Nato a Londra nel 1953, David Alan Chipperfield, meglio noto come David Chipperfield, si laurea in architettura alla London Architectural Association nel 1978, dopo aver frequentato anche la Kingston School of Art. Ottenuto il titolo, comincia il proprio apprendistato negli studi di Douglas Stephen, Richard Rogers e Norman Foster, tra i quali si divide per circa sette anni.
Nel 1985 inaugura la David Chipperfield Architects, che a oggi conta diverse sedi internazionali (Londra, Berlino, Milano, Shangai), a cui generalmente si aggiungono uffici temporanei nelle città in cui si stanno progettando gli interventi più rilevanti. Nello stesso anno è tra i fondatori della 9H Gallery - insieme a Richard Burdett, Yehuda Saffran e Wilf Wang – con lo scopo di promuovere mostre dedicate ad artisti e architetti affini alle teorie sostenute dal gruppo di 9H, che non si riconosce nella corrente post-moderna inglese di Terry Farrell o Quinlan Terry, ma nemmeno nell’esasperazione tecnologica degli ormai ex maestri Rogers e Foster. Attraverso la galleria, il cui nome è rimando all’omonima rivista di Nadir Tharani – vengono presentati in terra inglese i lavori di Luigi Snozzi, Herzog & de Meuron, Álvaro Siza, Rafael Moneo, Borsi Podrecca, ma anche l’opera di Loos, Wittgenstein, Terragni: personaggi a cui si attribuisce il merito di aver esercitato la propria professione come una vera e propria pratica artistica.
Agli esordi della carriera di Chipperfield risalgono progetti poco noti al vasto pubblico, ma immediatamente assurti all’onore della cronaca architettonica inglese: lo showroom per Issey Miyake in Sloane Street e l’Equipment Shop in rue Etienne Marcel a Parigi vengono presentati a una mostra presso la Cramer Street Gallery già nel 1987. Sono i primi passi in direzione di quella «apologia del piccolo» pienamente maturata con il manifesto “Theoretical Practice” (1994) e rivendicata attraverso un’affermazione di Nietzsche: «la sola cosa – sostiene Chipperfield – che oggi può aspirare al capolavoro è una cosa piccola». Dunque, il progetto a piccola scala che si concretizza successivamente in opere come il River and Rowing Museum a Henley-on-Thames (1989-1997), nelle quali l’attenzione è rivolta al rapporto con il paesaggio naturale o urbano – non in termini di mimesi, ma di dialogo spesso antitetico – e la fisicità del materiale che ha peso, spessore e texture.
Ottenuto l’incarico di progettare il museo privato Gotoh a Chiba, tra il 1988 e il 1992 Chipperfield si trasferisce in Giappone, dove realizza anche la sede della Toyota a Kyoto e la Matsumo Corporate Building a Okoyama per le quali sperimenta l’uso del cemento armato a vista, che pare omaggio alla figura di Tadao Ando. Sono opere in cui la particolare conformazione del tessuto urbano nipponico consente al progettista inglese di cucire tra loro pieni e vuoti, delineando una composizione architettonica il cui interno è attraversabile con lo sguardo grazie alla costruzione di infinite prospettive. Un gioco di sguardi che si ritrova anche in edifici successivi, quali la casa-atelier costruita per sé stesso a Berlino (1994-1996).
Rientrato in Inghilterra per seguire il cantiere di Hanley-on-Thames, Chipperfield approfondisce il tema del legame con la memoria dei luoghi: in patria, archetipiche figure come la casa battello e il granaio in legno dell’Oxfordshire vengono reinterpretati secondo una strategia che prevede – dice Chipperfield – di «assumere il principio di una forma tradizionale e ridescriverla in dettaglio. La scelta del materiale e la composizione dei dettagli permettono una diversa lettura della costruzione».
A questa fase risale anche la complessa vicenda del concorso per il Neues Museum di Berlino, al cui primo step Chipperfield partecipa nel 1993. Quattro anni più tardi viene dato avvio al progetto definitivo, concluso solo nel 2009 con l’inaugurazione di quella che è certamente una delle migliori opere del XX secolo, «puzzle monumentale tra edifici esistenti e stratificati nella consuetudine dell’uso e imponenti masse di rovine» (Irace, 2011).
Nel mezzo, una lunga lista di progetti e interventi a scala urbana: i concorsi per l’Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena (1992, insieme a Rogers), per il centro storico di Salerno (1998), per l’ampliamento del cimitero di Venezia (1998), le realizzazioni dell’accesso al Paseo del Oval di Teruel (2001-2003), della Città delle Culture all’ex Ansaldo di Milano (l’intervento iniziato nel 2000 e concluso solo quindici anni dopo, tra innumerevoli polemiche e parziali disconoscimenti), il masterplan per la riqualificazione del centro storico di Pisa (2007-2009), la Des Moines Public Library in Iowa (2002–2006), il Museum of Modern Literature in Germania (2002–2006), l’Hotel Puerta America a Madrid (2003–2005), il Liangzhu Culture Museumin China (2007). Fino alle opere più recenti o in corso di realizzazione tra cui si segnalano il Nobel Center a Stoccolma iniziato (nel 2013) e l’ala ovest del MoMA di New York. Tutte opere che, pur nella continuità dell’approccio metodologico, sono perfetto emblema dell’assunto di Chipperfield secondo il quale:
l’architettura deve parlare da sola. Ogni opera architettonica è il proprio manifesto
Chipperfield ha ricevuto un gran numero di premi, tra cui si ricordano la menzione speciale allo Schinkel Prize (1981), l’AIA Award per il museo del canottaggio a Henley-on-Thames, il RIBA Award (2003), l’European Union Prize per il Neues Museum (2010) e la Royal Gold Medal nel 2011. È stato visiting professor in numerose università (a Harvard, Cambridge, Graz, Napoli, Losanna, Chicago) e docente presso la Staatliche Akademie der Bildenden Künste di Stoccarda (1995-2001).
Attraverso le parole di Fulvio Irace:
Straniero nel suo paese – l’Inghilterra – dove pure si è formato accademicamente e culturalmente, Chipperfield ha trovato in Europa (in Italia e in Germania soprattutto) i primi sostegni a un’attività che è apparsa subito particolarmente congeniale ai temi e ai problemi della città europea, e in particolare alla sua necessità di confrontarsi con la delicata gestione del patrimonio storico: con la incessante ricerca di un equilibrio tra innovazione e conservazione, cioè, e con l’altrettanto costante inquietudine a misurarsi con il tema della memoria collettiva se non dell’identità nazionale
- Estremi cronologici:
- 1953–in vita
- Ruolo professionale:
- architetto, designer
Descritto come “architetto civico, urbanista e attivista”, David Chipperfield ha vinto nel 2023 il Premio Pritzker, la più grande onorificienza del mondo dell'architettura.