La mostra “Neighbourhood – Where Álvaro meets Aldo” presentata alla Giudecca in occasione della Biennale di Venezia, in rappresentanza del Padiglione Portoghese, ci permette di ragionare sul fare architettura oggi.
Where Álvaro meets Aldo
Il Padiglione portoghese alla Biennale Architettura di Venezia racconta i progetti di edilizia sociale di Álvaro Siza e lo stretto rapporto dell’architetto con gli abitanti delle “sue” case.
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- Massimo Curzi
- 10 giugno 2016
- Venezia
L’esposizione è stata pensata in un luogo aperto e in uno al chiuso: tra gli spazi costruiti delle residenze di Campo di Marte, progettate dallo stesso Siza nel 1985, e anche in una sorta di capanno da cantiere trasformato in spazio espositivo che raccoglie modelli, video e proiezioni, a descrivere il rapporto stretto tra Álvaro Siza e l’edilizia sociale, percorrendo i suoi interventi nei quattro diversi quartieri di Porto, Berlino, L’Aia e Venezia.
Il lavoro dell’architetto è in grande trasformazione ma è allo stesso tempo un mestiere antico se visto nella sua essenza. Il tema della residenza, più di ogni altro, permette di mettere in evidenza la finalità del nostro mestiere: creare spazi per le persone. Quello che ne esce da questa piccola ma preziosa mostra è proprio il dialogo tra le persone.
Siza torna a rivedere le sua architetture realizzate anni fa per ricevere giudizi, commenti e critiche da chi in queste case ci vive. Sequenze video e frammenti fotografici (rigorosamente in bianco e nero, quasi per scelta ideologica, molto anni ’70) documentano questo reincontro importante. Siza sceglie di affidarsi ai giudizi senza filtri culturali degli abitanti delle sue case. Una scelta coraggiosa, fatta da chi ha consapevolezza di cosa voglia dire costruire a regola d’arte, di chi ha sempre progettato pensando alla gestualità nell’abitare, dove l’uomo viene prima della forma, dove le mode non esistono.
Semplicemente un uomo che progetta per le persone con la profonda conoscenza del tempo in cui vive e della storia. Il Padiglione portoghese appare come un bellissimo messaggio alla contemporaneità del nostro lavoro; un messaggio politico potentissimo che deve toccare tutti: architetti, cittadini, amministratori, ma in particolar modo giovani che si affacciano su questa nostra bellissima professione. Bravo quindi Álvaro Siza ma bravi anche i due curatori, Roberto Cremascoli e Nuno Grande, che ci hanno regalato un momento pasoliniano di grande poesia.
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