L’edificio oggetto di intervento è situato lungo le banchine della Schelda nell'ex quartiere portuale di Anversa. Costruito nel diciannovesimo secolo come deposito di gomma della Repubblica Democratica del Congo, successivamente convertito in parcheggio, ristorante e infine dance floor, diventa oggi spazio di lavoro.
L’architettura storica di mattoni pieni viene svuotata completamente e riorganizzata attraverso quattro livelli e una nuova struttura di pilastri cruciformi e travi di acciaio. Aperture, scale e un balcone lungo tutto il fronte strada vengono introdotti senza intaccare l’essenza originale dell’edificio né stravolgerne l'identità.
Se negli interni l’organizzazione spaziale è complessivamente ordinaria, con spazi di lavoro open space e sale riunioni, la forza del progetto risiede nella sperimentazione materica e l'attenzione per il dettaglio. Per la loro nuova sede gli architetti propongono una tavolozza espressiva di materiali, colori, grane e tessiture di superfici, capaci di esaltare la percezione tattile dello spazio.
Nonostante una chiara unità architettonica, quattro diverse atmosfere contraddistinguono ciascun piano. L'ultimo livello con tetto a capriata di acciaio, illuminato dalla luce zenitale di un lucernario è uno spazio diafano, dall’aspetto quasi sacro, il piano sottostante si caratterizza invece per travi e colonne in ghisa verniciate di nero e abbinate a un pavimento in blocchi di legno di quercia. A piano terra, il solaio a volte in mattoni è accostato a un pavimento a terrazzo bianco e nero, mentre nel grande open space per eventi del piano interrato, la stessa finitura di pavimento viene combinata con lame di ottone e acciaio inox a specchio.