I parchi urbani più belli e celebri del pianeta

Con lo sviluppo della città moderna, i parchi diventano parte integrante dei sistemi urbani, non solo per garantire salute pubblica e qualità ambientale, ma anche per ricomporre il dialogo con la natura perso nella concitazione metropolitana.

Se nell’antichità gli agglomerati urbani erano integrati con il territorio circostante, con il tempo lo sviluppo dell’inurbamento ha alterato questo equilibrio generando una sempre più marcata conflittualità tra città e campagna. È a partire dal XVIII-XIX secolo che il verde comincia ad acquisire una valenza funzionale al di là di aspetti esclusivamente estetico-decorativi per divenire un riconosciuto elemento di salute pubblica ritagliandosi, nel denso tessuto edificato, uno spazio sempre più consistente per consentire lo svolgimento di attività ricreative, sociali, culturali e in genere per la “decantazione” dallo stress cittadino. I parchi diventano così luoghi insostituibili in cui rifugiarsi a leggere un libro all’ombra di un albero, fare attività sportiva o intessere vita di relazione, assistere a uno spettacolo o semplicemente passeggiare oziosamente alla maniera di un flâneur tra il cinguettio degli uccelli.

Oggi, l’inarrestabile fenomeno che spinge la popolazione di tutto il mondo a concentrarsi massivamente nei centri urbani sempre più assimilabili a “megalopoli” rende ancora più necessaria la presenza di “polmoni verdi”. I parchi infatti possono contribuire concretamente a mitigare gli squilibri ambientali della città contemporanea, migliorando la qualità fisico-chimica dell’atmosfera, favorendo la regolazione dei flussi idrici e la depurazione delle acque,  aumentando la biodiversità e la resilienza dei sistemi urbani. Oltre ovviamente a conservare un ruolo importante nel fornire occasioni di aggregazione sociale, valorizzazione del tempo libero, promozione e sviluppo del territorio nel cuore di città che, se da un lato restano il fulcro del progresso e dell’innovazione, dall’altro sono sempre più frenetiche, congestionate e in cui non è infrequente avvertire un profondo senso di solitudine.

Di seguito, una carrellata non esaustiva di queste oasi di “riconciliazione” ritagliate nella giungla d’asfalto, a testimonianza che la fuga della città non richiede slanci iperbolici ma a volte basta attraversare la strada per entrare letteralmente in un altro mondo.

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