Museum of the Moving Image

Nell'ampliamento del museo, lo studio Leeser Architecture ha creato una versatile interfaccia che collega l'esperienza fisica con quella virtuale.

Tra un film e gli ingredienti che ne costituiscono il processo produttivo c'è un abisso. È in sala montaggio – e in ultima analisi sullo schermo – che i frammenti sparsi di realtà vengono rimontati e messi in sequenza in un'iperrealtà ottica che supera lo spazio del corpo – e lo spazio dell'architettura. Per questo motivo l'architettura di solito finisce dove comincia lo schermo. Ma Thomas Leeser e il suo studio di Brooklyn non si sono accontentati di mantenere questi confini fisici tradizionali. Nella ristrutturazione e nell'ampliamento del Museum of the Moving Image ("Museo dell'immagine in movimento") di New York, vetrina degli artefatti e dei processi della cultura filmica, hanno creato una versatile interfaccia che collega l'esperienza fisica con quella virtuale.

Quando si entra nel museo, da poco riaperto, "si entra in un mondo alternativo: il mondo del cinema", afferma Leeser. Situato nel quartiere in piena fioritura di Astoria, nel Queens, il progetto rappresenta una delle rare occasioni in cui un'estetica da fantascienza d'ispirazione digitale non si rivela gratuitamente bizzarra ma realmente appropriata. La struttura originaria, risalente agli anni Venti, era stata costruita come studio di produzione della Paramount. Benché la sua atmosfera industriale si adatti con naturalezza a una collezione museale di ciò che sta "dietro lo schermo", faceva ben poco per amalgamare i vari oggetti di scena, gli spezzoni d'archivio, i proiettori d'epoca e gli altri accessori fisici con l'onnipervasivo artificio dell'immagine in movimento cui appartenevano.

Sezione prospettica dell’interno del nuovo ampliamento. In senso orario dal basso a sinistra: l’auditorium, l’atrio con la zona del caffè, lo spazio destinato alle esposizioni, l’anfiteatro, lo spazio espositivo adattabile, l’archivio. Sopra: l’atrio del piano terreno, un ininterrotto spazio bianco-azzurro, che prepara i sensi all’immersione totale. La luce azzurra che emana dai tunnel d’ingresso all’auditorium definisce il soffitto inclinato ©Peter Aaron. Courtesy of Museum of the Moving Image

L'abile intervento dello studio Leeser Architecture – un progetto da 67 milioni di dollari completato grazie a finanziamenti pubblici – ora permette al museo di occuparsi di entrambi i lati dello schermo. La nuova ala aggiunge 3.500 metri quadrati di spazi interni, che comprendono tre differenti ambienti destinati alla visione e attraenti spazi comuni, più 1.000 metri quadrati di cortile esterno aperto al pubblico (la cui apertura è prevista per la primavera), portando la superficie complessiva del museo a circa 9.000 metri quadrati.

Astratto come un modello digitale “a fil di ferro” l’alzato nord è una leggera epidermide di pannelli d’alluminio triangolari a specchio, staccati dalla struttura. ©Peter Aaron. Courtesy of Museum of the Moving Image

L'ampliamento di Leeser, innestato sulla parte posteriore dell'edificio originale, è assolutamente geometrico e levigato, e assorbe l'astrattezza dell'immagine filmica nel corpo dell'architettura. L'epidermide esterna è composta da leggeri pannelli d'alluminio staccati dalla struttura, configurati secondo una griglia triangolare a mosaico. Riflettendo il cielo sulla sua superficie azzurro ghiaccio questo fantasma muto ricorda un modello digitale "a fil di ferro": l'ambiente virtuale in cui vengono generati molti degli effetti visivi di oggi, dalle scene dei film alle rappresentazioni dell'architettura. Adattandosi alla dura realtà degli agenti atmosferici, tuttavia, i canali tra un triangolo e l'altro fanno scorrere l'acqua piovana dietro facciata.

"Tanto l'architettura quanto il cinema si occupano della coreografia del movimento e dell'esperienza spaziale", osserva Leeser, che prima di costituire il proprio studio nel 1989 è stato associato nello studio di Peter Eisenman. Il primo schermo in cui i visitatori probabilmente si imbattono è quello che devono attraversare entrando dalla strada. All'ingresso principale le vetrate a piena altezza sono decorate da un motivo a triangoli opachi, cui si sovrappongono vistose scritte dai bordi rosa shocking che tracciano il nome dell'istituzione. Questo velario tipografico è a filo della superficie esterna dell'edificio, in contrasto con le finestre originali profondamente incassate della facciata monumentale storica.

L’ampliamento, innestato sulla parte posteriore dell’edificio originale, è assolutamente geometrico e levigato, e assorbe l’astrattezza dell’immagine filmica nel corpo dell’architettura
L’ingresso su strada semitrasparente, con la decorazione a triangoli e i giganteschi caratteri dai bordi rosa shocking, è il primo schermo in cui si imbatte il visitatore

L'atrio del piano terreno è un ininterrotto spazio bianco-azzurro che prepara i sensi alla successiva immersione ottica totale. In questo snello bozzolo di piani sfalsati e di superfici continue la gamma cromatica fredda e neutra accoglie le tracce di luci e colori abilmente programmati: un suggestivo bagliore azzurro che emana dalle gallerie d'ingresso all'auditorium principale, per esempio, o il rosa caldo del corridoio che conduce alla sala di proiezione ausiliaria. Un'ampia proiezione (15 metri di lunghezza) danza sulla parete inclinata di fronte al banco della biglietteria. Si ha davvero la sensazione che qualunque superficie potrebbe improvvisamente esplodere in colore e immagini.

Una luce piacevole filtra dalla corte, ma gli effetti spaziali dell'atrio sono più spiccati dopo il tramonto. Un soffitto inclinato segna nell'atrio il lato inferiore dell'auditorium adiacente, formando una linea affilata dove incontra l'inclinazione opposta del pavimento. Il fascino di questa zona eterea, appena illuminata da lampade nascoste, non sfugge agli adolescenti, che scorrazzano con passione lungo il piano inclinato. Panche e banconi di Corian, lussuosamente lunghi e monolitici, corredano la biglietteria, lo shop e il caffè. Dentro l'auditorium da 264 posti pareti e soffitto di feltro azzurro avvolgono il pubblico come in una capsula, pronti a trasportarli in un mondo altro.

L’auditorium da 264 posti è un bozzolo luminoso in cui pareti e soffitto sono avvolti nel feltro azzurro. ©Peter Aaron. Courtesy of Museum of the Moving Image

Uno spazio ibrido tra galleria e sala di proiezione, chiamato "anfiteatro", si trova a livello del primo pianerottolo della scala principale. Questo spazio informale, destinato all'esposizione d'arte sia proiettata sia fisica, invita i visitatori a fruire di ogni linguaggio artistico passeggiando per così dire a caso. "Non volevamo un'oscurità assoluta, come in una ambiente sacro, spesso sgradita", spiega Leeser. Al terzo piano un nuovo spazio di 400 metri quadrati, libero da pilastri, è disponibile per mostre a rotazione. La mostra inaugurale, intitolata Real Virtuality: Six Experiments in Art and Technology ("Virtualità reale: sei esperimenti d'arte e di tecnologia"), con opere di Pablo Valbuena e di Bill Viola, dimostra l'ambizione del museo di stare al passo con i linguaggi digitali contemporanei. Del nucleo centrale della collezione di oggetti storici, che occupa ancora la maggior parte dello spazio espositivo, fanno parte come pezzi forti il modello originale della sede direzionale della Tyrell Corp. di Blade Runner e numerosi cinetoscopi, visori tascabili, cineografi d'epoca e altre curiose apparecchiature di proiezione. Varie installazioni interattive permettono ai visitatori di rendersi conto delle oscure arti del doppiaggio, dell'animazione "passo uno" e di altre tecniche di produzione.

L’anfiteatro delle proiezioni video è uno spazio informale destinato alla visione che integra delle panche e una rampa. I visitatori che salgono dalla scala sembrano uscire da uno schermo

Nel ridefinire il Museum of the Moving image lo studio Leeser Architecture gioca d'anticipo sull'incontro tra architettura e media oggi in corso, un campo che promette ulteriori sviluppi degli anni a venire. Il maggior risultato del progetto è la creazione di un portale polivalente: per le collezioni del museo, per le proiezioni quotidiane e come spazio pubblico. Rende attivo l'archivio grazie allo spettacolo vivo della visione partecipata e della cultura comune che un tempo collegava il cinema con la strada.

Dietro la scala principale la sala di proiezione secondaria si affaccia con un vestibolo rosa. A sinistra una proiezione a parte, lunga 15 metri, trasforma in schermo una parete inclinata. ©Peter Aaron. Courtesy of Museum of the Moving Image

Location: 35 Avenue at 37 Street Astoria, New York
Museum Leadership: Rochelle Solvin, Director Herbert S. Schlosser, Chairman of the Board of Trustees
Architect: Thomas Leeser, Leeser Architecture
Project Manager: David Linehan
Design Team: Simon Arnold, Kate Burke, Sofia Castricone, Henry Grosman, Joseph Haberl
Museum Leadership: Rochelle Solvin, Director Herbert S. Schlosser, Chairman of the Board of Trustees
Current Museum Building: 50,000sq ft
Total New Contruction: 47,700sq ft
Indoor: 37,300sq ft
Budget: $67 million

La sala di proiezione da 68 posti, con gli altoparlanti a vista e un rivestimento acustico grigio forellato. Ci si arriva da un corridoio rosa