Questo articolo è stato pubblicato su Domus 948, giugno 2011
The Hit List
Dire che gli Stati Uniti esistano nel loro attuale stato di benessere
economico e militare grazie a una costellazione periferica di siti
sparsi per il mondo non è poi un'affermazione così azzardata.
Queste realtà lontane, come miniere di terre rare, hub di
telecomunicazioni e produttori di vaccini, fungono da contrafforti
geopolitici e per gli affari interni americani rivestono la stessa
importanza della sicurezza nazionale. Eppure questa rete
oltreoceano non è né uniforme né necessariamente identificabile
come tale: è discontinua in modo aggressivo e deliberato,
difficilmente riconducibile a qualche particolare. In un certo
senso, è una geografia occulta, ignara della sua importanza e
così sparpagliata da non poter essere facilmente spezzata da un
momento all'altro.
Ed è stato proprio questo a rendere così interessante la controversa
pubblicazione da parte di WikiLeaks nel dicembre scorso di una
lunga lista di obiettivi infrastrutturali ritenuti di vitale importanza
per la sicurezza nazionale americana. La costellazione geografica da
cui dipendevano gli Stati Uniti è stata tutt'a un tratto messa a nudo,
con tanto di nomi e luoghi, e davanti agli occhi di tutti.
Il particolare dispaccio diplomatico in questione, originariamente
inviato dal segretario di Stato Hillary Clinton a tutte le ambasciate
straniere nel febbraio 2009, e destinato a eventuale declassificazione
solo nel gennaio 2019, descrive quelle che vengono definite
'dipendenze critiche' al di fuori dell'America, cioè le infrastrutture
di vitale importanza e risorse chiave all'estero. Queste 'dipendenze
critiche' sono ripartite in diciotto settori fra i quali energia,
agricoltura, banche e finanza, acqua potabile e relativi sistemi
di trattamento, sanità pubblica, reattori nucleari e 'produzioni
critiche'. Tutte queste realtà, settori o servizi, come spiega il
dispaccio, "se distrutti, interrotti o sfruttati, potrebbero avere un
effetto immediato e deleterio sugli Stati Uniti". E difatti non ci sono
alternative: diversi siti sono considerati insostituibili.
Open Source Design 02: WikiLeaks Guide. Critical Infrastructure
La lista segreta di 259 infrastrutture considerate cruciali per la sicurezza nazionale degli USA, pubblicata da WikiLeaks nel dicembre 2010.
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- Geoff Manaugh
- 20 giugno 2011
- Los Angeles
I siti in questione vanno dallo Stretto di Malacca alla miniera del
Gabon dove si estrae il manganese che serve a produrre le batterie,
dal cablaggio sottomarino Southern Cross che arriva a Suva,
nelle Fiji, al produttore danese di vaccini contro il vaiolo. Nella
lista figura anche il gasdotto russo di Nadym considerato 'il più
importante del mondo'.
La lista venne inizialmente concepita come un modo di estendere
il cosiddetto NIPP, il National Infrastructure Protection Plan
incentrato su infrastrutture nazionali, a quello che il dipartimento
di Stato americano ha battezzato con l'acronimo di 'CFDI' che
sta per Critical Foreign Dependencies Initiative. Il CFDI, ancora
in fase nascente, per il momento ha il compito di redigere liste,
ma potrebbe arrivare al finanziamento diretto per la protezione
di questi siti extraterritoriali, inglobandoli di fatto in questo
trasversale paesaggio statunitense.
Naturalmente, il timore che qualcuno potesse usarla come
check-list di obiettivi sensibili a scopi militari o di sabotaggio
terroristico aleggiava sulla copertura mediatica al momento
della pubblicazione del dispaccio. Se è ovvio che il dispaccio
possa essere strumentalizzato a fini malvagi, e gli articoli come
questo non fanno che aumentare la probabilità che ciò accada un
giorno, dovrebbe anche essere chiaro che la sua divulgazione offre
all'opinione pubblica l'opportunità tanto attesa di poter esprimersi
sulle vulnerabilità spaziali del potere americano e sulla geometria
della globalizzazione.
Gli obiettivi menzionati dal dispaccio, fabbricanti d'armi
israeliani, aziende farmaceutiche australiane, dighe idroelettriche
canadesi, fornitori tedeschi di vaccini antirabbici, formano una
geometria all'interno della quale gli stessi operatori e dipendenti
forse non sanno nemmeno di rappresentare i limiti esterni
della sicurezza nazionale americana. Per dirla in altre parole,
questa inconsapevole costellazione è l'altra faccia di un confine
americano riconoscibile: un perimetro difensivo o un interno
esternalizzato dove lo stato-nazione contiguo si spezzetta in uno
stato-rete discontinuo, i cui diversi punti non si toccano mai
direttamente. Non è un'entità costituzionale riconosciuta in alcun
senso del termine, ma un insieme infrastrutturale coordinato che
abbraccia interi continenti alla volta. Ma qual è il destino politico di questo paesaggio? Come cambia
le nostre nozioni di 'territorio stato'? Quali sono le forme di
governo più appropriate per proteggerlo e sotto quale sovranità
giurisdizionale dovrebbero ricadere questi siti?
Nell'identificare questi lontani punti deboli della propria armatura,
l'America ha fatto emergere, senza volerlo, una nuova concezione
spaziale secondo la quale il concetto di stato-nazione è cambiato
così rapidamente da mettere in difficoltà le stesse nazioni per
stare dietro alle proprie stesse appendici.
Visto in quest'ottica,
l'importante non è tanto quali di questi siti figurino sul dispaccio
di WikiLeaks o che compaiano su una lista. Una sovranità operante
a livello globale, planetario, richiede una geografia nuova:
discontinua, contingente e diversamente vulnerabile, nascosta
all'opinione pubblica fino a quando non si verificano rare fughe di
notizie come queste. Geoff Manaugh, blogger
Nell'identificare questi lontani punti deboli della propria armatura, l'America ha fatto emergere, senza volerlo, una nuova concezione spaziale secondo la quale il concetto di stato-nazione è cambiato così rapidamente da mettere in difficoltà le stesse nazioni per stare dietro alle proprie stesse appendici.