Sticks and Stones

Per la sua installatione alla Neue Nationalgalerie, David Chipperfield parte dagli elementi fondativi della tradizione: i tronchi che reggono l’artificio della capanna vitruviana, e la pietra del suolo.

Scendere a Potsdamer Platz dalla U-Bahn, il treno giallo che corre lungo tutta Berlino, significa fare una passeggiata senza mai riuscire ad abbassare il mento e con gli occhi, la testa.

Un cammino a ritroso che parla di una modernità annunciata da qualche altra parte, ma non troppo distante. Lì dove il muro segnava da un lato l’Ovest e sull’altro l’Est, il Sony Center progettato da Helmut Jahn illumina di sera i passi di chi sotto la Kollhoff-Tower, la Piano Hochhaus e la Bahn-Tower è diretto verso il Kulturforum, dove i colori così accesi non ne lasciano ancora intuire la presenza ma accompagnano il traffico all’arena culturale della città.

“David Chipperfield – Sticks and Stones”, Neue Nationalgalerie, Berlino. Photo Erika Pisa

È sera e la grande cassa dorata della Filarmonica, la si scorge increduli dietro una vegetazione che non concede facilmente lo sguardo. Al di là della strada, il tempio moderno progettato da Mies van der Rohe, la Neue Nationalgalerie guarda ovunque e stabilisce un rapporto di gerarchia attraverso i suoi spessori definiti, calcolati, che danno misura a tutte le cose intorno. Compare l’immagine della piana di Peastum, così come Francesco Venezia la rappresenta collocando il Tempio di Nettuno e la Basilica al fianco della galleria berlinese, durante il convegno su Lafayette Park a Detroit nel 2010, opere eterne che giacciono in una perenne universalità. I gradoni salgono e la folla anima lo spazio ancora esterno del basamento che si riflette nel volume trasparente della Nationalgalerie e lascia fluire lo spazio da dentro a fuori. Il vetro è esplicito, non lascia pensare, una foresta è stata costruita all’interno e certamente è qualcosa di artificiale, prettamente architettonico. Entrandovi, lo spazio si complica per via dei centoquarantaquattro tronchi, che generando nuove ombre sembrano nascondere sempre qualcosa.

“David Chipperfield – Sticks and Stones”, Neue Nationalgalerie, Berlino. Photo Erika Pisa

Le insegne fuori riportano “David Chipperfield – Sticks and Stones” e indicano che, a distanza di mezzo secolo, il museo costruito secondo il progetto di Mies Van der Rohe deve accettare un nuovo intervento a cura di Chipperfield, che con questa mostra cerca di costruire un processo dal principio delle cose che riguardano l’architettura.

“David Chipperfield – Sticks and Stones”, Neue Nationalgalerie, Berlino. Photo Erika Pisa

I fusti interrompono la regolarità dello spazio centrale, creando un confine immaginario che nessun visitatore cerca di valicare. Una luce canalizza lo sguardo verso sé. Una breve introduzione, i ringraziamenti. Ed è proprio il curatore della mostra a presentare la sua idea: “Sticks and stones may break my bones, but words will never hurt me” (“Bastoni e pietre possono rompere le mie ossa, ma le parole non potranno mai farmi del male”), David Chipperfield fa riferimento ai versi di una filastrocca per bambini in cui figurano già delle immagini salienti ai fini della narrazione.

“David Chipperfield – Sticks and Stones”, Neue Nationalgalerie, Berlino. Photo Erika Pisa

Il legno e la pietra vengono considerati come materiali primigeni, nella base costruttiva di ogni civiltà perché reperibili in ogni luogo, declinati a seconda delle caratteristiche morfologiche del contesto in cui vengono utilizzati. Materiali che vantano l’elementarietà per una classicità nell’architettura, ma anche per un nuovo inizio che dichiara di non voler negare mai il suo rapporto con le esperienze passate. Né nella modernità del museo si è rinunciato a tenere presente la Sankt Matthäi-Kirche, pseudoromanica chiesa del 1845 costruita da Friedrich August Stüler, né nella contemporaneità, come afferma nei suoi intenti la mostra appena inaugurata dall’architetto britannico.

“David Chipperfield – Sticks and Stones”, Neue Nationalgalerie, Berlino. Photo Erika Pisa

Chipperfield parte dagli elementi fondativi della tradizione: i tronchi, che reggono l’artificio della capanna vitruviana e primitiva, citata da Marc-Antoine Laugier nel suo Essai sur l’architecture; e la pietra del suolo, su cui tutto avviene, preludio teorico di quanto espresso dagli otto elementi puntuali che reggono la copertura, indispensabili e basilari.

“David Chipperfield – Sticks and Stones”, Neue Nationalgalerie, Berlino. Photo Erika Pisa

L’allestimento sarà accessibile fino alla fine di dicembre, data in cui è preannunciata la chiusura della galleria per qualche anno, lasciando la possibilità ad alcune opere di trovare la propria collocazione negli altri musei cittadini. Udo Kittelmann, curatore tedesco e attuale direttore della Nationalgalerie Berlin, spiega la necessità di quest’azione per il miglioramento dello spazio espositivo, che a oggi riesce a mostrare solo un terzo della collezione d’arte moderna e contemporanea di cui dispone.

“David Chipperfield – Sticks and Stones”, Neue Nationalgalerie, Berlino. Photo Erika Pisa

Per il caso della citata galleria ci si arrischierebbe in una probabile imprecisione dichiarando l’inizio di una nuova vita, dal momento che “un ordine mai equivocabile”, come lo definisce Pica, non ammette che la sola cura dei segni del suo tempo. Chipperfield limita la grandezza del proprio incarico a una responsabile definizione leggibile nel titolo della rassegna “Sticks and Stones, An Intervention”, considerando l’impervio compito di affrontare il fragile meccanismo di equilibrio che sta nelle cose elementari, quelle che più difficilmente ammettono variabili.

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“David Chipperfield – Sticks and Stones”, Neue Nationalgalerie, Berlino. Photo Erika Pisa