Storicamente, chi desiderava passare una vacanza nella natura si spostava verso luoghi lontani e fuori mano, dove il contatto con la natura, la quiete e l’aria fresca offrivano una pausa dalla opprimente vita di città. Uno di questi posti, a giusto un’ora e mezza di macchina da New York City, si trova su una lunga e sottile isola sabbiosa al largo della costa di Long Island. Fire Island è composta da tante piccole comunità che sorgono su una striscia di sabbia tra la Great South Bay e l’Oceano Atlantico.
Fire Island, la mecca glamour degli artisti e dell’architettura moderna
Fin dagli anni ’60 è una destinazione esclusiva al largo di Long Island. Ha attirato personaggi come Andy Warhol, Liza Minnelli e Yoko Ono. Charles Renfro e Scott Bromley, architetto di Studio 54, hanno raccontato a Domus qualcosa di più sull’aura architettonica di questo luogo.
Foto Bill Smith
Foto Bill Smith
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Foto Bill Smith
Foto Bill Smith
Foto Bill Smith
Foto Bill Smith
Foto Bill Smith
Foto Bill Smith
Foto Bill Smith
Foto Bill Smith
Foto Bill Smith
Foto Bill Smith
Foto Bill Smith
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Credit Pines Modern. Foto Tom Sibley
Credit Pines Modern. Foto David Menkes
Credit Pines Modern. Foto Edith Reichmann
Credit Pines Modern. Foto Edith Reichmann
Credit Pines Modern. Foto Bill Maris
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Credit Pines Modern. Foto Michael Dunne, Alain Dovifat
Credit Pines Modern. Foto Michael Dunne, Alain Dovifat
Credit Pines Modern. Foto Michael Dunne, Alain Dovifat
Credit Pines Modern. Foto Mikiko Kikuyama
Credit Pines Modern. Foto Mikiko Kikuyama
Credit Pines Modern. Foto Mikiko Kikuyama
Credit Pines Modern. Foto Mikiko Kikuyama
Credit Pines Modern. Foto Tom Yee
Credit Pines Modern. Foto Tom Yee
Credit Pines Modern. Foto Horace Gifford
Credit Pines Modern. Foto ESTO
Credit Pines Modern. Foto ESTO
Credit Pines Modern. Foto ESTO
Credit Pines Modern. Foto ESTO
Credit Pines Modern. Foto Darren Bradley
Credit Pines Modern. Foto Darren Bradley
Credit Pines Modern. Foto Tria Giovan
Credit Pines Modern. Foto Tria Giovan
Credit Pines Modern. Foto Tria Giovan
Credit Pines Modern. Foto Tom Sibley
Credit Pines Modern. Foto Tom Sibley
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- Bill Smith
- 09 giugno 2022
Una di queste, The Pines, è costituita da una popolazione completamente stagionale, che ogni estate occupa le 600 case, i 100 condomini e il piccolo albergo dell’area e gestisce le poche attività commerciali concentrate lungo un piccolo porto. L’isola è raggiungibile solo in traghetto. A The Pines non ci sono strade per le macchine, e le case sono collegate al porto e alle spiagge tramite una griglia di passerelle sopraelevate larghe meno di due metri. Non appena scendi dal traghetto, vieni travolto dal rumore dell’oceano, dal cinguettio degli uccelli e dal fruscio del vento tra le erbe palustri. Il viaggio ti ha rimosso fisicamente e mentalmente dai rumori e dai ritmi frenetici della città, per trasportarti in un luogo magico immerso nella natura e caratterizzato da una stupefacente ma allo stesso tempo semplice architettura modernista che celebra la bellezza della natura. A partire dagli anni ’30 circa, questa porzione di Fire Island ha cominciato ad attrarre folle di frequentatori dei circoli teatrali e artistici di Manhattan.
Soggiornando in piccole baracche di legno e a volte anche in semplici tende, questa comunità ha potuto godere del senso di evasione e libertà che l’isola offriva. Con l’aumentare della popolarità, negli anni ’60 l’isola cominciò ad ospitare personalità sempre più glamour: con l’arrivo di personaggi del calibro di Calvin Klein, Perry Ellis e Angelo Donghia, i quali abitavano l’isola e spesso ospitavano i loro famosi amici Andy Warhol, Liza Minnelli e Yoko Ono, le architetture da spiaggia divennero sempre più sofisticate, chic e minimaliste. Horace Gifford, un giovane architetto amante della spiaggia, si era trovato al posto giusto al momento giusto: aveva un modo molto informale di vivere la vita di mare, e spesso incontrava i clienti proprio sulla spiaggia, con addosso uno speedo e una valigetta in mano, per progettare piccole case rivestite di legno di cedro, che fungevano da padiglioni all’aperto in cui vivere e divertirsi. L’architetto Charles Renfro, partner dello studio newyorkese Diller Scofidio + Renfro, ogni estate soggiorna in una delle prime case progettate da Gifford.
“Le case sono fondamentalmente tende di legno, una sorta di rifugio primordiale. L’architettura è ridotta alla sua essenza: si tratta di ‘vivere’, e non più di ‘guardare’”. Chiacchieriamo con Charles Renfro sul bordo della piscina della sua casa, che è circondata da paludi naturali, alti canneti e alberi di pino. Non c’è una netta distinzione tra gli spazi abitativi interni ed esterni, con aperture a tutta parete grazie alle ampie porte a vetri sia sul fronte che sul retro del ‘padiglione’. “Si esce dalla spiaggia e si entra in casa, semplicemente”, continua a spiegare. “Questo tipo di architettura ti permette di vivere nella natura e con la natura, godendo di un lusso minimale”. Le case di The Pines sono state progettate in maniera da celebrare l’unicità degli elementi naturali dell’isola. Le case appollaiate sulla cima di alte dune si protraggono verso il cielo grazie alle loro particolari forme geometriche, le quali offrono anche delle meravigliose viste sull’oceano, mentre altre case, caratterizzate da forme più graziose e morbide, richiamano i movimenti della sabbia sulla spiaggia, e sostituiscono i muri con delle vetrate per non ostacolare il passaggio della brezza dell’oceano. Le case costruite sulle palafitte sorgono invece in zone più boschive, ricordando così delle case sugli alberi dei bambini, pur essendo create per il relax e il divertimento degli adulti.
L’architetto Scott Bromley, famoso per aver progettato il mitico nightclub Studio 54 a Manhattan, vive in una delle case progettate da Horace Gifford, ed è un residente locale che conosce da tempo The Pines. “La mia prima cosa che ho pensato quando sono arrivato a The Pines a Fire Island è stata: quanto può essere bella Madre Natura? Penso alla bellezza dei colori della sabbia, del mare e del cielo, che cambiano continuamente. Sono venuto per la prima volta a The Pines quando avevo circa 24 anni, ero un giovane ragazzo canadese... e adesso sono ben 50 anni che amo The Pines”. Lo studio di architettura di Scott, Bromley Caldari Architects, ha progettato molte delle case a The Pines. Questa architettura cattura lo “Spirito del luogo” utilizzando la bellezza delle materie prime e abbracciando l’etica di un vivere semplice ma elegante che evoca la bellezza naturale circostante. “Sono sempre stato un minimalista, e Fire Island è sinonimo di divertimento, quindi perché inserire dettagli inutili o che attirano solo la polvere? L’architettura della nostra casa sulla spiaggia è priva di modanature, ci sono per lo più finestre e porte che vanno dal pavimento fino al soffitto (per permettere all’esterno di entrare nella casa), molti elementi nascosti, e strutture in legno. A The Pines, la gente vuole solo arrivare sull’isola, aprile la porta di casa, e iniziare a vivere”.
Pines Harbor
Boardwalk Path
Architettura moderna dalla spiaggia
Architect Horace Gifford, Lipkins House, 1970, prospetto spiaggia
Weathered Cedar, sulla spiaggia
Bromley Caldari Architects, Beach House
Architect Horace Gifford, Calvin Klein House, 1972
Architect Horace Gifford, casa dello stesso architetto, 1965
Architect Horace Gifford, casa dello stesso architetto, 1965
Architect Horace Gifford, casa dello stesso architetto, 1965
Architect Horace Gifford, Bonaguidi House, 1975
Architect Horace Gifford, Fishman House, 1965
Casa nella palude
Casa nella natura
Bromley Caldari Architects, Bay House
Horace Gifford, Shore Walk 615, 1962
Horace Gifford, Fire Island Boulevard 638, 1961
James McLeod, Fire Island Boulevard 632, 1970
James McLeod, Fire Island Boulevard 632, 1970
Horace Gifford, Tuna Walk 603, 1965
Horace Gifford, Tuna Walk 603, 1965
Horace Gifford, Shore Walk 607 A, 1972-74
Horace Gifford, Shore Walk 607 A, 1972-74
Horace Gifford, Shore Walk 607 A, 1972-74
Bromley Caldari Architects, Tuna Walk 601, 2013
Bromley Caldari Architectsr, Tuna Walk 601, 2013
Bromley Caldari Architects, Tuna Walk 601, 2013
Bromley Caldari Architects, Tuna Walk 601, 2013
Horace Gifford, Driftwood Walk 566-67, 1972
Horace Gifford, Driftwood Walk 566-67, 1972
Horace Gifford, Driftwood Walk 566-67, 1972
Arthur Erickson, Ocean Walk 557, 1977
Arthur Erickson, Ocean Walk 557, 1977
Arthur Erickson, Ocean Walk 557, 1977
Arthur Erickson, Ocean Walk 557, 1977
Peter Asher, Ocean Walk 4, 1980
Peter Asher, Ocean Walk 4, 1980
Horace Gifford, Sail Walk 529, 1975
Horace Gifford, Sail Walk 529, 1975
Horace Gifford, Sail Walk 529, 1975
Don Page, Beach Hill Walk 214, 1962
Don Page, Beach Hill Walk 214, 1962