Secondo Dirk Sijmons, curatore della IABR di quest’anno (aperta lo scorso 29 maggio al Kunsthal Rotterdam), siamo tutti “urbani di natura”. Alla base del progetto del landscape architect olandese c’è la nozione che il futuro delle città non sia la densità, ma una riscoperta dello spazio naturale.
Urbani di natura
Abbandonando la dicotomia urbanismo e natura, la Biennale di Architettura di Rotterdam sostiene – per dirla con il curatore Dirk Sijmons – che le soluzioni ai problemi del pianeta sono nelle città.
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- Nicola Bozzi
- 16 giugno 2014
- Rotterdam
Tale nozione può sembrare provocatoria, soprattutto se si considera l’urbanizzazione asiatica, ma è senza dubbio nell’aria (anche lo starchitect di casa più famoso, Rem Koolhaas, recentemente si è dedicato molto al potenziale della campagna). Nella mostra, la natura non è solo campagna comunque, è qualcosa dalla quale non ci siamo mai separati. Abbandonando il pregiudizio che urbanismo e natura siano una dicotomia, quindi, Sijmons afferma che le soluzioni ai problemi del pianeta siano proprio nelle città. La relazione tra naturale e artificiale non si limita alla questione della sostenibilità, ma è legittimata da una “resilienza pura” che mantiene l’ambiente strutturalmente solido pur nelle nostre manipolazioni.
Il che ci porta al secondo elemento caratteristico di questa edizione. La Biennale di Architettura di Rotterdam di quest’anno, lo si nota subito, è infatti meno internazionale della precedente. O meglio, sarebbe più corretto dire che è molto più olandese. Lo è in primo luogo nel senso che i temi su cui è incentrata stanno alla base del paesaggio locale, notoriamente strappato al mare e costruito da zero, con l’aiuto poi della natura stessa (l’ultimo capitolo di questa espansione, la Maasvlakte 2, riguarda proprio il porto di Rotterdam), ma anche in altri termini. Quest’anno IABR ha infatti iniziato a collaborare con una serie di enti statali sempre più istituzionali: il Ministero dell’Infrastruttura e dell’Ambiente e la città di Rotterdam sono main partner insieme al Creative Industry Fund NL, e il programma del festival include due simposi della PBL Netherlands Environmental Assessment Agency. Queste alleanze strette oltre i confini del discorso culturale ufficializzano l'ambizione della biennale e la sua vocazione di laboratorio applicato, volto a soluzioni oltre che presentazioni.
Va da sé che alcuni dei case study messi più in evidenza all’anteprima riservata alla stampa della mostra principale (sotto la label di “Project Atelier”) siano fatti vicino casa. Uno è addirittura quasi adiacente: il Park Pompenburg, per esempio, rianima già dall'edizione scorsa (quando era un Test Site) l’area vicino alla stazione di Rotterdam, dove ZUS sta guidando una rinascita creativo-culturale che include un network di siti riprogrammati in modo flessibile. Spicca un ponte di legno finanziato con il crowdfunding, che scavalca uno stradone trafficato e cuce insieme i vari nodi tramite un’infrastruttura a misura d’uomo.
C’è poi il caso di Texel, isola frisia molto frequentata dai turisti e terreno critico per l’applicazione di strategie di autosufficienza. LA4SALE Landscape Architects e FARO Architecten hanno lavorato insieme alla municipalità su una serie proposte concrete per risolvere i problemi singoli non come incidenze contrapposte, ma in linea con una visione unificante che incentivi un turismo più responsabile sull’isola (facendole un “make-under” piuttosto che un “make-over”).
Altro esempio olandese è la collaborazione diretta di BrabantStad con la biennale, tramite il lavoro di Architecture Workroom Brussels, Floris Alkemade Architect e LOLA Landscape Architects. La regione è una delle più produttive d’Europa, ma in tempi di crisi si sente l’esigenza di reinventare questa sorta di città distribuita (collega Eindhoven con Den Bosch, Breda, Tilburg e Helmond, senza però raggiungere il potere economico della Randstad). Per dare a questo paesaggio urbano un metabolismo condiviso, gli architetti hanno pensato per esempio all’acqua che l’attraversa: e se BrabantStad stessa diventasse una specie di depuratore idrico? Simili problemi sono affrontati anche da un progetto italiano, Unconscious Metropolis, uno studio di PIOVENEFABI e 51N4E sul potenziale del Veneto centrale.
I termini metabolismo, flusso e infrastruttura sono cruciali in “Urban by nature”, ma la biennale è tematicamente più articolata. Un’area apposita è dedicata per esempio al concorso “Rebuild by Design”, con progetti atti ad affrontare la ricostruzione post uragano Sandy di OMA, BIG e West 8, tra altri, e uno di Waggonner & Ball concentrato invece su New Orleans. La riqualificazione dello sprawl è un altro tema ricorrente, che accomuna la ricerca del MIT CAU sulla suburbia americana alla rivitalizzazione di un sobborgo di Abu Dhabi. L’urbanizzazione dei delta fluviali è invece il ponte tra la ricerca del Berlage Institute sull’area metropolitana del Nilo e quella della TU Delft sui Paesi Bassi.
La mostra principale al Kunsthal è molto densa, quasi affollata dai progetti esposti, nonostante l’allestimento in legno abbia un piglio zen e provveda a creare un’atmosfera calda, in netto contrasto con i toni decisi dell’edizione scorsa. Più leggera è quella di fronte, al Museo di Storia Naturale, dove la simbiosi città-natura e la resilienza di quest’ultima sono illustrate da alcune riproduzioni imbalsamate che mostrano modi relativamente disinvolti in cui gli animali interagiscono con l’ambiente urbano. Un cigno si riposa su una pila d’immondizia galleggiante, degli uccellini fanno il nido con pezzi di plastica, un picchio amplifica il proprio richiamo d'amore battendo il becco contro un palo della luce invece di un albero (pare che funzioni anche meglio).
Rispetto a “Making City”, l’edizione precedente, “Urban by Nature” sembra più concentrata e propositiva. S’intuiscono senza dubbio continuità ed evoluzioni nell’impianto concettuale, ma l’aspetto più interessante è il crescente coinvolgimento della biennale con commissioni locali e internazionali, i cui risultati si vedono di edizione in edizione. Per quanto riguarda Park Pompenburg e il Central District di Rotterdam basta un quarto d’ora a piedi, ma per vedere i progressi del Test Site di São Paulo, presente nel 2012 e assente adesso, bisognerà aspettare IABR 2016, “The Next Economy”.
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Fino al 24 agosto 2014
Urban by Nature. IABR 2014
diverse sedi, Rotterdam