Questo articolo è stato pubblicato su Domus 981, giugno 2014.
Lezioni di architettura
Ricordiamo il maestro Luigi Caccia Dominioni, da poco scomparso, con un recente articolo che Domus ha pubblicato in occasione dei suoi 100 anni, incontrandolo per leggere insieme i dettagli di alcuni suoi edifici milanesi, diventati oggi limpidi esempi di buon costruire.
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- Massimo Curzi
- 14 novembre 2016
- Milano
Molto si conosce del lavoro dell’architetto milanese Luigi Caccia Dominioni, molte sono le pubblicazioni che ne analizzano le grandi capacità di ‘piantista’, ma sul suo lavoro c’è ancora tanto da dire.
Se l’analisi delle piante ha messo in evidenza lo stretto rapporto che Caccia Dominioni ha avuto con i committenti privati, l’osservazione dell’esterno delle sue architetture ne mette in risalto il rapporto di collaborazione stretta con la maestranze e gli artigiani: un lavoro a più mani volto a risolvere in modo duraturo e funzionale i molti problemi in cui un corpo architettonico si può imbattere nel tempo.
È proprio grazie a questa sua attenzione per i dettagli costruttivi – al loro sapiente disegno, all’accuratezza della messa in opera e alla scelta attenta dei materiali – che gran parte dei suoi edifici gode ancora oggi di un ottimo stato di conservazione. Il felice esito del rapporto intrattenuto con le maestranze diventa inoltre per Caccia Dominioni manifesto di un’eccellenza del costruire e quindi garanzia di nuove commesse.
In queste pagine abbiamo provato a leggere, con la gentile complicità dell’architetto, le differenti parti dei suoi edifici milanesi seguendo quattro temi di lavoro: il comportamento progettuale nei confronti del problema dell’acqua meteorica, le soluzioni per riparare dal sole, le modalità di relazione tra interni ed esterni, e infine il modo di fronteggiare i problemi causati dall’umidità del terreno.
Sono temi ricorrenti su cui tutti i progettisti si dovrebbero confrontare quotidianamente, ma che, proprio negli ultimi anni, sono stati messi in secondo piano rispetto a banali ricerche sulla forma: per questa ragione, in molti casi è venuto meno il sodalizio con i costruttori, regalando ai tecnici il ruolo di referente principale.
L’adozione di questa chiave di lettura e la selezione dei progetti che abbiamo effettuato non deve però impedirci di mettere nel dovuto risalto la grande capacità di Caccia Dominioni di relazionarsi con il contesto grazie ad adeguate scelte di materiali e colori, peculiarità che ne ha sicuramente caratterizzato il lavoro, ma non in maniera vincolante: le case ad Arenzano e i progetti engadinesi ne sono prove evidenti.
Oggi, in assenza di un vero manuale dell’architetto, questi stessi edifici possono diventare una lezione d’architettura, veri e propri atlanti di dettagli tecnici en plein air pronti all’uso, per occhi curiosi. Non si tratta di “dettagli tecnici”, ma di soluzioni di buon senso che non forzano mai la mano all’artigiano e che diventano pure invenzioni proprio grazie alla forza del saper fare. Il dettaglio viene sempre risolto con una certa naturalezza, perché ogni scelta ha come obbiettivo finale la realizzazione di un pezzo “a regola d’arte”.
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