Nel 1955 Alison ha ventisette anni, Peter trentadue. Da
cinque hanno aperto insieme uno studio di architettura, non
appena hanno avuto la possibilità di realizzare, giovanissimi,
la scuola secondaria di Hunstanton. Da quel momento
Alison non è più famosa solo per disegnare e indossare
vestiti eccentrici per sé: l'aver trasmesso nella scuola la
loro personale visione dell'IIT di Chicago di Mies – la cui
monografia americana curata da Philip Johnson nel 1947
hanno comperato per sole quattro sterline – ne ha fatto il
primo e definitivo manifesto dell'atteggiamento sincero e
disincantato del neobrutalismo.
Il concorso di ridisegno urbano a piccola scala al quale
decidono adesso di partecipare è indetto dalla testata The
Economist per ampliare la propria sede nel centro di Londra.
Con la demolizione di fabbricati esistenti e l'ampliamento
del neoclassico edificio in mattoni e pietra del Boodle's Club,
che ha bisogno di ricavare camere per i suoi membri, possono
essere realizzati spazi commerciali, uffici e residenze
organizzati secondo nuove relazioni urbane.
La proposta vincente dei due architetti smonta la perfetta
immagine di un'altra icona miesiana come il Seagram
Building in tre torri isolate, differenti per volume, proporzioni
e destinazione d'uso, più vicine alla scala delle fronti storiche
che prospettano a ovest su St. James's Street. Il sagrato
del grattacielo newyorkese diventa una tranquilla piazza
interna dove la circolazione e i ritmi di veicoli e pedoni sono
sdoppiati e la relazione con l'interno degli edifici è suggerita
dalla continuità della pavimentazione.
L'edificio su quattro livelli della Martins Bank è composto
su un modulo doppio di 3,20 metri e riprende con le alte
finestre del salone al primo piano i caratteri della strada; alle sue spalle, la torre di quattordici
piani degli uffici del giornale, con
gli archivi nel mezzanino e spazi
privati distribuiti da un corridoio
anulare all'ultimo piano, adotta lo
stesso modulo; dietro il Boodle's
Club, ampliato con una sequenza
verticale di bow-window su un
semplice fondale di mattoni rossi,
un edificio residenziale di sette
piani adotta il modulo base di 1,60
metri. Questa modularità comune
nel disegno delle superfici, invenzione
di un riuscito effetto urbano,
è un telaio dagli spigoli smussati di
lesene verticali in pietra e partizioni
orizzontali in metallo grigio.
Peter schizza sopra una
assonometria, deputata a descrivere
le dimensioni dei volumi e la
loro reciproca distanza, segni che
percorrono e meditano i movimenti
nello spazio. Nelle loro parole,
il piano della piazza interna, a
una quota leggermente superiore
rispetto alle strade circostanti,
"offre ai pedoni uno spazio prima
dell'entrata, nel quale c'è tempo
per riordinare le sensazioni, in preparazione
all'ingresso nell'edificio
per visita o per lavoro. La città è
lasciata fuori dal limite del lotto,
ma le viene offerta un'altra sorta di
luogo intermedio che, come avveniva
in passato, molti proprietari
favoriscono più di altri modelli possibili
di circolazione; l'uomo della
strada può scegliere di trovare
la sua via 'segreta' nella città, e
può sviluppare ulteriori sensibilità
urbane, e arricchire il proprio contributo
alla qualità d'uso".
L'attenzione degli Smithson
all'universo degli spazi della città,
documentata nel pannello presentato
due anni prima al CIAM di
Aix-en-Provence con le fotografie
di strada di Nigel Henderson e nella
pubblicazione dei loro studi sulla
struttura urbana, stimola le valenze ambientali di quella che
è stata la prima architettura moderna inglese a essere sottoposta
a vincolo di protezione dal Ministero dell'Ambiente.
Gordon Cullen, autore del libro Townscape, ne disegna i
rapporti tra i volumi delle torri. I materiali e le superfici sposano
poesia e praticità di manutenzione: le lesene delle torri
e la pavimentazione della piazza sono in pietra arenaria di
Portland, ricca di fossili marini, che la pioggia, incanalata
in profili metallici, evita di macchiare.
Con uguale tensione e coerenza i due architetti portano
indifferentemente la loro ricerca nella costruzione di
questo frammento urbano, negli oggetti di uso comune o
nella libertà degli interventi teorici, o ancora nel piccolo
padiglione Upper Lawn costruito poco dopo su muri di fabbrica
del Settecento nella campagna del Wiltshire, per loro
stessi e "dal quale godere le stagioni". La stessa attenzione
fa disegnare i profili dei grandi alberi esistenti attorno a
quella piccola architettura, o annotare a commento di una
foto degli spazi londinesi: "il giorno in cui arrivò l'albero". Nel
1990 Peter dirà: "Quando disegniamo un albero, è un albero…
in ogni caso è l'albero che vorremmo piantare".
Alison in the city
"Uno spazio prima dell'entrata, nel quale c'è tempo per riordinare le sensazioni, in preparazione all'ingresso nell'edificio per visita o per lavoro". Testo Luigi Spinelli. Foto Red Saunders, Archivi Domus.
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- 29 maggio 2008