Quali sono i progettisti più cercati su internet? La classifica dei 15 nomi più cliccati su Google negli ultimi tre mesi, in lingua inglese e in tutto il mondo, riserva molte conferme e altrettante sorprese.
Dalla semplice lista di nominativi, interrogata con domande specifiche, si possono estrarre considerazioni di diversa natura.
Si può notare ad esempio l’equilibrio tra vivi (otto) e defunti (sette), il tragico squilibrio di genere tra due donne e 13 uomini, ma anche la varietà delle loro provenienze geografiche, da ben 10 paesi del mondo – in ordine d’apparizione Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Brasile, Italia, Spagna, Finlandia, Giappone, Danimarca e Messico.
L’esercizio più curioso, però, è probabilmente quello di riorganizzare la classifica sulla base di una chiave di lettura derivata dalla storia dell’architettura, ossia la suddivisione in correnti, movimenti, tendenze. L’arido elenco si trasforma in una sorta di grand prix – di Formula 1, e non de Rome – corsa impossibile tra piloti di generazioni diverse, fatto di sorpassi inaspettati, arrivi al fotofinish, promesse mantenute e cocenti delusioni.
I 15 architetti e designer più cercati su Google
Chi è il più popolare (anzi, la più popolare) del reame? Una lista in bilico tra sorprese e conferme. E c'è un solo italiano.
Foto Chiara Becattini
source Wikicommons / lachrimae72
Foto Christian Richters
Foto Richard Bryant/Arcaid
Foto concessa da L'Architecture d'Aujourd'hui. Domus 511 / giugno 1972; vista pagine interne
Foto Nigel Young
Foto Michel Denancé
Foto Alvar Aalto Musuem, Rune Snellman
Foto Alvar Aalto Museum, Martti Kapanen
Foto Studio Casali, Archivio di Domus
Foto Paola De Pietri, da Domus 763 settembre 1994
Courtesy Saint Nicholas Greek Orthodox Church
Foto Rasmus Hjortshoj, da Domus 1036 giugno 2019
Courtesy Bjarke Ingels Group
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- Alessandro Benetti
- 29 settembre 2021
In prima posizione, Zaha Hadid guida la cordata decostruttivista, seguita da Frank Gehry, al suo quarto posto assoluto e il più cercato degli architetti ancora in vita. Daniel Libeskind non pervenuto.
Frank Lloyd Wright, secondo posto, si afferma come il maestro modernista più cliccato, sorpassando Le Corbusier, sul gradino più basso del podio. Il candido modernismo carioca di Oscar Niemeyer è ben piazzato in quinta posizione, il modernismo organico di Alvar Aalto entra per un soffio nella top ten e ancora il Messico moderno di Luis Barragan si ferma al quindicesimo posto.
Grande assente di questa tornata è Ludwig Mier van der Rohe. Tre architetti legati a vario titolo alla corrente high-tech, o più generalmente alla componente tecnologica dell’architettura, passano le qualifiche: Norman Foster al sesto posto, Renzo Piano all’ottavo e Santiago Calatrava al dodicesimo. Completano la squadra i designer Philippe Starck, settimo, e Neri Oxman, tredicesima, l’intramontabile Antoni Gaudí, nono, il poetico postmoderno Tadao Ando, undicesimo, e il post-postmoderno superpop Bjarke Ingels, quattordicesimo.
Molte e molto complesse sono le ragioni alla base dei posizionamenti di questa classifica, non necessariamente coerenti con le qualità dei progettisti e il valore delle loro opere. Non è questa la sede per snocciolarle.
Al termine di questa prima rassegna, però, si può almeno suggerire che sarebbe interessante verificare le variazioni dei click riservati a ciascuno nel tempo, per comprendere meglio quanto pesano su queste quantità la fama del personaggio sulla lunga durata, le oscillazioni del gusto nel medio periodo, e l’attualità degli eventi che lo riguardano.
Il primo posto di Zaha Hadid non è una sorpresa assoluta ma fa comunque riflettere. A cinque anni dalla sua morte la progettista di origine irachena resta al centro del discorso sull’architettura contemporanea, anche grazie all’(iper-)attività del suo studio Zaha Hadid Architects. Nella sola estate 2021 hanno fatto notizia l’arrivo in Italia dell’Hyperloop e l’inaugurazione dello Striatus Bridge, prototipo di ponte in calcestruzzo stampato in 3D, esposto a Venezia come evento collaterale della 17a Biennale di Architettura.
Hyperloop
Block Research Group, Zaha Hadid Architects, Striatus Bridge, Venezia, 2021.
Sono già passati quattro anni dalla grande retrospettiva dedicata dal MoMA di New York a Frank Lloyd Wright, maestro dell’architettura organica e progettista di Casa Kaufmann e del primo Guggenheim Museum. La sua popolarità, però, non accenna a diminuire, forse anche grazie alla fama e al continuo successo di pubblico dell’istituzione newyorkese.
Casa Kaufmann
Guggenheim Museum, immagine da Domus 832, Dicembre 2000
Le Corbusier è il grande sconfitto di questa classifica. Maestro per eccellenza del modernismo europeo razionalista, il progettista della Villa Savoye di Poissy e dell’Unité d’habitation di Marsiglia deve cedere il passo al rivale americano “organico”. Chissà quanta amarezza gli avrebbe provocato, proprio a lui che passò una vita a comunicare le sue opere ancora prima che a costruirle.
Vista della mostra "Le Corbusier, Mesures de l'homme", Centre Pompidou di Parigi
Padiglione Espirit Nouveau, Parigi
Le architetture di Frank Gehry sono vulcaniche e sopra le righe come il loro creatore. Dai tempi del Guggenheim Museum di Bilbao e della Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, gli edifici del progettista californiano non smettono di appassionare, scandalizzare e generare dibattito. Anche la Luma Tower, scintillante nuova sede della Fondazione Luma inaugurata ad Arles nel giugno 2021, ha sollevato un polverone.
Guggenheim Museum, Bilbao, Spagna, 1997. Da Domus 798, novembre 1997
Walt Disney Concert Hall, Los Angeles, Stati Uniti, 2003. Da Domus 863, ottobre 2003
Bianche, formose, assolate, le architetture-sculture di Oscar Niemeyer hanno riscosso sempre un grande successo di pubblico, anche quando la critica ha cominciato a prendere le distanze dal maestro brasiliano, stigmatizzando la riduzione della sua attitudine sperimentale a puro formalismo, “stile” senza ricerca. La quinta posizione di Niemeyer in questa classifica sembra confermare la sua vocazione di architetto assolutamente pop.
Quartier generale del Partito comunista francese, Parigi
Niemeyer Centre, Avilès
Molto prolifico e sempre attivo nel dibattito contemporaneo sull’architettura e la città, Norman Foster guadagna un buon sesto posto. Più che la sua presenza, stupisce l’assenza del coetaneo amico-rivale Richard Rogers.
Foster + Partners, Padiglione Vieux Port, Marsiglia 2013
Foster + Partners, Buenos Aires Ciudad Casa de Gobierno, Buenos Aires, Argentina
Philippe Starck è stato il primo star-designer nella storia della sua professione, abile progettista ma anche comunicatore e personaggio pubblico a tutti gli effetti. A quarant’anni dall’inizio della sua carriera, in piena epoca postmoderna, Starck continua a disegnare oggetti e a far parlare di sé. Ha partecipato anche alla Milano Design Week 2021, dove ha presentato la collezione di arredi da esterni Serengeti per Janus et Cie.
ANUS et Cie, Serengeti armchair
Juicy Salif Alessi, 1988
Renzo Piano è una figura in un certo senso atipica nel panorama dell’architettura mondiale. Si distingue per il suo approccio low-profile: realizza opere di qualità, partecipa attivamente al dibattito sulle trasformazioni dell’ambiente costruito ma rifiuta con garbo e ostinazione la mediatizzazione della propria persona. La sua sobrietà anacronistica non gli ha impedito di raggiungere l’ottavo posto di questa classifica. Negli ultimi anni si è parlato molto di lui anche per le vicende legate alla ricostruzione del Ponte Morandi di Genova.
Ponte Morandi, Genova
Renzo Piano Building Workshop, architects, in collaborazione con Adamson Associates, The Shard, London Bridge Tower, Londra, Regno Unito, 2000-2012.
Nato nel 1852, Antoni Gaudí è il decano della comitiva, il più “antico” di tutti gli architetti in classifica. Il successo di pubblico del maestro del modernismo catalano, declinazione dell’Art Nouveau, è legato a doppio filo all’ascesa turistica di Barcellona, la città dove ha vissuto e dove ha costruito quasi tutte le sue opere principali.
Palau de la Música Catalana, Barcellona
La Sagrada Familia, Barcellona
Alvar Aalto è sempre stato il più conciliante dei grandi modernisti, colui che sosteneva l’importanza di un rapporto organico tra architettura e natura, architettura e uomo, mentre Le Corbusier congetturava di machine-à-habiter, case progettate come macchine. I temi di ricerca del maestro finlandese sono certamente vicini alla sensibilità contemporanea di un’epoca impegnata a costruire una nuova relazione tra uomo e ambiente.
Finalandia Hall, Helsinki, 1971
Pimio Chair, 1931
Guest Editor di Domus per il 2021, Tadao Ando è l’unico giapponese di questa classifica. La forte componente simbolica delle sue architetture e la sua capacità di narrarle in termini apertamente poetici e letterari contribuiscono forse al suo successo online.
Bourse de Commerce, Parigi
Teatrino di Palazzo Grassi, Venezia
Sono passati i tempi, attorno agli anni ’90 e con strascichi successivi, in cui le opere di Santiago Calatrava erano tra le poche a fare realmente notizia e le città del mondo si mettevano in coda per assicurarsi un bianchissimo ponte scolpito dal progettista spagnolo. Calatrava, però, resta cliccatissimo, anche se altre e ben più colorate icone architettoniche hanno ormai occupato il centro della scena.
Stazione per il TGV Lyon-Satolas, Lione 1994
La Chiesa di San Nicola a New York
Architetta e professoressa, Neri Oxman è il prototipo della ricercatrice contemporanea di successo, che riesce a combinare proficuamente speculazione teorica e applicazione pratica. Con Mediated Matter, il suo gruppo di lavoro al Media Lab dell’MIT, sperimenta in particolar modo sui materiali, ad esempio perfezionando composti organici che si possano sostituire alla plastica, come l’Aguahoja.
Stampa 3D su vetro
Versione 3D di antiche maschere mortuarie
L’allievo supera il maestro. Nella classifica dei 15 progettisti più cliccati non rientra Rem Koolhaas, gigante dell’architettura contemporanea, ma il suo ex-allievo Bjarke Ingels, enfant terrible ormai pienamente maturo e diventato il prototipo dell’archistar. Gli annunci dei suoi progetti e delle sue realizzazioni si susseguono a ritmo incessante: tra i più recenti, l’O-Tower di Hangzhou.
CopenHill, Copenaghen
Oppo headquarters, Hangzhou, Cina
Colorate e raffinate, esotiche ma rassicuranti, fotografatissime e instagrammabili ante litteram: sono le opere di Luis Barragan, che non a caso guadagna, seppur per il rotto della cuffia, l’ultima posizione disponibile di questa classifica.
Da Domus 889
Da Domus 321