Su un’isolotto nel delta del Rio Paraná, in un paesaggio naturale intenso e talvolta ostico per le frequenti esondazioni e il clima torrido, gli architetti Barbara Berson e Horacio Sardin hanno realizzato la loro casa di famiglia in mezzo a un bosco di salici, pensando al garbo con cui una libellula (da cui la casa prende il nome) si appoggia con le sue zampe sottili sul terreno.
L’edificio, ispirato alle costruzioni vernacolari in legno della regione, è sollevato su una struttura puntiforme – per alleggerirne l’impronta sul suolo e proteggerlo dalle piene del fiume – e aggira la vegetazione esistente per alterarne il meno possibile gli equilibri.
Un sistema di piattaforme in legno segue il profilo del pendio e conduce dal molo al livello della casa, dove la vita domestica si svolge su tre livelli: quello inferiore totalmente ombreggiato, che regala piacevoli momenti per la siesta nel giardino con pavimentazione in legno e amache; quello intermedio, che ospita le funzioni abitative principali; quello superiore in copertura, che funge da spazio meditativo tra le chiome degli alberi.
Una trama di travi, montanti e puntoni in legno compone la struttura, infittita per fare fronte all’instabilità del terreno, sulla quale tre corpi di fabbrica distaccati sembrano fluttuare, espandendosi a sbalzo verso il bosco attraverso ampie vetrate in aggetto.
Nei tre volumi, interamente rivestiti in legno carbonizzato e collegati da un corpo vetrato, si distribuiscono gli ambienti: il volume più ampio ospita l'area comune con soggiorno, sala da pranzo e cucina; i due corpi minori contengono le camere da letto. Un raffinata carpenteria lignea disegna gli elementi assemblati, le cui estremità si protendono fino a svanire nello spazio e verso il cielo, con qualche suggestione mutuata dal Neoplasticismo.
Particolare attenzione è rivolta alla riduzione dell’impronta ecologica e al benessere microclimaticho attraverso tecniche di progettazione passiva: dalla distribuzione delle aperture, per favorire flussi di ventilazione incrociata; alla generosa tettoia che sovrasta e protegge la casa dall'impatto solare diretto; alle estremità vetrate che diventano giardini d'inverno e catturano il calore nella stagione “fredda”; all’impiego dell’energia solare.
L’opera è concepita come un Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale in cui ogni elemento – dal concept generale, al singolo dettaglio – rienta in una visione di progetto complessiva. L’aura ruvida e frugale della composizione rivive negli interni dove, come dicono gli architetti “non manca nulla e nulla è superfluo”, e dove gli arredi realizzati su misura con lo stesso legno degli esterni (dalle sedie, ai tavoli, ai comodini, ai portasciugamani) conferiscono un carattere essenziale ma caldo e familiare all’abitare.
Immagine di apertura: Foto Albano García