“Il grado di espressione di una società lo misuri soprattutto guardando la notte. Perché è là, in quel momento, in cui una società si esprime a pieno. Quanto più è libera, e quanto più sono liberi gli spazi in cui viverla, tanto più la società è sana”.
Sergio Ricciardone, direttore del festival Club To Club, che festeggia la sua maggiore età con la 18esima edizione dal 1 al 4 novembre in concomitanza con Artissima e Paratissima, racconta come il festival avanguardistico torinese abbia trasformato la città. Nato prima nei locali, dal basso, oggi è un evento di sperimentazione magnetica e di cultura musicale multiforme che negli anni ha visto una folta fauna di musicisti e compositori calcare il palcoscenico oltre a numeri in continua crescita.
Nel 2017 ha registrato 60.000 presenze da 52 paesi, 80 artisti provenienti da 35 nazioni, per oltre 90 ore di musica. Con una predominanza di pubblico estero – proveniente da Inghilterra, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Polonia, Turchia ha generato 22.300 pernottamenti in Piemonte, 21.000 a Torino, 13.900 soggiorni in strutture ricettive complementari della città e 4.100 soggiorni in hotel torinesi. E poi ovviamente treni – oltre 9000 –, 2000 voli, bus e auto. Con una ricaduta diretta sul territorio di quasi 4 milioni di euro.
Club To Club a Torino: come la musica traforma la città
Mentre Torino si prepara ad Artissima e Paratissima, al via la 18ma edizione del festival musicale Club To Club: il direttore Sergio Ricciardone e Samuel dei Subsonica raccontano le trasformazioni di una città.
View Article details
- Francesca Esposito
- 01 novembre 2018
- Torino
Oltre ai nomi – da Thom Yorke a Franco Battiato, da Chet Faker/Nick Murphy ai Moderat, quest’anno Jamie XX, Beach House, Aphex Twin – diversi anche i luoghi che vedono cornici ossimoriche, da quella post-industriale con le OGR di Torino agli spazi barocchi della Reggia di Venaria, fino a, novità dell’edizione 2018, il Balon, un mercato vintage nel quartiere di Borgo Dora nato nel 1857 che riunisce ogni sabato e domenica botteghe di artigiani, antiquari e rigattieri di fianco al mercato di Porta Palazzo. “Nei club di Torino, alla fine degli anni ’90, c’è stato un grande fermento. Il modello della città legato alla Fiat era andato in crisi. L’amministrazione pubblica e gli operatori culturali avevano cercato di ricreare la città con una concomitanza spontanea”, Spiega Ricciardone. “C’era il versante elettronico, quello dell’indie rock: ma la trasformazione è iniziata dai luoghi non convenzionali. Non le classiche discoteche, ma i magazzini convertiti, trasformati in club, dove c’era una grande tolleranza alla sperimentazione, non solo con la musica, ma anche con show audiovisivi e performance”. Una New York anni ’70, ma nel nord d’Italia. Laddove prima si esibivano i cartelli ‘non si affitta ai meridionali’, oggi si fa del multiculturalismo, nonostante le diffidenze congenite, un segno distintivo.
Una New York anni ’70, ma nel nord d’Italia. Laddove prima si esibivano i cartelli ‘non si affitta ai meridionali’, oggi si fa del multiculturalismo, nonostante le diffidenze congenite, un segno distintivo.
“Il Festival aveva la necessità urgente di reinventarsi, un po’ come quello che oggi sta accadendo a Milano. Anche se adesso a Torino c’è meno tolleranza, meno libertà, anche la notte è diversa, non è più centrale. Con delle conseguenze particolari: nonostante la portata internazionale, per il nostro festival crescere è faticoso. Torino vive di una energia diversa dalle altre città che deriva dai suoi elementi naturali, il fiume che l’attraversa, la collina. È una energia che ti porta a sperimentare e a fare cose che non sono consuete. La città era cambiata molto con una serie di trasformazioni urbane, mentre oggi c’è una corsa a mantenere alcune architetture. La rincorsa è a conservare. Abbiamo spazi incredibili, Torino Esposizioni disegnato dall’architetto Nervi oggi in uno stato di abbandono, oppure i murazzi”. Se una volta, infatti, il chilometro di locali della movida torinese, dove prima sorgevano le rimesse delle barche, era il simbolo della rinascita culturale e dell’aggregazione giovanile, oggi è in attesa di un progetto di rilancio.
“Più che la musica a cambiare la città, è stata la città a dover cambiare pelle”, racconta Samuel, frontman dei Subsonica. A Torino è nato musicalmente e ha partecipato al fermento quando stava iniziando a crescere e a disperdersi. “Torino ha iniziato e trovato nella musica, nell’arte e nelle attività notturne il modo per cambiare forma. Faro dell’industria, nel dopo guerra, forniva indotto lavorativo e manteneva le sue scintille nascoste nel sottosuolo. Appena è caduta questa ombra che copriva la città e la obbligava a ritmi più rigidi, Torino è esplosa in tutta la sua bellezza”. Spiega il cantante che con i Subsonica inaugura proprio nel capoluogo sabaudo il 14 e 15 febbraio il tour del nuovo album “8” (Sony Music) con uno spettacolo all’avanguardia.
“Utilizzando i percorsi artistici della città, hanno aperto luoghi per fare musica, sono nati festival di cinema e di elettronica, i negozi di dischi, parte del DNA di Torino. L’esplosione è accaduta a cavallo di quel periodo in cui i dj e i produttori hanno riscritto il modo di fare musica” spiega il cantante “Si dice Torino sia il fulcro e il punto di incontro della magia nera e della magia bianca, ma da sempre è la notte il luogo emotivo in cui si abbandona la praticità e il rigore, per concedersi la libertà. Questa città ha dovuto sottostare a regole di industria, anche per la Fiat. In questo la notte ha da sempre generato il momento in cui si spegnevano le macchine e si cominciava a vivere. Ecco, la vita artistica si sviluppa quando si abbandona il codice sabaudo di precisione e rigore. È in quel momento che sono nate, che nascono, le arti”.
- Club to Club
- 1-3 novembre2018
- Lingotto Fiere, Torino