Inequivocabilmente gli auricolari wireless sono un segno del nostro tempo. Un gioiello funzionale che integriamo nelle divise che scandiscono le nostre diverse attività: al lavoro, l’allenamento, il tempo libero. Servono per ascoltare la musica o un podcast, quando guardi TikTok in metropolitana, per gestire il flusso continuo di messaggi vocali e conversazioni di lavoro su Teams o Zoom. C’è chi li usa come tappi per silenziare il mondo esterno. Permettono di interagire direttamente con chatbot sempre più evoluti grazie all’Intelligenza Artificiale, abbattendo la quota di screen time giornaliero. Sono una armatura minimale che indossiamo per fronteggiare l’entropia nell’età della iper-comunicazione e della notifica a raffica.
Gli auricolari Sony che potresti non togliere mai
I Linkbuds Open sono il nuovo modello disegnato non per isolare chi li usa o filtrare i suoni esterni, ma per aggiungere un layer sonoro quando necessario.
Courtesy Sony
Courtesy Sony
Courtesy Sony
Courtesy Sony
Courtesy Sony
Courtesy Sony
Courtesy Sony
Courtesy Sony
View Article details
- Alessandro Scarano
- 31 ottobre 2024
Sony ha introdotto i primi auricolari “open” due anni fa. I primi Linkbuds avevano la peculiare forma a ciambella che ritroviamo anche nella nuova versione, i Linkbuds Open. In questi due anni, abbiamo visto auricolari “aperti” che si agganciano dietro l’orecchio con un loop (Shokz, Nothing) o come una clip (Bose, Huawei, Xiaomi); Sony è rimasta fedele al fattore di forma originario, con un buco che lascia passare il suono esterno. Non sono dispositivi nati per isolare acusticamente chi li indossa, ma per tenerlo in uno stato di costante “presenza” rispetto al mondo esterno, su cui il suono che riproducono si innesta come un livello aggiunto: una realtà aumentata audio. Idealmente, potresti non toglierli mai. Gli auricolari con cancellazione del rumore simulano questa condizione con la modalità “trasparenza”, che resta però una funziona digitale.
1. Come sono fatti e cosa cambia
I Linkbuds Open hanno un diametro inferiore dell’originale di un paio di millimetri e calzano meglio in orecchie piccole; un cappuccio in gomma con un elemento morbido a pinna li rende più stabili quando indossati. La scatoletta di ricarica è leggermente più piccola della precedente, quasi un cubetto. Pesano qualcosina di più, ma hanno una batteria che ora dura “il giusto”: più di 8 ore di ascolto contro 5 e mezza e quattro ore abbondanti di conversazione. In sintesi, puoi indossarli tutto il giorno e non dovrebbero risultare scomodi o scaricarsi. Un nuovo driver da 11mm ad anello e il processore proprietario V2 fanno suonare i Linkbuds decisamente meglio rispetto alle precedenti.
Sony ha fatto anche un ottimo lavoro sui colori. I Linkbuds Open vengono venduti nell’ovvia opzione bianca e nera, più quelli viola dell’edizione Olivia Rodrigo. Ma c’è una ampia scelta tra delicati colori pastello per la skin di gomma che protegge gli auricolari e quella della custodia. Sono allegri, sono belli. Si possono combinare tra di loro inventando disparati accostamenti. Sono “open” anche nel linguaggio.
2. Open e intelligenti
I Linkbuds Open godono di un comparto software evolutissimo, che si gestisce attraverso la nuova app SoundConnect, con cui Sony ha cercato di mettere un po’ di ordine nel labirinto di opzioni dei suoi dispositivi audio. Troviamo un assistente vocale per controlalre la musica (“hey headphones”, per ora in inglese, cinese e giapponese), ma anche una strana opzione che permette di aggiustare l’audio dei Linkbuds Open come se li usassi in un bar o in una zona living; c’è il multi-point per connettere le cuffiette a due dispositivi in contemporanea tra cui switchare, per esempio smartphone e pc (operazione che alle volte non ci è riuscita in modo esattamente smooth, bisogna dire). C’è il chat-to-speak, che silenzia gli auricolari quando si inizia a parlare, c’è il tasto che accende in automatico un servizio musicale, tra cui Endel, la app che crea suoni per rilassarsi o essere più produttivi.
I Linkbuds Open hanno una opzione “adattativa” che alza e abbassa il volume del suono automaticamente, anche se per ora non sembra funzionare alla perfezione. E poi l’equalizzatore che tornerà utile perché alcune recensioni lamentano un suono più “cupo” rispetto al modello precedente, con una certa enfasi sul basso; quello del bilanciamento dei livelli Sony out of the box che non piace a tutti è un discorso già visto, del resto. L’elenco di tutte le possibili personalizzazioni potrebbe durare a lungo: del resto, in questa app si concentrano anni di lavoro sull’esperienza utente da parte di uno dei più rilevanti brand audio del mondo.
3. Gli auricolari “always on”
Ma a cosa servono i Linkbuds Open? Di certo, non per isolarsi in un caffè o per ascoltare il nuovo disco dei Godspeed You Black Emperor in metropolitana, o il tuo preferito di Herbie Hancock, o qualsiasi cosa richieda attenzione per il dettaglio in mezzo al traffico: per queste attività serviranno un paio di auricolari con cancellazione del rumore - come la serie Wh-1000x di Sony, tra le migliori in circolazione, o un buon paio di cuffie, che se comode possono essere usate anche senza togliere i Linkbuds dalle orecchie.
I Linkbuds Open risultano perfetti quando vai in bici o ti stai allenando e preferisci sentire cosa sta succedendo intorno a te; il design senza stanghetta abbatte anche la possibilità di perderli accidentalmente sui mezzi pubblici o per strada; vanno bene per ascoltare podcast e per conversare attraverso messaggi vocali, oppure per le chiamate, tanto oramai ci siamo tutti accorti che se attivi la cancellazione del rumore da un luogo affollato la tua voce verrà distorta in maniera spesso incomprensibile: meglio un paio di auricolari direttamente “open”.
Durata della batteria, qualità dell’audio (nel silenzio poi la resa è fantastica), connessione multipoint e quella sensazione di non averli neanche indosso sono tutti fattori che concorrono alla riuscita dei Linkbuds Open: ti dimentichi di averli su e si attivano quando servono. I Linkbuds Open sono gli auricolari perfetti da indossare tutto il giorno., per evitare di usare l’altoparlante dello smartphone in pubblico o continuare a infilare-sfilare gli auricolari anc. Come pensavamo già all’uscita dei primi Linkbuds, e con questo modello ancora di più, questi auricolari rappresentano non soltanto un design utile ai nostri giorni, ma una finestra su un futuro in cui probabilmente saremo ancora più connessi via audio, sostanzialmente “cablati” alle app mediante dispositivi sempre più leggeri e meno invadenti.