato sinistro e le altre due stanze sul lato destro. Sembra una coppia di ali della stanza centrale. Le installazioni partono dalla sala centrale e si estendono ad altre quattro stanze in modo progressivo. Dopo aver compreso l’assemblaggio di base dei robot nella stanza centrale, i visitatori possono passare alle sezioni successive nelle altre sale, entrando dalla più piccola alla più grande, attraversando le altre due stanze sul lato opposto. I video dimostrativi e i modelli di prova sul palco/tavolo nelle sale introducono ciò che è in corso, e che tipo di missioni e compiti vengono aggiunti in ogni sala.
Secondo te, le tecnologie digitali, o gli androidi, potrebbero un giorno sostituire integralmente la presenza umana?
A volte, tendiamo a dire qualcosa come “Tecnologie VS Umani”, come se potessero competere tra loro, o come se le tecnologie potessero venire da altre parti, o, come se avessimo paura delle tecnologie. E allo stesso tempo, siamo spesso delusi quando ci rendiamo conto che le tecnologie non sono ancora abbastanza buone, a differenza di quanto immaginiamo. E vedo solo che ci sono un sacco di opere umane che si nascondono dietro le tecnologie digitali, fatte per svilupparle o mantenerle. Immagino che sia tutto incentrato sugli esseri umani.
Potresti anticipare i tuoi programmi e le tue mostre personali?
Non ho ancora un programma confermato per le mostre personali in futuro, ma, questo tipo di lavoro è un progetto a lungo termine, vorrei elaborare queste serie di aggiornamento ancora per un po’ di tempo.
- Geumhyung Jeong. Upgrading in progress
- Dal 6 marzo al 2 giugno 2020
- Diana Baldon
- FMAV - Palazzina dei Giardini
- Corso Cavour, 2, 41121 Modena