Ci puoi raccontare come nasce il progetto per la tua installazione Decay of a Dome?
È frutto delle mie ricerche degli ultimi anni. Di recente, ho meditato su tutta una serie di nuovi concetti. I miei lavori hanno spesso influenzato altre opere di architetti cinesi, ma erano sistemi strutturali verticali in cemento, materiale molto pesante. Ho voluto allora fare delle ricerche sull'ambiente costruito tradizionale in Cina e ho scoperto così un sacco di cose interessanti. Per esempio, il piano interrato non esisteva, non si distruggeva il territorio e l'edificio era molto leggero. Gli edifici potevano essere costruiti molto velocemente, ma erano di buona qualità ed erano basati su chiari principi architettonici. Di conseguenza, ho iniziato a fare delle ricerche sulle strutture leggere. Magari diventerà la nuova tendenza dell'architettura cinese. Quest'installazione è il frutto di questa ricerca.
Qual è stata la tua risposta al tema di quest'anno "People Meet in Architecture"?
Non credo che l'architettura sia solamente l'opera stessa, come nel caso di un'opera d'arte, ma è anche il suo processo costruttivo, le persone vivono in bellissime case ma, a parte per gli architetti, non sviluppano mai nessuna conoscenza architettonica, perfino quando hanno l'opportunità durante la fase costruttiva. Allora mi è venuta in mente quest'idea di realizzare questa struttura basata su un chiaro principio e allo stesso tempo molto semplice: un principio e una sola misura di bastoni. È un materiale da costruzione molto piccolo e anche molto comune e diverse persone insieme possono realizzare uno spazio enorme. In particolare questo spazio è di circa quindici metri di circonferenza e approssimativamente quattro in altezza. Forse dieci persone, lavorando insieme, potrebbero completarlo in un giorno. Qui avevamo solamente tre persone a lavorarci su e lo abbiamo finito in soli tre giorni. È un processo molto entusiasmante. Le persone devono lavorare insieme per realizzarlo: questo è il senso dell'architettura. Oggi l'architettura è troppo professionale, c'e troppo disegno digitale. Credo che l'architettura debba tornare alle sue origini.
Hai scelto di usare il legno per questa installazione perché è un materiale da costruzione usato dalla tradizione cinese?
Il legno è un materiale tradizionale dell'architettura cinese e questa struttura è un prototipo architettonico. È una cupola. Nella storia cinese, però, non esistono cupole. È una forma architettonica occidentale ma, quando guardi questa struttura non è per niente occidentale. È molto simile alle strutture architettoniche della tradizione cinese fatte con semplici bastoni di legno e collegati tra loro in modo altrettanto semplice. Questa struttura è più semplice delle tecniche architettoniche cinesi poiché i bastoni non sono legati tra di loro. Questi sono, infatti, disposti semplicemente uno sull'altro e la loro forma rettangolare e la gravità sono sufficienti per tenere insieme tutta la struttura. Ho usato dei ganci da finestra solamente per sicurezza.
Un'altra riflessione è stata sul come mantenere la tradizione in vita. Se si mantengono le tradizioni immutate, queste moriranno. Se semplicemente si copiano, anche in questo caso, moriranno. Il segreto è manipolare la tradizione in modo creativo. Credo che combinare insieme i principi della tradizione e le tecniche moderne sia proprio il modo migliore di mantenere in vita la tradizione. Credo che questo sia molto importante per la nostra esistenza. Dovremmo preservare alcune cose del passato, non solo quelle nuove. È fondamentale farlo.
Invece sembra che la Cina stia prendendo un'altra direzione e stia distruggendo tutto il suo passato…
Questo è vero in particolare per il mio Paese. In Cina, negli ultimi vent'anni abbiamo distrutto più del 90% dei nostri edifici tradizionali in tutte le città, grandi o piccole che siano. È un disastro. Sono fermamente convinto che, se ci dimentichiamo della tradizione, non avremo neppure un futuro. Il futuro non è fatto solamente di scienza e alta tecnologia.
Parlando di riconoscimenti, questo alla Biennale non è il solo. Sei anche appena stato premiato dalla Fondazione Shelling, in Germania…
Il premio è per il mio lavoro degli ultimi dieci anni. Ho ricominciato da zero dopo l'anno 2000. Ho iniziato a meditare sulla situazione in Cina, sulla tradizione cinese e il futuro. Sono rimasto particolarmente colpito dal disastro degli edifici tradizionali che sono stati distrutti ovunque lasciando dietro di sé una grande quantità di macerie. Per questa ragione ho deciso di usare nei miei edifici materiali riciclati, non solo per piccoli esperimenti, ma soprattutto per opere di grande scala: campus scolastici, musei e anche un enorme edificio pubblico. Cerco di far accettare agli altri le mie idee in modo graduale. È molto importante riciclare e usare materiali sostenibili. Un altro aspetto a me caro è la cultura cinese. Dobbiamo pensarci a lungo e intensamente. La cultura popolare non è tutto. In Cina tutto è popolare ma, ma se abbiamo solo questo da offrire, allora credo che la cultura cinese sparirà. Non siamo così lontani da questo disastro. Credo che il sollevare questo dibattito sia la ragione dietro le mie opere e credo che la giuria del premio Shelling lo abbia capito. La Cina è immensa e sta crescendo molto rapidamente così come anche la sua influenza sul resto del mondo. Se non seguiamo la strada giusta, sarà un disastro per tutto il mondo. Dobbiamo pensarci seriamente e agire in fretta. Alcune persone si chiedono quale sia il significato del lavoro di Wang Shu. La mia risposta è che magari non sono perfetto ma in Cina l'impossibile può diventare possibile. Questo è il mio messaggio.
Quali progetti dopo la Biennale?
Dopo, non lo so ancora. Per questa mostra, dopo una conferenza, ho ricevuto una mail che mi chiedeva se ero interessato a parteciparvi e se lo ero di mandargli una breve descrizione della mia idea e degli schizzi. Gli ho mandato entrambe e loro mi hanno risposto che andavano bene e di iniziare a lavorarci sopra immediatamentre. Abbiamo avuto diversi scambi d'idee molto dettagliati e molto precisi. Per esempio, mi hanno detto che avrebbero voluto includere due colonne. Che buona idea! Non sono funzionali alla struttura, ma credo che aggiungano significato a questa mia opera che ho chiamato "Decay of a Dome". C'e un aspetto culturale connesso. La cupola è basata su un principio molto preciso: quando questa raggiungerà una certa altezza, s'inizierà a notare un certo livello di disordine alla sua base. È un concetto molto interessante da un punto di vista culturale perché in Cina non abbiamo problemi ad accettare questo disordine ma l'occidente reagisce in modo del tutto diverso.
Intervista a Wang Shu, Amateur Architecture Studio
Wang Shu, menzione d'onore alla Biennale di Venezia, racconta Decay of a Dome, un ritorno alle origini dell'architettura e alla tradizione in nome della sostenibilità.
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- Elena Sommariva
- 30 agosto 2010
- Venezia