Frank Lloyd Wright fu una delle figure che maggiormente incisero la cultura americana dell’architettura nel ’900. Una delle ragioni fu senza dubbio la presenza della The School of Architecture fondata dall’architetto statunitense a Taliesin. Qui, gli studenti si formarono sotto la guida del maestro dell’organicismo, apprendendo non solo un modo di fare architettura, ma soprattutto modo di guardare allo spazio tra natura e costruito.
In questo contesto, tramite la Taliesin Fellowship, si formò John Lautner.
Lautner divenne, nel corso del secolo passato, uno dei principali esponenti americani di un’architettura in costante esplorazione, visionaria nelle geometrie e nell’immaginare nuovi spazi domestici. Le forme organiche e futuristiche delle sue case hanno così costellato la California meridionale, dove per più di cinquant’anni operò l’architetto, cercando un rapporto armonico tra natura, topografia e progetto.
12 case di John Lautner, il visionario dello spazio domestico americano
Nel solco di Frank Lloyd Wright e con un forte legame con Hollywood: uno degli architetti più importanti degli Stati Uniti del ’900 raccontato dalle abitazioni che progettò.
Foto di Rellelui, su wikimedia commons
Domus N°1014, Giugno 2017
Courtesy of Nancy Pearlman
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Courtesy of Nancy Pearlman
Courtesy of Aaron Kirman
Courtesy of Aaron Kirman
Foto di CDernbach, su wikimedia commons
Foto di ikkoskinen, su wikimedia commons
Foto di Darwin Nercesian
Foto di Darwin Nercesian
Domus N°916, Luglio 2008
Foto di Alan Weintraub
Foto di Alan Weintraub
Foto di Alan Weintraub
Foto di Grueslayer, su wikimedia commons
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Foto di Jon Buono
Foto di Jon Buono
Domus N°916, Luglio 2008
Foto di James Vaughan, su Flickr
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- Kevin Santus
- 16 luglio 2024
La figura di Lautner ha così trovato grande risonanza sia tra gli storici che nella cultura di massa. La sua fortuna critica è stata trasversale, da Bruno Zevi a Henry-Russell Hitchcock che individuarono nelle sue architetture un’autonomia operativa e grande raffinatezza. Persino le opere più contestate del periodo giovanile, vennero poi rivalutate da figure quali Robert Venturi, il quale ne citò la fertilità nel suo celebre Learning from Las Vegas. La stessa Domus ha negli anni raccontato il Maestro americano, come visibile in alcuni progetti provenienti dall’Archivio Digitale Domus.
Al contempo, molte delle case di Lautner sono state negli anni set cinematografici, portando gli spazi scenografici delle sue case in film come James Bond o Il Grande Lebowski.
In Lautner il cemento si fa forma poetica dello spazio. Così potremmo descrivere la Reiner-Berchill Residence, dove lo spazio più emblematico è l’ampio soggiorno definito attraverso una sola vela di 25 metri in cemento armato precompresso. Qui l’innovazione tecnica disegna una superficie che si relaziona con la topografia scoscesa, aprendosi sul paesaggio anche grazie ad una piscina a sfioro che definisce un vuoto davanti al soggiorno. In generale la casa raccoglie pareti curvilinee che avvolgono lo spazio, creando un continuo scambio tra interno ed esterno. L’eco wrightiana è visibile nelle ampie coperture a sbalzo, che però in Lautner diventano lame leggere che integrano la natura stessa, mentre i setti in mattoni diventano parte del suolo.
Setting per alcune scene del film A Single Man, di Tom Ford, la Schaffer House restituisce uno spazio protetto senza chiudersi alla natura. Utilizzando legno di sequoia, ampie vetrate, volumi in mattoni e cemento, l’architettura interpreta appieno il concetto di organicismo e relazione al contesto naturale. Questo è osservabile dagli spazi interni della casa, che assume la forma di una tenda nel bosco costruita in legno. Per lo più orizzontale, la casa rimane però compatta, dove le piante che circondano l’abitazione sembrano determinare i limiti entro cui lo spazio domestico si muove. I muri in mattoni rossi costruiscono poi assi visivi che producono suggestive prospettive verso l’esterno, garantendo al contempo privacy rispetto alla strada.
Da Laugier a Bruno Taut, la natura ha sempre fornito materiale da riflessione per il progetto. Con Pearlman Cabin, nel 1957 Lautner progettò un cottage all’interno di una foresta dove l’architetto disegnò un riparo capace di sintetizzare natura e spazio domestico. Entrando nel soggiorno si viene infatti ad eliminare il confine con la boscaglia, che diventa parte integrante della casa: l’ampio salotto, insieme ad uno spazio per la cucina, configurano uno spazio unitario quasi circolare che si apre sul declivio naturale del lotto. Qui, sono emblematici sei tronchi che fungono da pilastri per una facciata interamente vetrata. Frastagliata, quest’ultima, pare aderire al contesto naturale, e proietta verso l’esterno il fruitore.
La Garcia House si presenta come una casa quasi totalmente vetrata, la cui forma ricorda una lacrima che si assottiglia all’interno del paesaggio californiano. La geometria pulita vede così un camino di wrightiana memoria, dove però l’elemento connotativo è senza dubbio la struttura in acciaio. Esili colonne oblique e travi dai colori tenui sorreggono l’abitazione che risulta così sospesa tra le verdeggianti colline, dove le ampie vetrate colorate l’hanno resa celebre anche con il nome di Rainbow House. Qui l’architettura di Lautner esprime il suo valore scenografico, ed è forse per questa componente, quasi teatrale, che questa casa divenne uno dei set principali dei film di Arma Letale.
Una casa ottagonale, dove una distribuzione radiale alloggia tutti gli spazi della casa, e si apre a 360 gradi sul territorio. Concepita per un sito fortemente in pendenza, Lautner individua la soluzione progettuale sopraelevando la residenza tramite un unico pilastro, rendendo lo spazio domestico accessibile tramite una passerella a monte. Osservando l’immagine iconica della Chemosphere è impossibile non ricordare le colonne a fungo del Johnson Wax di Wright, o persino le sperimentazioni tecniche di Buckminster Fuller. Chemosphere diventa così la sintesi di una ricerca architettonica, tra tecnologia, capacità visionaria, e gestione della forma. Questo connubio produce così un’architettura futurista che trasforma l’innovazione tecnica in nuovo potenziale plastico.
La Wolff Residence è spesso descritta come l’omaggio che Lautner concepì per una delle opere più celebri del suo mentore, la Casa sulla Cascata.
Quest’abitazione genera una stretta relazione con il suo contesto topografico e materico, ancorandosi alla collina e lasciando spazio alla vegetazione. I muri in pietra disegnano il perimetro discontinuo della casa, dove una composizione di rettangoli definisce la geometria del progetto.
Qui il disegno di diversi dettagli, nonché la pesantezza delle grandi coperture a sbalzo, sono in continuità con la sperimentazione di Wright, che trovano però in Lautner un maggior dinamismo nella tensione tra le parti e nel gioco tra architettura e natura.
Una casa dalle forme sinuose e avvolgenti, caratterizzata da uno spazio circolare dove una copertura unitaria in cemento armato, tagliata da lame di vetro, raccoglie lo spazio.
Per Lautner, quest’abitazione riesce a sintetizzare un’idea di domesticità che sposa la natura, infatti, elementi di quest’ultima entrano interamente nello spazio della casa. Come fosse un’opera topografica, durante le fasi di costruzione le rocce del sito non furono rimosse, restituendo così una serie di vani in cui le rocce affiorano dal pavimento e dalle pareti.
L’abitazione sembra così scavata all’interno della collina di Palm Springs, pesantemente radicata al terreno, dal quale pare aver sottratto solo il suolo, per rivelarne la mineralità delle pietre.
La Tyler house si costruisce su una forte matrice geometrica e un’onesta materica che combina l’uso del legno e del cemento.
Il triangolo è il tema ricorrente in pianta, da questo scaturiscono le varie direzionalità e partiture degli spazi interni. Così, gli angoli principali della pianta diventano occasione per alloggiare elementi speciali, quali il camino nel soggiorno, o aprire una serie di finestre lungo il volume in cemento. Al contempo, il triangolo diventa un tema distributivo nella suddivisione di ulteriori spazi interni, restituendo riconoscibilità ed eco della matrice compositiva.
L’abitazione si radica al suolo, mentre soggiorno e terrazza aggettano sul giardino, sorretti dall’elemento del camino, che diventa anche pilastro portante della casa.
Così come la Garcia House, Sheats Residence costruisce uno spazio dal forte sapore scenografico. La casa è stata set per numerosi film, come Il Grande Lebowski, e video musicali, tra cui un singolo di Snoop Dogg, proiettando al grande pubblico una delle opere che attraversò l’intera vita progettuale di Lautner. Sheats Residence ha una storia di continuo perfezionamento da parte dell’architetto, il quale vi lavorò sino alla sua morte. Qui, tutto è disegnato dalla mano di Lautner. La geometria del triangolo torna anche qui, riverberando nello spazio, nelle forme della piscina o nella disposizione del mobilio. Tra questi, l’ampia copertura cassettonata del soggiorno fa da protagonista, generando una spazialità unica che si proietta verso l’esterno.
Se la Elrod Residence si radica alla roccia, la Walstrom è invece il manifesto per un’architettura leggera, interamente in legno, che pare fluttuare nella boscaglia.
L’abitazione si presenta compatta, con un’unica falda a tagliare la copertura. Appoggiata su una parete scoscesa, Walstrom Residence sfrutta il dislivello per distribuire la casa su due livelli. L’accesso principale si trova al piano superiore, in cui la zona soggiorno ospita un mezzanino rialzato che costruisce un volume in legno. Qui, le vetrate disegnate dal ritmo verticale dei serramenti, vedono delle fasce oblique in legno. Queste fungono da solo elemento decorativo, disegnando la facciata e rompendo la costruzione tettonica del volume.
Lautner potrebbe essere annoverato tra gli architetti del Moderno che riuscirono tramite la loro poesia a fare della plasticità del cemento un carattere fondativo dell’architettura. In Marbrisa Residence le forme sinuose e libere si adagiano sulla sommità di una collina, lasciando il cemento a vista costruire la poesia delle grandi superfici curve che si muovono nello spazio. Secondo Lautner questa casa è “Una grande terrazza aperta in modo che tutto ciò che si apprezza è la bellezza della baia di Acapulco, il cielo e le montagne. Non ti senti affatto in un edificio. Sei nello spazio. Con la bellezza della natura.”
Mabrisa Residence nel suo essere imponente risulta così dal vuoto che lascia, disegnato da vele in cemento e curvature dello spazio.
Caratterizzata da una grande copertura che pesa sullo spazio della casa, il coronamento si piega assumendo una forma che mette in tensione la calotta di cemento armato. Questa si piega e aggetta su tre lati, per quindi connettersi al terreno in altrettanti. I vani, distribuiti in maniera circolare, costruiscono un bordo abitato che lascia il centro vuoto per un’ampia terrazza all’aperto. Qui un volume conico assume la funzione di camino, portandolo ad una scala monumentale, ponendosi così in dialogo con il gande oculo. Questo, illumina l’interno dell’abitazione e contraddistingue il vuoto centrale, alleggerendo al contempo la copertura.