Una torre dell’acqua è un oggetto dove i principi della fisica e le sperimentazioni poetiche del progetto d'architettura si trovano ad avere, come capita raramentem lo stesso peso.
Di per sè, quella che chiamiamo torre piezometrica è un serbatoio idrico pensile: un serbatoio in quota che distribuisce acqua a diversi punti secondo la legge di gravità e il principio dei vasi comunicanti. L’acqua accumulata in quota può essere distribuita in più zone simultaneamente grazie alla maggiore pressione, purché l’altezza della torre sia almeno pari a quella dei punti da servire.
Lo schema funzionale di stoccaggio, captazione e distribuzione è quindi oggettivamente fissato, ma è nella sua espressione architettonica che subentrano molteplici variabili capaci di influenzare le scelte compositive: caratteristiche topologiche e di entità del bacino d’utenza, poi la posizione, l’altezza del manufatto, le dimensioni del serbatoio.
Ancora più soggetto ad alea è il progetto dell’involucro, non strettamente vincolato a logiche meccaniche e quantitative, che nel corso del tempo ha dato luogo a variegate esplorazioni espressive da parte di architetti e ingegneri. Dalle realizzazioni schiettamente funzionali situate storicamente vicino alle stazioni ferroviarie per rifornire le locomotive a vapore (Torri Piezometriche della Stazione Termini, Torre Arcobaleno), a quelle più recenti per contrastare l’emergenza idrica in aree disagiate (Warka Tower), nel tempo la tipologia della torre piezometrica si è evoluta da semplice “infrastruttura di servizio” ad “architettura” che si impone in modo incisivo nel territorio da un punto di vista sia figurativo sia comunicativo.
È il caso di landmarks iconici che spaziano nel linguaggio architettonico – dal Neogotico (Chicago Water Towers), al Brutalismo (Cranhill Water Tower a Glasgow, Chateau d'eau de La Source a Orléans, Midrand Water Tower a Johannesburgh, StormWater Facility a Toronto), al Futurismo (Centro idrico EUR a Roma) – e di opere che adottano un design insolito e accattivante per potenziare l’ identità del luogo e della funzione che svolgono: funghi macroscopici (Water Towers a Kuwait City), merletti industriali (Château d’eau Ban de Gasperich in Lussemburgo), pesche giganti (Peachoid in Illinois) e sfere antigravitazionali (Union Watersphere in New Jersey) che punteggiano il paesaggio urbano e si ergono lungo trafficate arterie di transito come totem pubblicitari.
Se oggi molte torri dell’acqua sono in disuso o in decadimento per via della trasformazione di processi e tecnologie (Svaneke Water Tower), e se il mercato del riuso edilizio guarda spesso a questa tipologia con intellettualistico interesse (anche se con esiti alterni), resta indubbio il fascino spiccio di queste emblematiche architetture di servizio, talvolta ancora attive nelle finalità originarie e talvolta relegate a utensili rotti in attesa di nuova funzione per non essere dimenticati.
Le torri dell’acqua, da infrastrutture di servizio a landmark
Dalla Scozia all’Etiopia, dal Sudafrica all’Illinois, le torri piezometriche talvolta trascendono l'ingegneria idraulica per diventare strumenti di riconoscibilità territoriale.
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- Chiara Testoni
- 22 novembre 2023
Ancora più soggetto ad alea è il progetto dell’involucro, non strettamente vincolato a logiche meccaniche e quantitative, che nel corso del tempo ha dato luogo a variegate esplorazioni espressive da parte di architetti e ingegneri. Dalle realizzazioni schiettamente funzionali situate storicamente vicino alle stazioni ferroviarie per rifornire le locomotive a vapore (Torri Piezometriche della Stazione Termini, Torre Arcobaleno), a quelle più recenti per contrastare l’emergenza idrica in aree disagiate (Warka Tower), nel tempo la tipologia della torre piezometrica si è evoluta da semplice “infrastruttura di servizio” ad “architettura” che si impone in modo incisivo nel territorio da un punto di vista sia figurativo sia comunicativo. È il caso di landmarks iconici che spaziano nel linguaggio architettonico – dal Neogotico (Chicago Water Towers), al Brutalismo (Cranhill Water Tower a Glasgow, Chateau d'eau de La Source a Orléans, Midrand Water Tower a Johannesburgh, StormWater Facility a Toronto), al Futurismo (Centro idrico EUR a Roma) – e di opere che adottano un design insolito e accattivante per potenziare l’ identità del luogo e della funzione che svolgono: funghi macroscopici (Water Towers a Kuwait City), merletti industriali (Château d’eau Ban de Gasperich in Lussemburgo), pesche giganti (Peachoid in Illinois) e sfere antigravitazionali (Union Watersphere in New Jersey) che punteggiano il paesaggio urbano e si ergono lungo trafficate arterie di transito come totem pubblicitari. Se oggi molte torri dell’acqua sono in disuso o in decadimento per via della trasformazione di processi e tecnologie (Svaneke Water Tower), e se il mercato del riuso edilizio guarda spesso a questa tipologia con intellettualistico interesse (anche se con esiti alterni), resta indubbio il fascino spiccio di queste emblematiche architetture di servizio, talvolta ancora attive nelle finalità originarie e talvolta relegate a utensili rotti in attesa di nuova funzione per non essere dimenticati.
La torre idrica di Chicago, tra le più antiche degli Stati Uniti, è una costruzione in stile neogotico che assomiglia ad un fortino di pietra e cemento su cui troneggia un’imponente torre ottagonale. L’impianto idraulico è stato smantellato nel 1911 mentre è stata conservata la scala a chiocciola interna che conduce alla cupola in copertura. Nonostante sia un landmark fortemente riconoscibile, non sempre la struttura ha incontrato il favore del pubblico: Oscar Wilde, pur ammirando il sistema meccanico di pompaggio all'interno dell'edificio, riteneva che il suo aspetto fosse paragonabile a "una mostruosità merlata con scatole di pepe attaccate dappertutto".
Le due torri piezometriche della Stazione Termini sono state concepite sia come serbatoio idrico a servizio dell’infrastruttura ferroviaria sia come potente landmark urbano, all’ingresso alla città per i viaggiatori su treno. L’architettura dal carattere razionalista è composta da un volume cilindrico rivestito in travertino, avvolto da una scala esterna. La torre su via Giolitti è stata oggetto di uno scenografico intervento di illuminazione teso a valorizzarla come presenza iconica nel contesto.
La torre, originariamente realizzata con struttura lignea nei primi anni del ‘900 e distrutta dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, fu ricostruita nel dopoguerra nelle forme e dimensioni attuali. L’opera è costituita da un cilindro in calcestruzzo armato alto 37 m, cavo internamente, con una scala elicoidale per raggiungere il serbatoio in sommità e la copertura. Nel 2010, lo scrupoloso restauro di Studio Bruttini e Associati ha permesso da un lato di risanare e consolidare la struttura per l’espletamento della sua funzione originaria a servizio dell'acquedotto comunale, e dall’altro di promuoverne il ruolo di attrattore turistico e culturale. Un ascensore esterno in acciaio e vetro conduce alla terrazza da cui si coglie una vista spettacolare sul territorio del Chianti.
La torre d'acqua, progettata da un giovane Jørn Utzon su ispirazione degli antichi strumenti di navigazione, è caratterizzata da un volume piramidale sostenuto da tre sottili appoggi in ferrocemento che si raccordano in sommità. L’accesso alla cisterna avviene attraverso una scala elicoidale centrale. L’infrastruttura è in disuso dal 1988, quando sono state introdotte modifiche alla rete idrica, e dal 1990 è un edificio vincolato.
Simbolo, come altre analoghe, di una nuova urbanizzazione, la struttura è stata costruita per fornire alle abitazioni locali acqua potabile pompata dal Loch Katrine. Il volume brutalista in cemento armato, sostenuto da pilastri in acciaio e accessibile attraverso la scala centrale a pianta quadrata, con la sua insolita forma parallelepipeda anziché cilindrica (come in costruzioni analoghe) è un elemento fortemente riconoscibile nel contesto.
Con un’altezza di 65 m Union Watersphere, nota anche come Union Water Tower, è considerata la torre d’acqua con serbatoio a sfera più alta del mondo. Adiacente ad importanti assi di transito veicolari, l'iconica torre è stata un punto di riferimento visivo fino dalla sua costruzione. A causa della sua vicinanza a un aeroporto, nel 2008 è stato inserito in cima un faro stroboscopico rosso. Il piedistallo è utilizzato come torre per le telecomunicazioni.
La torre piezometrica situata nei pressi della Stazione di Porta Garibaldi fu costruita nel 1964 per rifornire d’acqua le infrastrutture ferroviarie. In seguito dismessa, la costruzione in cemento armato fu rinnovata nel 1990 in occasione dei Mondiali di calcio, nell’ambito di un intervento di rigenerazione urbana che comprendeva anche il recupero di un vecchio ponte ferroviario: l’operazione intendeva mettere in risalto il volume a pianta circolare e a forma concava, intervallato da ventidue costoloni in rilievo, trasformando l’anonima struttura in un landmark fortemente riconoscibile nella zona. Oltre al risanamento delle pareti e dei costoloni, al consolidamento e all’impermeabilizzazione delle superfici, l’intervento di Studio Original Designers 6R5 Network ha riguardato il rivestimento della struttura in cemento armato a vista con piastrelle in ceramica colorata in 14 tonalità che formano ventidue spicchi policromi. Nel 2015 l’opera è stata restaurata dal medesimo studio e inaugurata in occasione di Expo.
Progettato per rifornire d'acqua una ville nouvelle in crescita, l'imponente edificio brutalista, con il suo insolito volume parallelepipedo alto 33 metri e sospeso su pilastri, evoca l’immagine di una porta d'ingresso alla città nuova. Nel tempo, è diventato un simbolo del quartiere di Orléans-La Source.
Il complesso dal sapore futuristico è situato ai limiti della zona residenziale di via Vigna Murata per gestire i consumi idrici di circa 400.000 persone. La costruzione è caratterizzata dall’imponente torre idrica alta 120 m che la rende il quinto edificio più alto di Roma e dai due serbatoi circolari disposti a quote diverse. L’opera è realizzata in acciaio protetto con verniciatura speciale e rivestita da pannelli in acciaio inox.
La disposizione dei pannelli in giacitura verticale con fughe marcate consente di disegnare lo scorrere del tempo sulla superficie cilindrica della torre, che funge da imponente orologio solare: il progredire delle ombre su ciascun pannello della facciata corrisponde a un’unità temporale di 15 minuti.
L’intervento consiste in cinque gruppi di torri d'acqua, 31 in totale, distribuiti in diversi quartieri per consentire una fornitura capillare di acqua dolce. Le costruzioni dalla singolare forma a “fungo” sono realizzate in cemento armato e si distinguono, a seconda dei quartieri, per numero, altezza, colore e apparato decorativo, divenendo punti di riferimento per i rispettivi contesti ed elementi chiaramente riconoscibili del sistema di stoccaggio e distribuzione dell’acqua in città. Nel 1979 sono state realizzate altre tre torri di forma diversa (Kuwait Towers), caratterizzate da scultorei volumi conici con serbatoi a sfera.
La torre alta 41 m a Gaffney, nella Carolina del Sud, situata in prossimità di importanti arterie di transito veicolare, è stata concepita oltre che come infrastruttura di approvvigionamento idrico anche come un’operazione di marketing e comunicazione in omaggio all’economia locale basata sulla produzione delle pesche. La struttura in lega d’acciaio dipinta comprende un piedistallo a forma di gambo su cui si innesta l’enorme pesca-serbatoio che contiene oltre 3 milioni di litri, con la sua foglia. L’opera è apparsa nelle riprese di episodi della serie House of Cards.
La ciclopica struttura in cemento a vista a forma di cono rovesciato che sovrasta il paesaggio urbano del sobborgo di Midrand a Johannesburg è un impianto che contiene quasi 2 milioni di galloni di acqua per la comunità circostante. Se nella parte superiore l’edificio ospita i serbatoi, nella parte inferiore è concepito per contenere spazi commerciali. Non una scultura urbana o esperimento di land art, ma un’opera per la comunità visivamente riconoscibile e funzionalmente caratterizzata.
Il termine “Warka” in lingua etiope identifica un albero di fico, simbolo di fecondità e generosità e allo stesso tempo un luogo di aggregazione per la comunità. E con questa ispirazione è stata concepita la torre di raccolta dell’acqua realizzata a mano e con materiali naturali, per soddisfare l’esigenza delle popolazioni in paesi in via di sviluppo dove l’accesso all’acqua potabile rappresenta un problema logistico spesso insormontabile. L’opera è stata installata in un villaggio in Etiopia, ed è caratterizzata da una struttura reticolare alta 9 m in giunco a maglia triangolare, facilmente realizzabile anche da manovalanza non esperta. All’interno della torre è alloggiata una rete in polietilene tessile, in grado di raccogliere tramite condensazione l’acqua da rugiada, nebbia e pioggia fino a 100 litri al giorno. Oltre che come sistema di approvvigionamento idrico, la torre funge da epicentro della vita comunitaria del villaggio.
Lo Château d'eau Ban de Gasperich, all'incrocio di tre autostrade, è stato progettato da un lato come infrastruttura per fornire acqua a un quartiere in espansione e dall'altro come punto di riferimento territoriale. Il cilindro di cemento alto 68 metri, visibile anche a grande distanza, è la torre idrica più alta del Paese. Il rivestimento che circonda la struttura, in lamiera forata d'acciaio che ricorda un pizzo reinterpretato in chiave industriale, si smaterializza gradualmente verso l'alto, creando effetti percettivi variabili a seconda delle condizioni atmosferiche e della luce. Il colore bianco della trama simboleggia la purezza e la preziosità dell'acqua.
In un’area in forte trasformazione tra cantieri ferroviari a nord, arterie viabilistiche ad alta percorrenza e terreni industriali del porto, questo monolite brutalista di cemento gettato in opera, che sembra un cristallo di provenienza aliena atterrato nel fango, catalizza intenzionalmente l’attenzione su una parte città in espansione e sulle sue infrastrutture di supporto.
Il progetto comprende tre elementi principali: un pozzo di 20 metri di diametro coperto da una griglia d'acciaio che agisce come un sifone rovesciato per ricevere le acque non trattate dai quartieri limitrofi; il piano in asfalto e cemento con canali di deflusso che collegano il pozzo con l’impianto di trattamento; l’edificio che ospita i serbatoi e le pompe per la purificazione dell’acqua.