Belli? Brutti? Forse sono categorie che neanche si dovrebbero applicare a un paio di auricolari. Di sicuro, gli ear (1), primo prodotto di Nothing, la nuova azienda dell’ex cofondatore di OnePlus Carl Pei, sono diversi. Ripartono dagli AirPods, e dai mille cloni che hanno generato, scoperchiandone l’estetica space age, quel guscio anonimo bianco uniforme, per mettere in vetrina preziosi dettagli interni, i microfoni, i sensori touch, circuiti, magneti. La voce è che l’assemblaggio degli ear (1) sia talmente complesso che molti stabilimenti in Cina abbiano rimbalzato la startup, quando Carl Pei ha bussato alla loro porta.
Nothing ear (1), gli auricolari che volevano essere diversi
Il debutto della startup mette insieme un’estetica disruptive con un po’ della filosofia originale OnePlus.
View Article details
- Alessandro Scarano
- 29 settembre 2021
Un punto rosso e uno bianco distinguono il destro dal sinistro. Qualcosa di simile si ripete nella scatolina di ricarica, nella quale si alternano superfici bianche stondate e trasparenze, tanto da farla sembrare una base lunare miniaturizzata. Piccolissime scritte danno un tocco ancora più space tech al tutto.
Prima di uscire sul mercato con questa versione, e sempre in collaborazione con Teenage Engineering, l’azienda audio svizzera che unisce grande qualità del suono a un immaginario hyper-nerdizzato, Nothing aveva lanciato un concept di auricolari dalle forme sicuramente più disruptive e probabilmente più eleganti, una capsula dalle forme che potevano vagamente ricordare quelle di una chiocciola, con uno stelo accorciato che si evolveva armonicamente in cilindro.
Con Nothing, Carl Pei ha in qualche modo riesumato la missione originale di OnePlus – prima che il brand si trasformasse in una sofisticata alternativa da nerd a nomi più blasonati – calando sul mercato un prodotto disruptive che possa fare concorrenza con i flagship, molto meno costoso, il più possibile diverso, forte dei suoi difetti e così curato da diventare un cult tra gli appassionati.
Indubbiamente le ear (1) hanno fascino da vendere, conferito dall’estetica particolarissima, da performance di suono in fin dei conti inattese per un costo che si aggira intorno ai 100 euro, e da una immagine coordinata che è forse la cosa migliore messa finora sul piatto da Nothing – che ha uno dei loghi più belli della consumer electronics, diciamolo una volta per tutte.
D’altro canto qualche difetto c’è e si fa sentire: durante una prova di qualche settimana, mi è successo spesso che l’auricolare sinistro non si caricasse; associare gli auricolari a più dispositivi è un inferno; le opzioni di personalizzazione sono davvero poche e la custodia è forse esageratamente grande. La cancellazione del rumore è passabile, ma non isola mai completamente nel traffico o sui mezzi pubblici. Al di là di questo, le ear (1) sono diverse, fresche, e gli aggiornamenti software le stanno migliorando mese dopo mese, dopo il lancio di luglio. Non sono i migliori auricolari in circolazione, forse neanche i più convenienti, di sicuro sono abbastanza diversi da aprire ad altre novità in un mercato dove quasi tutto sembra la copia della copia della copia di qualcosa di suo già copiato.
All images are courtesy of Nothing. This review is based on a sample provided by the company.